NATHAN NEVER 310 “REAL HISTORY” – Recensione

18 Mar 2017

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NATHAN NEVER: REAL HISTORY

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Gli ultimi tre mesi della vita di Nathan Never sono stati scanditi dalla stupenda storia di Riccardo Secchi (composta da I figli della violenza, La scuola dell’odio e Il vero futuro), una narrazione in cui l’aspetto fantascientifico che si associa per antonomasia al personaggio è stato un po’ messo in secondo piano per privilegiare la componente emotiva e di costruzione dell’ambiente sociale del mondo futuro dell’agente Alfa.

Con Real History si torna ad una cifra più fantascientifica, con una storia che dal soggetto di Stefano Munarini si sviluppa con la sceneggiatura di Giovanni Gualdoni e Davide Rigamonti, resa reale dal duo Resinanti/Vicari.


NATHAN E LEGS DEVONO SALVARE LE MENTI DI ALCUNI UOMINI RIMASTI PRIGIONIERI DI UNA SIMUALZIONE!


Nathan, Legs e Sigmund sono impegnati in un’indagine che li porta nel terzo livello, in uno dei quartieri più malfamati. All’interno di un locale viene offerta la possibilità di vivere delle esperienze virtuali estremamente vivide, grazie allo sfruttamento di due ESPer collegati ai macchinari che generano le illusioni; una simile attrazione ha un certo costo, rendendola un’esclusiva per personaggi facoltosi. Ma cosa fare se improvvisamente un problema della delicata apparecchiatura trasforma l’attrazione in una trappola mentale per chi è in gioco?

Mr Ozman, il titolare, sceglie di rivolgersi all’Agenzia Alfa, conscio di come l’unica possibilità di preservare il proprio business sia la riservatezza che solo l’Alfa può garantire. L’unico modo con cui Nathan e Legs possono salvare la situazione è di entrare nella simulazione ed interromperla, ovviamente con tempistiche estremamente ristrette!

I fan della serie che hanno lamentato un impoverimento dell’aspetto sci-fi nella serie, possono esser contenti del ritorno di questo tassello del mito di Nathan. La concezione del macchinario, della creazione di esperienze virtuali come fuga dalla realtà ha una tradizione piuttosto radicata nella fantascienza, da Inception al Ricordiamo per voi di Dick (poi diventato Atto di Forza al cinema). In Real History questo aspetto viene sfruttato ottimamente, dando corpo a tutta la forza narrativa dell’episodio; l’idea di aver diverse mondi all’interno di un’unica avventura è sicuramente affascinante, soprattutto vedendo come il crash del sistema del macchinario permetta la fusione tra le diverse epoche storiche create nella simulazione.

 Real History non è solo un buon racconto di fantascienza, ma anche una curiosa visione di come spesso in un ambiente in cui ci si senta relativamente al sicuro si possa dar libero sfogo al vero io; i personaggi prigionieri nella simulazione sono tutti membri di spicco della comunità, ma una volta all’interno del mondo virtuale la loro natura emerge. Questo spunto diventa interessante quando Nathan e Legs si confronta con la reale anima dei presunti benefattori, che interpretano personaggi fittizi alquanto lontani dalla loro figura pubblica; allo stesso modo i due ESPer interpretano due figure storiche non indifferenti, Giovanna d’Arco e Gengis Khan. Rimane però una sensazione di precarietà in alcuni aspetti della trama; alcuni punti sono lasciati lacunosi (l’inizio stesso della storia, alcuni dettagli riguardanti l’impostazione della simulazione), forse richiedendo una sospensione dell’incredulità maggiore rispetto ad altre storie. Tutto questo non rende Real History un albo mediocre, l’ossatura della trama ha il suo fascino e la sua carica, le interazioni tra i personaggi sono ben scandite e anche questi bug della narrazione non privano il lavoro degli sceneggiatori della propria valenza.

In Real History non manca certo l’azione, con un ritmo della trama che viene trasmesso in modo convincente da Matteo Resinanti e Antonella Vicari. Le tavole di questo numero sono dettagliate e molto ben tratteggiate (anche se mi ha convinto poco il Sigmund della vignetta grande a pagina 8), con una precisione nel ritrarre le espressioni dei personaggi incredibile. Anche nella costruzione degli ambienti virtuali la qualità del disegno non viene meno, riuscendo a conciliare le diverse ambientazioni in maniera quasi credibile, con precisi riferimenti storici (dagli eventi ai nomi di personaggi storici). All’interno delle tavole non mancano riferimenti a grandi classici della fantascienza (da Il pianeta delle scimmie a 2001:Odissea dello spazio, passando per Star Wars), in una sfida tra creatori dell’albo e lettore. Anche il nome del gestore del locale, Ozman, diventa un riferimento, visto che Lands of Oz richiama Il meravigliso mago di Oz, il racconto di Frank Baum, citazione che rinforza la sensazione che Nathan e Legs abbiano un’esperienza molto simile a quella di Dorothy!

 La copertina è sempre opera di Giardo, ancora una volta capace di stupirci con un disegno incredibile, accompagnato da una colorazione strepitosa; la divisione delle diverse epoche tramite i cavi del macchinario che si collegano al volto di Nathan e l’espressione intensa dell’agente Alfa sono i segni dell’azione che ci attende all’interno dell’albo!

Nelle anticipazioni sul prossimo numero, Il germe della follia, in uscita il 19 aprile, scopriamo che Nathan sarà alle prese con una storia decisamente personale, come dimostra la copertina!

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  • USCITA: 17.03.2017
  • SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Stefano Munari, Giovanni Gualdoni, Davide Rigamonti
  • DISEGNIMatteo Resinanti, Antonella Vicari
  • COPERTINA: Sergio Giardo
  • LETTERING: Alessandra Belletti
  • CASA EDITRICE: Sergio Bonelli Editore

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