L’alone di desiderio e curiosità che ruota intorno ai film di Christopher Nolan, ormai, è sempre tale da creare alte aspettative, alzando sempre quell’asticella della difficoltà per il regista, che, meritatamente, si è preso il suo posto nell’Olimpo. Con Oppenheimer, Nolan costruisce una tensione emotiva che si sviluppa in un intreccio temporale, permettendoci di osservare la vita dello scienziato prima, lo svilupparsi di eventi storici poi.
Trama
La pellicola ci vede catapultati nella vita di J. Robert Oppenheimer – un impressionante Cillian Murphy – mostrandone il ruolo, fondamentale, per la realizzazione della bomba atomica e il coinvolgimento psicologico del protagonista. Da una celere introduzione del fisico, negli anni di studio, alla sua fama e, quindi, all’affermazione della sua figura come guida del progetto Trinity, possibile grazie al generale Leslie Groves – Matt Damon – lo spettatore viene portato tra le menti più brillanti del secolo. Da Niels Bohr – Kenneth Branagh – a Ernest Lawrence – Josh Hartnett, veniamo trasportati in una città segreta per progettare l’arma che avrebbe cambiato il destino dell’uomo e il suo approccio alla guerra. Proprio con questa corsa all’atomica, culminiamo nell’epilogo storico che tutti conosciamo: lo sgancio delle due atomiche, come deterrente (con migliaia e migliaia di vittime), sulle due città nipponiche di Hiroshima e Nagasaki.
Commento
Oppenheimer è un film nolaniano, di caratterizzazione marcatamente nolaniana e che mostra, senza paure, la sua origine dall’Architetto del tempo (cit). Il protagonista vive uno sviluppo psicologico gaussiano – da un inizio che lo vede in difficoltà, ad una sicurezza interiore, che viene, alla fine, accolta da un’enorme crisi psicologica – proiettando, anche in questo lungometraggio, l’analisi introspettiva del personaggio. Un viaggio, quindi, anche psicologico, che sottolinea la natura tormentata di Oppenheimer, una natura fortemente attratta dalle domande sull’universo, fino alla canalizzazione della sua potenzialità nella costruzione della bomba.
I colori, gli effetti visivi e sonori sono degli elementi di fondamentale importanza in un film come questo, richiamando nei giochi tra inquadrature luminose e buie, a tratti, un certo Interstellar. L’uso della pellicola da 70 mm, le esplosioni talmente vere da essere tangibili e gli effetti speciali accompagnati da una colonna sonora che si fonde perfettamente nelle scene, sono un ottimo connubio di tecnologia e genio.
La struttura della pellicola vede la realizzazione di tre filoni che si intrecciano fortemente tra loro. Da quello bianco nero, una novità tale da richiedere alla Kodak camere IMAX ad hoc, che vede la storia concentrarsi su Lewis Strauss – Robert Downey Jr – passando al colore nei due filoni cillianani, cronologicamente sfasati tra loro. Questo gioco di passaggi temporali, apparentemente chiaro all’inizio, svela, solo poi, la vera natura dei fili che interconnettono i filoni. Questi salti costanti, insieme al ritmo delle scene, conferisce alla pellicola un ritmo crescente, un climax ascendente che ci porta all’esplosione della trama, quella che descrive la storia nota sui libri e quella del singolo scienziato. Un’esplosione raggiunta con una crescita emotiva, sonora e visiva esponenziale, coadiuvata dall’interpretazione straordinaria ed incalzante di Cillian Murphy, che riesce a fare totalmente sua la parte, per la prima volta da protagonista in un film di Nolan. Espressività ed immersione nella scena, questi i punti di forza di uno degli attori con cui il regista si trova a proprio agio.
La colonna sonora, di Ludwig Göransson, rispecchia costantemente l’intensità emotiva delle scene, conferendo l’ansia e la paura che il fisico vive. Ci accompagna, anche attraverso i silenzi, nella presa di coscienza, istantanea, della generazione di un’arma mai vista prima e riesce a rendere ancora più completa un’opera già di per se piena.
Pelo nell’uovo
L’unico pelo nell’uovo, che si vuole trovare, potrebbe essere, nella prima fase del secondo atto, l’eccessiva lentezza della scena, per quanto riesca a descrivere la terribile natura, umana, della guerra atomica. Tuttavia, parliamo di un film che riesce a far trasparire l’anima di Nolan, la pressione di quel periodo storico sul mondo e su una singola persona.
Quindi
180 minuti, belli ma che dovrete affrontare dal 23 agosto (rispetto all’uscita originale negli states fissata per il 21 luglio), grazie alla distribuzione di Universal Pictures, e lo dovrete fare ben concentrati se no con Christopher – si, lo chiamo per nome perché è mio amico – non ci capiamo nulla.