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THE DIVISION: QUANDO LA SOCIETÀ CROLLA INTERVENIAMO NOI!
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Il nome di Tom Clancy è da sempre una garanzia di ottime storie fantapolitiche e di spionaggio; il compianto autore americano ha saputo sempre creare impianti narrativi tali da coinvolgere il lettore, grazie al suo intuito che, partendo da aspetti reali e comuni della vita sociale, si è spinto nei meandri dei poteri nascosti nelle stanze dei bottoni e degli operativi che agiscono nell’ombra. Dalla penna di Clancy sono nati personaggi come Jack Ryan, John Clark e Domingo Ding Chavez, che dalle pagine dei libri sono passati al mondo del cinema (Jack Ryan è il protagonista del ciclo iniziato con Caccia ad Ottobre Rosso, interpretato prima da Alec Baldwin, Harrison Ford, Ben Affleck e ultimamente da Chris Pine) e, soprattutto, ai videogames, grazie allo stupendo gioco di Rainbow Six.
Sempre sotto l’ala protettiva del nome di Tom Clancy è uscito ieri Tom Clancy’s The Division, il nuovo gioco di Ubisoft che porta il giocatore in una New York futura (ma non troppo) piegata da una crisi senza precedenti!
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SE UN GIOCO SI FREGIA DEL NOME DI TOM CLANCY DEVE OFFRIRE UNA TRAMA DA BLOCKBUSTER, E THE DIVISION HA TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER OFFRIRCI UNA GRANDE STORIA!
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Stando alla storia di The Division, New York è caduta vittima di un attacco alla propria struttura sociale, effettuato mediante un virus che si è diffuso anche in altre parti del mondo. Questa emergenza non ha lasciato scampo al governo americano, che è riuscito solo a correre ai ripari in ritardo, condannando New York a vivere in una situazione di anarchia e emergenza continua. Le normali strutture di comando e controllo sono crollate, gli sciacalli e la feccia della città sono riusciti a prendere il sopravvento e dominare larghe porzioni della città, senza che le ridotte forze di polizia potessero ostacolarli.
In questo panorama desolato, l’ultima spiaggia è stata quella di attivare il protocollo Division; dando l’ordine di attivazione, le autorità rimaste ai vertici hanno risvegliato degli agenti dormienti, ovvero persone apparentemente comuni che, pur vivendo una tranquilla esistenza al di là di ogni sospetto, hanno in realtà competenze e conoscenze militari e tecnologiche tali da poter essere l’ultima linea di difesa in una situazione così disperata.
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The Division inizia presentandoci questa organizzazione di operativi con un filmato che alterna scene reali ad altre ideate ad hoc, ma che hanno comunque un forte impatto emotivo, che creano nello spettatore (nonchè futuro agente!) una empatia e una curiosità davvero forti! Insomma, il DNA di Tom Clancy si sente, bisogna dare atto a Ubisoft e al team di Massive Entertainment di avere rappresentato lo stile narrativo dell’autore americano! L’idea stessa di optare per il denaro come il mezzo di diffusione della malattia che ha messo in ginocchio la società è stimolante e preoccupantemente realistica; l’intero gioco è frutto di una sceneggiatura che mira a mostrare quanta più realtà possibile nella storia, sia negli aspetti della poca interazione civile rimasta che nella scenografia in cui ci muoveremo!
Ma The Division è un videogame, quindi analizziamo i dettagli che saltano subito all’occhio.
Durante le nostre prime ore di gioco abbiamo notato come il comparto grafico sia davvero mozzafiato! Ricostruire una metropoli come New York è stata un’impresa titanica; il realismo è impressionante, la desolazione della Grande Mela post-apocalisse è impressionante, i dettagli degli edifici è davvero ben fatto. L’aspetto che più mi ha colpito è però l’impatto del clima, che si presenta come un silenzioso compagno durante le nostre avventure.
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Essendo alla prima esperienza con The Division, non abbiamo ancora una grande visione del gameplay, anche se qualche piccolo dettaglio abbiamo avuto modo di notarlo.
Anzitutto i comandi sono ottimi e vari, adatti alla tipologia di gioco che, per quanto realistico, non ha comunque la pretesa di presentarsi come un simulatore di agente speciali; le azioni e le skill disponibili, l’avanzamento del nostro personaggio all’interno di tre rami di specializzazione (Medical, Tech e Secutity) fanno avvicinare il titolo di Ubisoft più al mondo degli MMO. Questo non deve essere visto come un male, ma è una spia di allarme per chi sta cercando un titolo simulativo (appassionati di Operation Flashpoint ed Armed Assault, girate al largo!); la natura di The Division è quella di un coop game, in cui oltre alla nostra avventura in singolo ci si possa avventurare per instances con altri operativi. Ubisoft ha scelto di tentare la strada dell’interattività totale, mettendo i giocatori in contatto fra loro per spingerli a collaborare e raggiungere il medesimo fine; come obiettivo è da apprezzare, ma la vera sfida è vedere se l’utenza accoglierà questa impostazione o meno.
L’apparente rovescio della medaglia è che il combattimento non sarà particolarmente realistico, proprio per la natura da MMO del titolo; non sperate che un headshot sia il colpo mortale che elimini il nemico, ogni colpo avrà un punteggio che verrà sottratto ai punti vita dei nemici, senza causare morti immediate. Inizialmente ho un po’ storto il naso per questo dettaglio, ma, inserito nella dinamica e nello spirito di The Division, ho accettato questa caratteristica necessaria per un buon gameplay.
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Per avere una recensione più dettagliata e precisa, dovete pazientare qualche giorno, in modo da poter torchiare per bene The Division e scoprirne tutti i segreti. Ora vi chiedo scusa, ma il mio segnalatore mi sta avvisando che mi hanno assegnato una nuova missione e i newyorkesi hanno bisogno di me… ci vediamo a New York, operativi!
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- RILASCIATO: 08.03.2016
- GENERE: FPS/MMO
- SVILUPPATORE: Massive Entertainment
- PUBLISHER: UBISOFT
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