Sword Art Online è un’opera che è stata molto controversa a livello di fan del Sol Levante, per un semplice motivo: l’opinione è divisa a metà tra chi sostiene che è un’opera povera…da “giappo-minchia” e chi invece la difende a spada tratta, come fosse la nuova Bibbia giunta al mondo. Come ho già detto in altri pezzi e sottolineato nel fantastico mondo dei manga (parte 1, parte 2 e parte 3) gli estremismi non mi piacciono, quindi cerchiamo di analizzare al meglio le due posizioni, approfondendo l’opera. Intanto come ogni buona recensione facciamone un riassunto della trama.
Sword Art Online (SAO) è un gioco di ruolo sviluppato per realtà virtuale, online e multigiocatore di massa (VRMMORPG) che viene commercializzato nell’anno 2022. Per giocare basta un NerveGear, un casco che stimola i cinque sensi, di chi lo indossa, tramite una sorta di manipolazione del cervello, chi gioca può così impersonare e controllare il suo avatar direttamente usando la mente. Kazuto “Kirito” Kirigaya è uno dei 1.000 beta tester che è stato scelto per provare il gioco in anteprima. Ok ok, non è granché ma chi segue le mie recensioni sa che odio ogni minimo spoiler, ritengo che altri dettagli possano rovinare il gusto di scoprire anche i vari incipit, della trama. La spiegazione dei dettagli in-game è una scena da gustare in diretta e non da leggere in una recensione.
La prima cosa che bisogna dire su Sword Art Online è che: non si tratta di manga. Già, sebbene tutti si riempiano la bocca di belle parole su SAO, nasce come “light novel” scritta da Reki Kawahara due mesi dopo il suo primo lavoro: “Accel World”. Kawahara però, scrisse il volume n°1 della serie, nel 2002 perché avrebbe dovuto presentarlo al Premio Dengeki sponsorizzato dalla ASCII Media Works. Il problema fu, effettivamente, una stupidaggine infatti Kawahara aveva superato il limite massimo di pagine che era concesso dalla gara, quindi decise di cambiare il suo progetto e consegnò l’opera alla rete usando uno pseudonimo: Kunori Fumio. Decise di rifarsi e nel 2008 tornò alla carica con un’altra “light novel”: “Accel World”. Questa volta ha successo e vince con un tripudio di critica l’ambito premio letterario Grand Prize. Da questo successo l’ASCII Media Works chiese a Kuwahara di pubblicare anche il suo lavoro precedentemente scartato, Sword Art Online. L’autore chiaramente accettò di buon grado l’offerta e cancellò le versioni digitali che erano state pubblicate sul suo sito. Questo è il motivo per cui Accel World risulta pubblicato prima di SAO, anche se precedente di parecchi anni. Nel 10 aprile 2009 ha avuto inizio la pubblicazione dei vari volumi, i disegni sono stati affidati ad abec, il 10 agosto 2016 è uscito il 18° volume: “Alicization Lasting”. Parallelamente sono uscite un’altra serie chiamata “Sword Art Online Progressive” in cui avremo Kirito, il protagonista, alle prese coi primi piani di Aincrad, iniziata il 10 ottobre 2012. In data 10 dicembre 2014 ha avuto inizio anche una serie di light novel intitolata “Sword Art Online Alternative”. Se parliamo di manga invece dobbiamo essere chiari, infatti esistono 9 adattamenti manga di diversa natura e sono i seguenti:
- Sword Art Online: Aincrad.
- Sword Art Online, senza sotto titoli che però risulta essere di genere comico.
- Sword Art Online: Fairy Dance.
- Sword Art Online: Girls Ops, che è classificato come spin-off.
- Sword Art Online Progressive, che è l’adattamento manga del sopra citato.
- Sword Art Online: Phantom Bullet, serializzato successivamente in digitale online.
- Sword Art Online: Calibur, a volume unico.
- Sword Art Online: Mother’s Rosario.
- Sword Art Online: Gun Gale Online.
Sword Art Online ha riscosso un successo a livello planetario indiscutibile, la diffusione delle Light Novel sono state fatte in diversi paesi asiatici: Taiwan, Cina, Corea del Sud (per ovvi motivi non del Nord) Thailandia, Giappone e in minor parte in Mongolia e in India, SAO ha trovato largo spazio anche oltre oceano: Canada, USA e UK hanno accolto i volumi con un ritorno di vendite da capogiro. In tutti questi paesi sono state stampate e vendute poco più di 17 milioni di copie, cifra veramente importante visto che parliamo di light novel e non di manga in senso schietto.
Altro riconoscimento va dato alla serie anime che è stata molto discussa e travagliata, la critica per quanto riguarda la prima serie si è spaccata a metà, una parte ha osannato la capacità di addentrarsi nell’approccio psicologico che i personaggi hanno nei confronti della realtà virtuale. L’altra metà ha pesantemente criticato il ritmo della serie e la flemma dei personaggi. Le recensioni positive sono dovute alla capacità di Kawahara di esplorare gli aspetti psicologici delle realtà virtuali, quelle negative al ritmo dell’arco narrativo (che infatti si sviluppa in anni) e alla tipologia di scrittura dei dialoghi (soprattutto tra i protagonisti).
“ANCHE SE FOSSI SCONFITTA E MORISSI, QUESTO GIOCO E QUESTO MONDO NON VINCERANNO MAI CONTRO DI ME”
Personalmente ritengo che i punti di forza siano 2: lo scorrere del tempo e la “maturità” con cui vengono affrontati alcuni temi, il collante di queste due cose è sicuramente la cura per la psicologia dei personaggi. Il tempo scorre, ma scorre veramente! Non è una di quelle Novel in cui passano 2 o 3 giorni e tu vedi gli eventi di quello span temporale, per poi ritrovarti in altri 2 o 3 giorni di distanza dal primo racconto con un’altra vicissitudine. Sword Art Online fa letteralmente scorrere anni, i personaggi maturano, crescono e si evolvono. In questo vortice di maturazione interiore ed esteriore, Kirito e Asuna, si troveranno ad affrontare problemi morali veri in un mondo finto. Cioè i protagonisti non stanno li a dire <<wow siamo qui soli amiamoci!>> oppure <<non torniamo nel mondo reale qua è tutto figo, sconfiggiamo il boss e viviamo felici e contenti per sempre qui>>. Per chi ha gustato le novel pubblicate, ma anche chi ha approfondito la natura dell’anime, non limitandosi a dire <<wow ci sono le spade!!>> ha sicuramente notato il dilemma atroce che aleggia su Kirito e Asuna: provano qualcosa di vero l’uno per l’altra o è tutto virtuale? In quel mondo virtuale cosa li rende umani? E che cavolo è dunque l’amore? La risposta più facile (che anche a me è passata in testa) sarebbe quella di sconfiggere il boss del piano ed essere liberi per tornare nelle cose “reali”. Però è tangibile l’angoscia di chi non sa che effetti possa aver avuto lo stato comatoso sui loro corpi reali, saranno ancora “utilizzabili”? Potranno risvegliarsi davvero o sono dei corpi “morti? Cioè stiamo parlando di un approfondimento psicologico potentissimo, un’immersione nell’io profondo dei protagonisti, che ci dovrebbe smuovere degli interrogativi su questo futuro che si prospetta e in senso più ampio sulla veridicità delle relazioni e delle emozioni che quotidianamente si provano.
“HAI VOGLIA DI FARMI ARRABBIARE? QUESTO POSTO SARÁ ANCHE FITTIZIO, MA I MIEI SENTIMENTI SONO REALI…SE DOVESSIMO TORNARE NEL NOSTRO MONDO, RIUSCIRÒ A RITROVARTI, E SONO CERTA CHE MI INNAMORERÒ DI TE…ANCORA UNA VOLTA.”
(Spero non sia troppo spoiler) La storia tra Asuna e Kirito non è un’amore banalizzato, non vi è un amore costruito senza una motivazione, senza un perchè che muove i due. La loro relazione matura giorno dopo giorno, si scoprono l’un l’altro nella quotidianità: paure, gioie, punti deboli, forze, speranze, aspettative e tutte quelle piccolezze che portano due adolescenti ad innamorarsi. Questa è la forza più grande dell’opera, ma nessuno ne parla e in pochi identificano il perchè. Ma è molto semplice è una “light novel”, non mi stancherò mai di ripeterlo, questo genere è per lo più sviluppato intorno alle emozioni ai sentimenti, alle percezioni dei protagonisti che arrivano al lettore con più forza e profondità rispetto ai manga, non è uno shonen, non è uno shojo è un’opera diversa, che ha la possibilità di esplorare quelle cose che non concernono la natura dei manga in senso stretto (ci sono comunque molte eccezioni). La rovina dell’opera anime è stata data dall’inserimento di fan service non necessario e non presente nell’opera originale, questo viene attribuito alla volontà degli autori di far contenti gli otaku di turno. Ma è stato uno dei pochi (ne conosco altri due o tre massimo) anime per cui i fan si sono rivoltati per il troppo fan service aggiunto a forza. Altra nota dolente è stata la seconda parte della serie. L’anime infatti è diviso in 25 episodi, i primi 13 molto veloci con una battaglia finale altrettanto rapida, gli altri troppo tirati verso il sopra citato fan service e un pò privi di contenuto profondo che invece spadroneggia nella prima metà della serie (non posso aggiungere tanto il rischio spoiler è altissimo).