Le guerre non sono fatte solamente di battaglie, ma anche di azioni di intelligence, volte, in certi casi , a ribaltare completamente il fronte della guerra stessa. E chi compie queste azioni sono le spie. Questo è il filo conduttore di questo volume che raccoglie 6 episodi presi dalla serie Star Wars: Empire e riproposti nella collana Legends edita da Gazzetta dello Sport – Corriere della Sera in collaborazione con Panini. Collana che, come certamente saprete a seguito dell’annuncio dato a Lucca, prosegue fino al numero 90, visto il suo successo (eh si! preparatevi a continuar a tirar fuori lo vile denaro…). Da sottolineare il fatto che quest’arco narrativo, che inizia con un numero a sè stante funzionante come prologo, è inedito in Italia, quindi ancora un plauso va a Panini per lo sforzo che sta facendo a proporci storie inedite oppure edite ma ormai non ristampate da tempo e molto ricercate.
Il volume si apre con un prologo che prende il nome di Ufficiale modello. Siamo otto mesi dopo la battaglia di Yavin, Luke ha distrutto la Morte Nera, e l’impero, nella persona di Darth Fener, da la caccia ai ribelli. Caccia che non vuole essere spietata.
NON VALE, STRANAMENTE, IN QUESTO CASO IL MOTTO PER IL PERFIDO FENER “NESSUN PRIGIONIERO”
Devono essere lasciati superstiti per scoprire dove sia la base ribelle e dove si nascondano nella galassia in modo da schiacciarli con pugno di ferro dopo la cocente sconfitta di Yavin. La rigidità del comandante Demmings, ammiraglio dello Star Destroyer su cui si trova in missione Lord Fener, è “mitigata” dallo stesso Fener. Non si tollera, come già detto, la mancanza di sopravvissuti. Ma qualcosa non torna… Dopo aver rischiato la propria vita per il proprio ego, Demmings e Fener trovano altre due basi ribelli, che però sono distrutte dai colpi di turbolaser della nave spaziale su cui viaggiano, in maniera alquanto anomala (l’ultima addirittura con un colpo solo!!). Ed è proprio questo ad insospettire Fener che in un bel cliffanger smaschera una spia ribelle, la quale, rivestendo il ruolo di ufficiale di tiro, aumentava la potenza dei colpi sparati per sterminare le basi ribelli, in modo che la mancanza di sopravvissuti possa garantire la segretezza della posizione del quartier generale ribelle. Jorin Sol – questo è il nome della spia – è imprigionato con la promessa della tortura per storcergli informazioni. Così si chiude il prologo, la narrazione cambia registro, punto di vista e disegnatore (le matite sono del nostro Davide Fabbri, disegno pulito e molto espressivo). Quello che mi preme sottolineare, è il rapporto uomo/giustizia, e soprattutto lo spessore morale dell’individuo.
LA GRANDE GALASSIA IN REALTÀ È MOLTO MOLTO PICCOLA, COME IL MONDO DI OGGI, TRAME DI VITA CHE SI INTRECCIANO SI SFIORANO E DOPO ANNI, RIEMERGONO.
Luke incontrò nella battaglia di Yavin, il suo caro amico Biggs – a cui deve la vita e gliene sarà sempre riconoscEnte – origInario anch’egli di Tatooine. Qui incontra un’altra persona a lui cara e con cui condivise buona parte dell’adolescenza: Janek “Tank” Sunber.
Janek ha intrapreso una carriera da ufficiale militare nelle file dell’Impero schierandosi, proprio come sottolinea il titolo di questa miniserie, dalla parte sbagliata della guerra. In lui si intravede un disagio di fondo, fa il militare non perchè ama questo lavoro, ma perchè quasi costretto, come se fosse l’unica cosa che sappia fare. Lui deve obbedire agli ordini. E’ l’unica cosa che importa. Drammatiche sono le immagini e le espressioni dei volti nell’assedio iniziale della base ribelle disegnate da Davide Fabbri, sembra di assistere ad un film a cui hanno tolto il sonoro. A lui importa dei suoi uomini, delle sua squadra decimata, anche se sono cloni, perchè sono esseri senzienti, perchè condividono con lui una parte della vita, una parte del lavoro e dell’azione.
La base ribelle cade, e lui è infastidito dal modo in cui sono trattati i prigionieri: sono schiavizzati, famiglie divise che non sanno se potranno mai essere riunite, il prezzo di una libertà che sembra tardare ad arrivare. I prigionieri sono trasportati sulla nuova base di Kalist VI che è in stato di allerta a causa di un tentativo di attacco da parte dei ribelli alcuni giorni prima. Tra di loro ritroviamo Jorin Sol, che viene affidato ad un reparto di intelligence per l’interrogatorio. Nel frattempo una nave imperiale, I gemelli di Nuna, inseguita dai ribelli per alcuni giorni, richiede il permesso di atterrare, cosa che viene accordata anche se a fatica. Domande affollano la mente di Janek: cosa può aver portato della gente a ribellarsi all’Impero sapendo che la conseguenza poteva essere la morte, e lo stesso vale per Jorin: a che pro inserirsi in una missione del genere? Le convinzioni devon essere molto forti, perchè ad ogni azione corrisponde una conseguenza, che può essere più o meno drammatica.
LA DICOTOMIA LIBERTÀ/IMPOSIZIONE SI FA SEMPRE PIÙ PROFONDA
A Janek sembra non piacere lo spirito da commilitoni, fatto di sbruffoni capaci solo a prevaricare il prossimo. Non impiega tanto tempo a sistemare l’arrogante tenete Clynn, soprattutto nel momento in cui questi vuole approfittare della sua forza e posizione per violentare una schiava. Continuano così i dubbi di Janek Sunber. Contemporaneamente a questi eventi la nave attraccata ha a bordo una nutrita schiera di ribelli sotto mentite spogli: tra di essi vi è il tenente Junland, alias Luke Skywalker. La missione, tentativo di distruzione della base con un diversivo e liberazione di Jorin Sol, subisce un’intoppo. Alcuni membri scoprono la presenza di schiavi ribelli nella base. Liberarli pare d’obbligo, anche se molto arduo. Deena, la bella ribelle che irretisce uno degli alti ufficiali imperiali, riesce involontariamente in questa impresa, fornendo le coordinate (finte) del covo dei ribelli, covo che si rivelerà un trappola per l’Impero. La base pratica mente si svuota dei suoi ufficiali e delle sue truppe che si recano nel punto fornito dalla ribelle.
Jorin Sol continua a non passare una bel momento sotto le torture dei membri del controspionaggio e del droide da interrogatorio, e parallelamente lo stesso accade per Ajnek, messo sotto inchietsa per aver minacciato Clynn nel tentativo di violentare una schiava, sembra che sotto le armi e in guerra non bisogna farsi scrupoli, tutto sia lecito…
Arriva infine l’atteso incontro tra Luke e Janek. Troviamo un Luke che ben cela inizialmente le proprie intenzione, ed uno Janek titubante, sembra quasi che all’inizio stiano dalla stessa parte. I dubbi di Janek sull’Impero sono forti, sembra che Luke lo voglia far ragionare su cosa sta facendo, cerca di spronarlo a prendere una decisione, fa leva sulla sua umanità, cerca infine di convincerlo ad unirsi alla causa della ribellione, e questo proprio mentre la base subisce l’attacco pianificato dai ribelli. Luke si vede costretto a mettere fuori gioco il proprio amico. Inizia l’azione, Luke si occupa della liberazione degli schiavi con mosse spettacolari sue e della porpria spada laser. I ribelli sono pronti a decollare, Jorin viene liberato e gli schiavi imbarcato velocemente sulla gemelli di Nuna, mentre un squadra di X-Wing fornisce un appoggio dall’alto.
La speranza di Janek, ripresosi dal colpo infertogli da Luke, è quello di riportarlo a ragionare, di riportare l’amico dalla sua parte. Ma, vedendo i segni della battaglia, il sentimento che prevale in lui è quello del dovere. L’ultimo faccia a faccia tra lui e il suo amico di gioventù non riesce a fargli cambiare idea. Ne ha viste troppe, la guerra probabilmente lo ha radicato nelle sue posizioni, lo ha reso fermo nonostante i suoi dubbi. E’ incredulo quando scopre che Biggs, morendo nei cieli di Yavin, ha aiutato Luke a distruggere la Morte Nera, il suo tentativo di portarlo dalla “parte giusta della guerra” fallisce.
I ribelli compiono la missione, (forse anche con l’aiuto interno dell’antispionaggio??), Janek, ferito viene curato e l’accusa a suo carico cade (eh si, sempre con lo zampino dell’intelligence…). Però si sente tradito; sente in cuor suo che ha perso due suoi amici, Biggs, ormai deceduto, e sopratutto Luke. Ora ha un nemico in più, ma i dubbi continuano a dilaniarlo.