Abbandonato sul pianeta Titano e privato dei suoi poteri, Thanos si ritrova a lottare per la sopravvivenza e con la malattia che lo sta uccidendo: la sua unica speranza è riposta nella Cava degli Dei, un misterioso luogo ai confini dell’universo il quale potrebbe ridargli i suoi poteri.
Jeff Lemire (Black Hammer, Descender, Moon Knight) prosegue sulla strada tracciata nei precedenti numeri, e dopo aver portato Thanos sul fondo del baratro lo porta a risalire, dimostrando come il titano pazzo si piega, ma non si spezza.
Ai disegni non troviamo più Mike Deodato Jr. bensì German Peralta, un disegnatore alle prime armi che si ritrova a dover sostenere un’inevitabile confronto col precedente autore, uscendone sconfitto.
Difatti, nonostante il suo tratto risulti comunque gradevole e ben si confà alle atmosfere della storia, non è dotato di una riconoscibilità come quello di Deodato Jr che era riuscito a raffigurare Thanos in un modo unico e molto soddisfacente per il lettore, donando inoltre alle ambientazioni un look molto accattivante e “tagliente”, a differenza di Peralta che ha utilizzato linee morbide e più anonime.
Anche la costruzione delle tavole è molto semplice e priva di spunti creativi interessanti; buona invece la colorazione, che esalta le fonti di luce magiche e rende bene l’idea di oscurità in luoghi più tetri.
Tornando alla storia, si assiste ad un cambio di status-quo dove Eros (fratello di Thanos), Nebula (figlia di Thanos) e Tryco (che nei precedenti numeri si erano schierati contro il titano) chiederanno aiuto a Thanos per fermare suo figlio Thane, controllato come un burattino da Lady Morte e divenuto pressoché inarrestabile grazie alla forza Fenice.
L’autore sfrutta l’occasione per mostrare il rapporto padre-figlio, pieno di odio a causa del modo in cui Thanos ha trattato il figlio nella saga Infinity (Jonathan Hickman) e che culminerà in una resa dei conti tanto classica quanto epica.
Per quanto concerne la caratterizzazione del protagonista, Lemire utilizza la Cava degli Dei per inserirlo in un contesto molto particolare dove è addirittura il leader degli Avengers: ciò non porta nulla di nuovo al personaggio, che si dimostra come sempre dotato di una grande intelligenza e forza di volontà: peccato, l’occasione poteva essere sfruttata meglio.
Onde evitare spoiler, eviteremo di approfondire ulteriormente la trama, ma è innegabile il fatto che questa serie non risulti la migliore delle opere di Jeff Lemire.
La sceneggiatura è molto semplice e priva di colpi di scena, i dialoghi non brillano mai davvero e la psiche di Thanos poteva essere approfondita meglio.