The Mule – Il Corriere: recensione sull’ultimo film di Clint Eastwood

Clint Eastwood torna sul grande schermo a dire la sua, in grande stile, tra fiori e cocaina.

Prima di iniziare la recensione, vediamo insieme di cosa parla questo film: Earl Stone è un anziano signore di circa 80 anni rimasto solo e al verde, costretto ad affrontare la chiusura anticipata della sua impresa, quando gli viene offerto un lavoro per cui è richiesta la sola abilità di saper guidare un’auto. Earl è ignaro di aver appena accettato di diventare un corriere della droga di un cartello messicano. Il suo carico diventa di volta in volta più grande essendo bravo nel suo mestiere, per questo motivo gli viene assegnato un assistente. Nonostante i suoi problemi finanziari appartengano al passato, sorge un altro problema: Earl è finito nel radar dell’efficiente agente della DEA Colin Bates. Earl scopre che è seguito da Bates, ma molto probabilmente a tenerlo d’occhio è anche qualcuno del cartello stesso.

Come anticipato, il ritorno di Clint Eastwood è in grande stile. Grande stile che viene spiegato da pochi semplici punti, qui di seguito elencati, che verranno poi analizzati:

  • la storia
  • Clint Eastwood atipico
  • La musica
  • La realtà della famiglia
  • Altri e accessori

Or bene, andiamo ora a sviscerare ogni punto.

La storia: la storia, come visto dalla sinossi, sembra interessante, ed a tratti eccentrica. Come può un signore di quasi novant’anni trasportare kg di cocaina per il paese? Il film è ispirato ad una storia vera. Il film è basato sulla storia di Leo Sharp, un veterano della seconda guerra mondiale che negli anni 80 divenne uno spacciatore ed un corriere di droga per il cartello di Sinaloa (famosa per Joaquín Archi Guzmán Loera, conosciuto come El Chapo).
Questa storia venne raccontata dal giornalista Sam Dolnick nell’articolo del NYT the Sinaloa Cartel’s 90-Year-Old Drug Mule, mentre sullo schermo, Clint Eastwood interpreta un reduce dalla guerra in Corea. Ma il fulcro della storia, nonostante sia lasciato quasi in maniera marginale, è il rapporto con la famiglia.

Clint Eastwood atipico: dimenticate il Clint arrabbiato ed iracondo con il mondo, dallo sguardo nazista e glaciale, qui abbiamo un rovesciamento della medaglia del suo stereotipo: il protagonista è un gaudente anziano che ama stare al centro dell’attenzione, ridere e scherzare con tutti, e ove possibile intrattenersi con donne dai facili costumi. Totalmente dedito al lavoro, il suo rimpianto, ovvero il poco tempo passato in famiglia che lo ha portato a farsi allontanare da tutti, non sfoga questo sentimento nel rancore, ma nell’accettazione silente.
Ma non solo: in questo film si ride anche, con delle battute genuine, perché pronunciate da una persona anziana che si lamenta dei telefoni, non conosce la tecnologia, non sa mandare sms, e non conosce nulla oltre al suo mondo. Sfocia anche in un razzismo “buono”, ovvero usando alcune parole (negro, mangiafagioli, ecc…) in maniera talmente genuina ed innocente, che sembra quasi un bambino che non si rende conto di quello che dice. Rendendo tutto il più vero possibile. Genuinità che viene apprezzata anche da personaggi improbabili come Laton, il boss del crimine interpretato da Andy Garcia.

La musica: molte scene mostrano il viaggio del protagonista verso le mete di scambio, in cui passa il tempo a cantare canzoni d’epoca. Per quanto non siano canzoni intramontabili, o stupende, sono funzionali ed importantissime per godere della caratterizzazione del personaggio.

La realtà della famiglia: ed ecco al punto per me più importante:
Il protagonista ha passato la vita a lavorare, non seguendo minimamente la famiglia, e perdendosi molti avvenimenti importanti, tra cui il matrimonio della figlia, preferendo partecipare ad una convention sui fiori – dove vince un premio, e continuando a bere con tutti gli altri partecipanti. E questa scena ci mostra fin da subito dove vuole andare a parare il film, che riassumerò con uno scambio di battute

“Tutti ti hanno conosciuto il tuo lato divertente, Earl, mentre la nostra famiglia ha conosciuto l’uomo che non vedeva l’ora di uscire di casa”

A prima vista questo potrebbe sembrare quasi un disinteresse, ma approfondendo con un ragionamento, si può andare oltre: Earl è pentito di questo suo comportamento. Ma lo ha sempre quasi giustificato, come se fosse a fin di bene. Lavorare per mantenere la famiglia, al costo della famiglia stessa.

“La famiglia è la cosa più importante. Non fate come me: ho anteposto il lavoro alla famiglia”

Il fatto che Earl se ne renda conto, ci mostra altre due chiavi di lettura: la possibilità che non tutti siano realmente adatti ad avere una famiglia, e su questo non c’è nulla di male, e la possibilità di capire una mentalità diversa: nella mente di Earl, essere presente in famiglia significa aiutare, dare una mano, iniziando per esempio a pagare il matrimonio di Ginny, la nipote. Non è che non concepisce il fatto che la presenza sia più importante, solo che mette in primo piano il bisogno che potrebbe dare, e quindi la sua volontà di aiutare lo porta lontano dalle persone che lo desiderano accanto.
A questo va aggiunto il carattere di Earl, che trova facilità nel fare amicizia con degli estranei invece di mantenere delle relazioni con i suoi parenti, affezionandosi veramente, come si vedrà nel rapporto d’amicizia che si creerà con alcuni membri del cartello, tra cui Julio, interpretato da Ignacio Serricchio.

Altri e accessori: ovvero alcuni brevi commenti per concludere la recensione. Ci troviamo davanti ad un film che ci porta moltissimi bravi attori, tra cui il già citato Serricchio e Michael Peña che vengono accostati però vicino ad attori di calibro importante come Bradley Cooper, Laurence Fishburne e Andy Garcia. Il problema dove sta? Bradley Cooper come sempre si dimostra eccellente nel suo ruolo di coprotagonista, non risultando mai invasivo, equilibrandosi bene con Clint Eastwood. Il punto negativo però sono Fishburne e Garcia: il primo compare veramente poco, ma almeno fa il suo unico bene, ovvero il direttore della D.E.A., mentre Garcia viene relegato in un ruolo in cui si limita semplicemente a sparare al piattello e ballare con ragazze mezze nude, un ruolo quasi sprecato per un grandissimo attore dotato di enorme carisma come lui.

CONCLUSIONI: Sperando che viva in eterno, The Mule, prodotta dalla Warner Bros, potrebbe rappresentare una sorta di testamento per una delle icone del cinema Statunitense, sia a livello attoriale che a livello registico.

VOTO FINALE: 7

SCHEDA FILM

  • USCITA: 7/02/2019
  • GENERE: Drammatico
  • REGIA: Clint Eastwood
  • DURATA: 116 minuti
  • SCENEGGIATURA: Clint Eastwood
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