Chi ha ucciso Jane Foster?
Se vi state immaginando la nuovissima e potente Thor senza vita, avvolta in un telo di plastica sulla riva di un lago, non preoccupatevi, non siete affetti da demenza. È normale che la domanda susciti in voi questo tipo d’immagine, ma lasciate che vi dica una cosa: qui siamo di fronte a qualcosa di ancora più intrigante, dirompente nella sua drammaturgia e assolutamente divertente da leggere.
Già perché questo non è Twin Peaks. Qui non ci sono narrativi voli pindarici senza riscontro, non troverete disturbanti e mal caratterizzati personaggi che giocano allo slot machine gridando Helloooooo e non verrete sicuramente delusi da un andamento narrativo che difficilmente può dirsi tale. No.
Con Thors, vi troverete a Battleworld, nel mondo ex novo creato da Destino, alle prese con una serie di omicidi che vede coinvolto il corpo di polizia dei Thors: possessori dell’ormai blasonato Mijolnir, provenienti da ogni realtà possibile e immaginabile che però sembrano aver dimenticato i loro mondi di origine.
Nel nuovissimo cartonato edito da Panini Comics, che raccoglie la miniserie tutta (sono quattro numeri che comunque potete recuperare senza problemi anche in spillato) avrete modo di seguire il corso dell’indagine in compagnia di Thorlief Golmen (che gli appassionati conosceranno con l’appellativo di Ultimate Thor) e il suo particolare ma fedele partner: Beta Ray Bill, un altro possessore del martello dalle strambe fattezze equine.
Come ci si era chiesto poc’anzi, chi ha ucciso Jane Foster? Questa è la domanda che funge quasi da colonna portante dell’intera miniserie. Il cadavere della donna viene ritrovato, e Thorlief, con il suo amico Beta Ray, si metteranno sulle tracce del colpevole. L’opera si articola proiettando nei quattro capitoli vecchie conoscenze (fra cui qualche classico villain del nordico più amato in casa Marvel) e sempre più stravaganti versioni dello stesso Thor, fra cui Throg, una rana degna del Mijolnir che funge da medico legale nel corpo di polizia di Battleworld.
Senza andare oltre ai particolari già svelati, la peculiarità di Thors sta proprio nella sua narrativa, diretta e senza alcun tempo morto, ma non è solo per questo che va lodata, anzi… Aaron gestisce a livello ottimale l’istinto corale dei Thors, sfaccettandoli in maniera netta e distinguibile ma senza mai allontanarsi propriamente da Thorlief, il protagonista. Il tutto è condito da un pescare a piene mani dalle istituzioni del genere Poliziesco. Si sviluppa quindi un meraviglioso gioco basato sul whodunit (chi è stato?) e l’howdunit (come ha fatto?) che senza ombra di dubbio riporterà i lettori esperti ai vecchi classici del Giallo Deduttivo. E non vi preoccupate, che nonostante il piccolo grattacapo su cui giustamente l’opera pone le proprie fondamenta, non mancheranno le sane martellate elettriche che soltanto un Thor è in grado di dare.
La parte sicuramente meno allettante è da considerare nel disegno (soprattutto nel secondo e nel terzo capitolo, ad opera di Goran Sudzuka), alle volte poco curato e forse non del tutto appropriato alla penna di Jason Aaron. Ovviamente non si è di fronte a un incompetente, il disegno rimane pur sempre godibile e non inficia certamente sulla lettura, soprattutto se si fa fede al fatto che il primo e il quarto capitolo della miniserie sono stati disegnati da Chris Sprouse che non è proprio malaccio, ma ecco, non sono di certo l’Esad Ribic o il Dauterman a cui siamo abituati.