THE FOLLOWING st.1 – Recensione

Una buona serie TV per chi ama il genere poliziesco, merita sicuramente una chance.

24 Mar 2017

Un poliziotto Ryan Hardy (Bacon) e un serial killer Joe Carrol (Purefoy) rinchiuso nel braccio della morte in attesa di essere giustiziato. Joe il cattivo ha un passato di professore universitario di letteratura, grandissimo intenditore e estimatore di E.A. Poe; affascinante, suggestionante e psicopatico inizia ad uccidere ragazze giovani cavando loro gli occhi, mosso dalla volontà di fare arte e trovando ispirazione nei diversi racconti di Poe. Viene arrestato dal buono Hardy, poliziotto giusto e generoso, geniale e virtuoso, che però in seguito e durante l’indagine mette a repentaglio la vita delle persone più care che gli sono vicine. Ora sembra tutto tranquillo. Il cattivo è in carcere e sembra completamente neutralizzato. Invece Carrol negli otto anni di detenzione è riuscito con la sua malia a sedurre moltissimi fans che lo seguono su internet e lo vengono spesso a trovare: veri e propri followers. Tra di loro il più vicino è un secondino del carcere che oltre ad avergli fornito una possibilità di connessione alla rete, agevola la sua fuga. Joe ha creato in otto anni un gruppo folto di seguaci. La sua è diventata una setta, fondata sul mito di Poe e sul mito un po’ assurdo e poco reale della morte (assassinio) come purificazione. Il resto sarà carneficine a colpi di coltello, giovani fanatici in azione e eterna sfida fra bene e male.


LA PRIMA STAGIONE DI THE FOLLOWING SI REGGE SOPRATTUTTO SUI DUE PROTAGONISTI


La prima stagione di “The Following” non è male (ci sta!). Il taglio è molto poliziesco e americano quindi: velocità e rapidità, inquadrature brevi, a volte fin troppo e puntate dense di avvenimenti che danno un ritmo incalzante. La velocità e la ricchezze di eventi mette in luce una sceneggiatura che ha tante cose da dire e da raccontare. I dialoghi sono ben scritti e il soggetto direi che regge fino alla fine. Sicuramente la possibilità che la storia faccia tenere il fiato sospeso e resti avvincente fino alla fine è dovuta molto ai due protagonisti: Bacon e Purefoy. “Ti piace vincere facile?”, come dice la pubblicità! Bacon è una sicurezza. Kevin Bacon è sempre uguale, non invecchia e migliora; autentico mattatore il suo personaggio un misto fra John Wayne dei westerm e Nash degli intoccabili; è qualcosa di perfetto: burbero ma buono, generoso fino allo stremo, con un passato burrascoso che lo rende affascinante e irresistibile per i pubblico femminile e un idolo per cui tifare per il pubblico maschile. Purefoy è bravo assai. Ho visto da poco “Hap and Leonard” (tra l’altro pessima serie) lui recita un personaggio completamente opposto del cattivo di The Following, eppure in entrambi le parti sembra perfetto ergo direi bravissimo.

the-following stagione 1

Quindi il voto che do alla serie è un 7 meno, perché mi ha deluso un’altra tipicità dello stile americano: dedicare poco spazio ai contenuti. Lo sprint iniziale della serie sta proprio nel fatto che ci sia sotto l’intreccio una base forte di contenuti letterari, fondati su Poe e i suoi racconti, tutto questo però sparisce in modo confuso dalla quarto episodio in avanti. Perché? Perché mai? La trovata è buona, ma bisogna continuare ad alimentarla. Senza paura di annoiare bisogna dare nozioni in modo puntuale così che la seria avrebbe potuto aspirare a diventare una delle migliore degli ultimi anni. E invece? Pochi accenni, la sceneggiatura che vacilla, il cattivo seduttore e affascinante che ha poco smalto e perde fascino perché non ha nulla da dire, così il buono vince e convince sempre e Joe Carrol tradisca le aspettative. Peccato The Following si sia perduta in un labirinto di inseguimenti e tagli di coltello anziché nutrire mistero e poesia.

Vale la pena vederla e non annoia mai, la storia regge, Kevin Bacon è il numero uno, Purefoy ottimo, altri attori perfetti, peccato però perché poteva diventare un capolavoro. Altre cose da segnalare: le prime due puntate sono troppo veloci o troppo piene di avvenimenti, in pochi minuti succede di tutto. Probabilmente l’episodio pilota e il secondo dovevano convincere. L’andamento delle puntate resta però sempre rapido e denso, “roba per giovani” abituati a “Bourne Identity”.
Poche scene di sesso e di nudi: questo è un bene, perché odio la ridondanza di molte serie di mostrare uomini e donne sempre “desnudi” e/o amplessi, ricordo sempre le parole di Nanni Moretti quando disse :”Non c’è arte nell’erotismo la vera arte è la pornografia.”, concetto che condivido. Perché odio durante un film o una serie quando si interrompe la storia per raccontare un rapporto sessuale e mentre guardo mi sento un vecchio guardone, belin allora fate dei porno!!!!

CONCLUSIONI: "The Folliwing: buon poliziesco, piacevole e mai noioso, soprattutto un grandissimo Kevin Bacon: Ryan Hardy is my best hero."

VOTO FINALE: 6.5

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