Il panorama delle serie creator-owned è da sempre circoscritto ad un unico progetto, facciamo un esempio: Saga, serie Image Comics pluripremiata e ambientata in un universo vastissimo, tratta una storia che inizia e si conclude nella sua omonima testata, magari prendo qualche pausa dal filone principale, tramite i cosiddetti filler story arc focalizzati su una storyline o un personaggio secondario, ma non si espande su più albi, rimane su un unica serie ovvero Saga. Uno degli autori che espanse il proprio progetto in più testate fu Mike Mignola tra Hellboy e le varie serie dedicate al B.R.P.D., dando maggiore forma e spazio all’universo narrativo del diavolo.
Questo stesso ragionamento è stato applicato da Jeff Lemire su Black Hammer, ma in una scala più vasta rispetto a quanto fatto da Mignola. Oltre alla serie principale, l’autore canadese sta pubblicando delle testate satellite e/o spin-off creando un vero e proprio universo supereroistico, tutto però gestito dallo stesso scrittore ovvero Lemire stesso. Inizialmente mediante la pubblicazione di Sherlock Frankenstein e La Legione del Male, fino ad arrivare a testate evento come Black Hammer: Age of Doom. Oggi però parliamo della prima serie sopracitata: Sherlock Frankenstein e La Legione del Male, pubblicata in Italia da Bao Publishing, scritta da Jeff Lemire e disegnata da David Rubin.
Per quanto il titolo del volume sia “Sherlock Frankenstein e La Legione del Male” e quindi contenente i quattro albi dell’omonima miniserie, ad aprire il cartonato è Black Hammer #12, storia che era stata appositamente esclusa dal secondo volume dedicato alla serie principale, poiché l’albo funge da introduzione alla mini dedicata al super cattivo Sherlock Frankenstein. Facciamo quindi un salto nel passato rispetto alla narrazione dell’ultimo volume di Black Hammer, tre giorni dopo il Cataclisma e quindi l’esito della battaglia tra gli eroi e l’Anti-Dio. Tutta Spiral City è in lutto, i cittadini, i parenti degli scomparsi e i redivivi eroi si stringono in un commiato, ma la nostra attenzione si focalizza in particolare modo sulla piccola Lucy Weber, la figlia di Black Hammer. Abbiamo modo di vivere spezzoni della sua vita e osserviamo quanto sia stata complicata la sua infanzia, non solo per via della mancanza di suo padre, ma anche per l’impossibilità di parlarne con altre persone, per lasciare intatto l’alone di mistero intorno all’identità dell’eroe e quindi, indirettamente, tutelando la sua famiglia.
Queste “origini” ci portano a conoscere Lucy e come questa abbia affrontato la sparizione di suo padre ovvero mettendosene alla ricerca. Tutta la miniserie Sherlock Frankenstein e La Legione del Male, infatti, è sì un modo per conoscere questi temibili super cattivi, in contrasto con i precedenti volumi dedicati alle origini degli eroi protagonisti, ma tramite il punto di vista di Lucy, mediante le sue indagini. La giovane Weber verrà a conoscenza di una riunione tra i super cattivi, svoltasi durante l’attacco dell’Anti-Dio, ed in particolar modo della presenza di Sherlock Frankenstein nella battaglia che portò al Cataclisma.
Ecco che Lucy, per arrivare a Sherlock, intervista una serie di villain che hanno più volte combattuto con Black Hammer. In ogni capitolo apprenderemo le origini, ma anche il carattere e le vere intenzioni di questi malvagi; nulla è come sembra e in realtà, dietro ad un guscio composto da piani per la distruzione del mondo, si nascondono delle persone incomprese, ferite da grandi drammi e che provano profonda stima nei confronti loro avversari. Non possono esistere supercattivi senza supereroi e viceversa, questo è un altro dei messaggi che Lemire ci affida tramite questa breve miniserie. L’autore canadese, però, pecca nell’esecuzione perché la struttura narrativa viene ripetuta in ciascun capitolo, pur presentando personaggi differenti, ma seguendo sempre lo stesso iter: origini, intervista con Lucy, parte finale che ci porta a scoprire un qualcosa in più su Sherlock Frankenstein.
Sia Black Hammer #12 che tutti e quattro gli albi di Sherlock Frankenstein e La Legione del Male sono stati disegnati dal brillante David Rubin, artista che abbiamo già incontrato in un capitolo del precedente volume di Black Hammer. Il tratto del disegnatore spagnolo è fortemente indie, magari non adatto a tutti i “palati”, ma presenta delle tavole costruite in maniera molto elaborata e particolare. Alcune volte abbiamo modo di leggere costruzioni intricate sviluppate su due tavole, ma mai difficili da seguire per l’occhio, mentre in altre occasioni ci sono panel speculari disposti su un’unica pagina, ma magari non sempre riusciti.