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NATHAN NEVER: LA LUNGA MARCIA
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Solitamente quando recensisco un fumetto seguo una mia linea precisa, parto dalla storia e arrivo in conclusione a commentare il lavoro dei creatori dell’albo.
Oggi non posso, non riesco a farlo; La lunga marcia, l’albo 297 di Nathan Never, non è più un semplice fumetto, è una parte integrante della nostra società nazionale, si mette in gioco in un modo così intenso e devastante che non si può seguire uno schema per recensirlo.
La lunga marcia non è un fumetto.
L’aspetto più incredibile è che a scrivere la sceneggiatura di questo numero sia un esordiente. Thomas Pistoia è uno scrittore e poeta, ma ha scelto di mettesi in gioco anche come sceneggiatore; per un primo tentativo ci si potrebbe aspettare una storia non impegnativa, giusto per prenderci la mano. Scordatevelo, Thomas non gioca sul sicuro, preferisce puntare alla Storia, quella reale, il quotidiano che molti di noi vivono ogni giorno, andando a sondare in uno degli aspetti più cupi della nostra penisola: la Mafia.
Spesso in Nathan Never il nostro agente Alfa si è scontrato con la malavita, ma mai è arrivato nel nostro Paese ad affrontare la dura realtà; nonostante in tutto l’albo non si faccia riferimento diretto all’Italia (viene generalmente detto “Vecchia Europa, settore meridionale”), non ci inganniamo, riconosciamo il nostro scheletro nell’armadio. Pistoia ha la forza di mettere il lettore di fronte alla realtà, la presenta in ogni suo aspetto, senza risparmiarsi (e risparmiarci) nulla; La lunga marcia non è una storia di mafia come tante, non vedrete mai un cattivo contro cui dirigere la vostra rabbia.
La lunga marcia può essere inteso come il cammino solitario e duro che chi si ribella a certe dinamiche intraprende, mettendo a rischio tutto in nome di un ideale, di un valore che spesso la paura soffoca in molti di noi; in questo albo i protagonisti non sono Nathan o i suoi colleghi, sono quegli uomini e donne che vivono situazioni estreme, sotto i riflettori ci sono le loro vite e i loro sentimenti.
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LA LUNGA MARCIA ABBANDONA IL RUOLO DEL FUMETTO PER DIVENTARE STRUMENTO SOCIALE
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La lunga marcia non è un fumetto.
Fin dalle prima pagine ci sentiamo addosso un senso di deja vù, una sensazione di memoria storica che chi ha vissuto la stagione degli attentati di mafia del 1992 ricorda bene; nomi come Capaci e via d’Amelio sono indelebili, e le tavole di questo albo, realizzate con una maestria ma soprattutto con rispetto da Emanuele Boccanfuso, sono un ricordo vivo di scene di telegiornali dell’epoca. Boccanfuso ha il potere di trasmettere in immagini quello che scrive Pistoia con un’empatia tale che diventa difficile non sentirsi salire un nodo alla gola, non possiamo far finta che sia solo un fumetto; i sentimenti espressi da Nathan sono emozioni che abbiamo provato anche noi, l’impotenza di fronte a certi atti criminali, lo sdegno e la facile critica a chi volge altrove lo sguardo. Ma nei primi piani dei personaggi, anche in quelli di chi non ha nemmeno una battuta, emerge un oceano di sentimenti, contenuto in una lacrima che solca un viso o nell’abbraccio desolato di un uomo e donna pronti a tutto in nome di un valore incredibilmente deprezzato.
Ci sono tavole che sono un pugno allo stomaco. Un giudice che ha appena perso un collega e amico che confessa alla moglie ” Sì…Adesso tocca a me”, e ti torna in mente Borsellino; una giovane poliziotta che svolge il suo lavoro come guardia del corpo inizialmente per qualche credito in più per il mutuo ma che ammette che ora “lo proteggerei anche gratis”, e ti torna in mente Rosaria Costa Schifani e la sua lettera alla mafia durante il funerale del marito.
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La lunga marcia non è un fumetto.
Questo albo è una denuncia a un sistema, è la voce di chi crede ancora nella giustizia, è il simbolo della speranza che le cose possano cambiare. Il finale emotivo ed intenso deve essere un invito, una riscossa, una presa di posizione. Pistoia e Boccanfuso vanno oltre al fumetto, portano il lettore in un mondo che pur vivendo preferisce a volte ignorare, fingere sia frutto della fantasia di un regista; i due autori hanno avuto il coraggio di raccontare l’Italia, nei suoi difetti ma anche nella sua forza. Le figure degli agenti di scorta, la famiglia di Matthew costretta ad una vita isolata (straziante l’abbraccio con la moglie o la triste rassegnazione della figlia a non avere una festa di compleanno) e l’impegno e la costanza con cui adempiono al loro dovere sono un monumento ai servitori dello Stato, difensori di un’entità che spesso li dimentica.
Il tocco finale lo mette Sergio Giardo, facendo partire la marcia del popolo onesto da un palazzo di giustizia che ricorda molto quello palermitano, come a volerci invitare a portare la verità e l’onestà in strada, affiancando chi la difende ogni giorno.
La lunga marcia è più di un fumetto, è la nostra storia, e quando nell’Alfacom iniziale Luca del Savio annuncia che abbiamo tra le mani un albo che non dimenticheremo fa una promessa che viene mantenuta in toto. La citazione alla fine dell’albo di Paolo Borsellino è forse la sola cosa che possa racchiudere l’essenza e la potenza emotiva di questo volume.
Nathan Never torna in edicola con il suo nuovo volume di Agenzia Alfa il 23 febbraio, mentre la serie regolare con il numero 298 in arrivo il 18 marzo lascia presagire che la saga di Omega sia prossima alla sua conclusione, ricordandoci che Niente è per sempre.
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- USCITA: 16.02.2016
- SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Thomas Pistoia
- DISEGNI: Emanuele Boccanfuso
- COPERTINA: Sergio Giardo
- CASA EDITRICE: Sergio Bonelli Editore
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