The King’s Man – Le origini racconta la nascita della Kingsman, l’agenzia segreta di intelligence che esce da una sartoria di Saville Row a Londra. Le radici risalgono alla Prima Guerra Mondiale in Gran Bretagna. Quando i peggiori tiranni e criminali mettono insieme le forze per dare vita alla Grande Guerra, un uomo affronta una lotta contro il tempo per riuscire a bloccarli. A lavorare dietro le quinte per manipolare il presidente degli Stati Uniti W. Wilson (Ian Kelly), il re Giorgio V d’Inghilterra, lo zar Nicola di Russia e il Kaiser tedesco Guglielmo II (gli ultimi tre cugini nella vita reale e tutti interpretati da Tom Hollander) è il pacifista, completamente immaginario, Duca di Oxford (Ralph Fiennes). Ad aiutarlo ci sono suo figlio Conrad (Harris Dickinson) e due fedeli subalterni: Shola (Djimon Hounsou) e Polly (Gemma Arterton).
The King’s Man – Le origini, scritto da Vaughn e Karl Gajdusek, postula una teoria revisionista sulle cause del conflitto globale, che inizia, in questo caso, solo con l’assassinio nel 1914 dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria (Ron Cook) da parte del serbo bosniaco Gavrilo Princip (Joel Basman). In questo racconto, Princip è semplicemente una pedina all’interno di un oscuro piano architettato da criminali globali. L’impostazione storica di questo prequel elimina l’elemento essenziale delle precedenti storie di Kingsman: la tensione tra una tradizionale concezione abbottonata della britishness e la realtà contemporanea dell’abbigliamento e del linguaggio di strada. Il punto forte, soprattutto di Kingsman: Secret Service, erano i continui richiami parodizzanti alla figura classica di James Bond. Questo terzo capitolo prova a sostituire ciò con un atteggiamento giocoso nei confronti della storia. La revisione storica, seppur interessante, non permette al film di raggiungere le vette di intrattenimento e comicità dei predecessori.
Vaughn ha il merito di non rendere mai banale la guerra stessa. Cosciente di quanto il periodo storico in cui è ambientato meriti il giusto rispetto, mostra molte scene direttamente attraverso gli occhi dei soldati al fronte. I giovani sono impegnati in una estenuante guerra di trincea a pochi metri dal nemico e queste scene sono rese con lo stesso realismo e spietatezza di 1917 di Sam Mendes.
Ovviamente la fedeltà storica non è l’obiettivo del film, pensato piuttosto per divertire e intrattenere. Il problema è che la pellicola delude anche in quelli che dovrebbero essere i punti forti del franchise. Ad eccezione di una lunga sequenza di combattimento contro Rasputin, che mescola coreografia di danza e combattimento, le sequenze d’azione sono prevedibili e poco coinvolgenti. Inoltre, i dialoghi non hanno la stessa comicità né la stessa acutezza dei capitoli precedenti nel sovvertire i canoni del genere spionistico.
The King’s Man – Le Origini è un film che va visto per quello che è, ovvero semplice intrattenimento, senza stare a soffermarsi troppo sulla veridicità dei fatti o delle azioni che i vari personaggi eseguono sullo schermo, ma lasciandosi trascinare dalle avventure dei suoi protagonisti e dei suoi stravaganti nemici.