Monolith è un progetto che non si lascia catalogare facilmente, e lo dico in senso buono. Sarebbe facile definirlo fumetto, oppure chiamarlo film visto che la pellicola è una delle incarnazioni dell’idea partorita da Recchioni. Lo stesso autore ci racconta la genesi di Monolith, il duro percorso affrontato e gli sbocchi a cui è approdato, il che ci aiuta anche a comprendere le diverse versioni della storia che avremo disponibili.
Nella cornice di Lucca Comics abbiamo avuto modo di trovare Monolith: Primo Tempo, il primo volume della versione comics di questo intrigante progetto. Già il titolo richiama il mondo del cinema, perchè Monolith ha una trama che si presta benissimo alla visione al cinema.
UNA STORIA DAL TAGLIO CINEMATOGRAFICO, UN APPASSIONANTE ROAD MOVIE CHE CI TIENE INCOLLATI ALLE PAGINE
Questa impostazione si respira in ogni tavola del volume.
Fin dalle prime tavole di LRNZ si vede come il linguaggio cinematografico-televisivo sia alla base della narrazione; la Monolith, protagonista della storia, ci viene presentata con un taglio da spot, in un linguaggio da accattivante pubblicità che sa premere i giusti tasti, sa dove un potenziale cliente si sofferma per valutare l’eventuale acquisto, con quali immagini e parole (famiglia, sicurezza ) stimolare. Anche le parole evidenziate sono scelte con precisione, leggendole sembra di sentire lo speaker che enfatizza quei concetti, come un vero spot! La partenza di Monolith è realistica, una scena quotidiana di una famiglia con problemi come ce ne sono tante, con il piccolo di casa piazzato davanti alla televisione mentre i genitori discutono. Una famiglia con problemi, in cui non si capisce chi sia il buono o il cattivo, perchè non esistono distinzioni precise. I dialoghi ci aiutano a capire come tra Sandra e Carl le cose non vadano, come la donna abbia commesso degli errori in precedenza, ma anche come il controllo ossessivo di Carl sia uno degli elementi di rottura.
In realtà, nelle prime pagine del volume sembra mi son sentito quasi dalla parte di Sandra, che nel tratto di LRNZ mi appare molto più giovane del marito, ritratto con un aspetto da imbonitore e con una parlantina ambigua, apparentemente conciliante, ma che viene smentita ad una più attenta analisi del comportamento. Monolith è una narrazione in cui ogni aspetto ci mostra una realtà più profonda, il fermarsi al primo approccio può ingannare. Sandra da vittima di un marito oppressivo lentamente rivela come non sia proprio una donna irreprensibile, con alcuni comportamenti non proprio consigliabili, ad un atteggiamento che non si può intendere quanto sia frutto di una rinnovata libertà o quanto sia indole di carattere. Questa sua ambiguità ci accompagna fino al momento in cui la storia entra nel vivo.
Sandra odia la Monolith, vista come un’ossessione del marito, estensione del suo controllo sulla famiglia e che la donna accetta di guidare nella sua “vacanza” da Carl. Eppure la Monolith diventa il suo mezzo di fuga, comodo e sicuro, almeno fino a quando non investe un cervo e ne rimane chiusa fuori, lasciando il piccolo David all’interno. E in quel momento inizia una sfida tra Sandra e l macchina, uno sconto in cui tutte le fantastiche caratteristiche offerte dalla pubblicità iniziale vengono viste come un ostacolo, la sicurezza diventa separazione, protezione diventa prigione. Il tutto reso alla perfezione non solo come narrazione, ma anche come illustrazione. Recchioni e Uzzeo riescono a dare alla loro visione un ritmo fatto che cresce lentamente, creando un progressivo pathos che attira il lettore, lo porta a confrontarsi con le problematiche di Sandra, senza dare un giudizio sulle sue azioni, mostrandole nella loro realtà e lasciando a chi sfoglia il volume la scelta del giudizio; la loro attenzione è focalizzata sul raccontare, si impegnano sulla Storia. I dilemmi di Sandra sono rappresentati quasi asetticamente, frutto della combinazione tra la sua fragilità emotiva e le risposte programmate fredde e rigide di Irma, l’assistente vocale installato nella Monolith.
E a rendere il tutto più intenso ci pensa, per l’appunto, LRNZ con il suo tratto. Le tavole sono sempre realizzate in modo da dare la giusta sensazione della storia, sempre con un taglio cinematografico , con riflessi che possono fare pensare ad un lens flare e che esprimono vitalità e movimento. Gli spazi aperti sono raffigurati in modo tale che sembra di vedere un road movie, siamo partecipi del viaggio, sembra quasi di sentire il rombo della Monolith; è nei primi piani però che si vede il vero spirito della storia, nelle espressioni di Sandra che sono perfette, espressive ad un livello incredibile. Il meglio, personalmente, lo ho intravisto nelle tavole dell’incidente con il cervo o durante la difesa dal lupo, in cui la tragicità del momento viene esaltata dal tratto semplice e dall’esplosione dei colori che trasformarsi in suono e balzare fuori dalle pagine.