Classe 1935, Donald McCullin con i suoi scatti ha raccontato conflitti, lotte, attivismo e drammi della seconda metà del ‘900.
Al fotoreporter inglese, insignito negli anni di numerosi premi della critica di settore – si ricordi il World Press Photo 1965 per le sue testimonianze da Cipro – sono state dedicate mostre e retrospettive che hanno saputo impressionare lo sguardo di milioni di spettatori.
La più recente, quella al Palazzo delle Esposizioni di Roma, ripercorre la carriera di Don dagli esordi, spontanei, crudi, appassionati, fino ai reportage più recenti, ragionati, statici, lontani dalla prima linea, ma non per questo meno incredibili.
La mostra (10 ottobre 2023 – 28 gennaio 2024), curata dal Direttore della Maison Européenne de la Photographie di Parigi, Simon Baker, occupa le 6 sale del piano terra del meraviglioso palazzo di Via Nazionale.
Che si ami e comprenda o meno l’arte della fotografia, l’esperienza regalata dall’esposizione degli scatti di McCullin risulta travolgente. A colpire principalmente le tante, troppe, le scene di violenza fisica e psicologica raccontate dal fotografo. Le bruttezze del mondo e della vita, immortalate da un uomo che con coraggio, dedizione, ma anche delicatezza, si è fatto testimone impegnato della Storia di oltre mezzo Secolo.
Così è da sempre.
Da quella gioventù trascorsa con in mano una Rolleicord biottica a studiare, comporre e sperimentare, ritraendo la quotidianità della società londinese degli anni ’50.
Così fu poi durante la carriera da fotoreporter, vissuta in prima linea, a narrare di ingiustizie e povertà, miseria e malattia, guerra e occupazioni, vita e morte, bianco e nero.
Berlino Est, Irlanda del Nord, Biafra, Cambogia, Vietnam, Congo Belga, Libano per citarne alcuni, in ordine sparso: luoghi di terrore e sangue per le strade. Disumane storie umane che sconvolgono lo spettatore. Che colpiscono e feriscono, in un certo senso, ma essenziali per comprendere e non dimenticare.
Se non conoscevate ancora McCullin e la sua produzione, la mostra al PDE potrebbe essere un grande punto di partenza.