Il primo volume di Manifest Destiny lo ho divorato in men che non si dica. Flora e Fauna ha avuto dalla sua non tanto il forte richiamo storico ad una leggendaria impresa (quella, appunto, di Lewis e Clark), quanto la creazione di una perfetta alchimia che mettesse in mostra la complessità della vicenda e lo sforzo richiesto ai viaggiatori. Come da manuale, un primo albo deve catapultare il lettore nella storia, dandogli quella giusta base da cui partire per attirarlo nel mondo del fumetto, incuriosendolo per farlo tornare; Manifest Destiny ha esattamente questo potere, quello di stupire con uno stile avventuroso classico, fatto di esplorazione e minacce ‘naturali’, che si mescola con il moderno gusto dell’orrido.
CONTINUA IL VIAGGIO DI LEWIS E CLARK E LE MINACCE DELLA NATURA NON SI FANNO ATTENDERE!
Ma ci sono anche altre componenti che arricchiscono l’ottima struttura narrativa di Chris Dingess. Limitarsi al semplice aspetto dell’esplorazione o basare tutto su una impostazione di puro scontro sarebbe facile, ma la differenza in un buon fumetto è l’equilibro nelle diverse componenti dell’opera, e in questo Manifest Destiny si mostra più che all’altezza.
Dingess non esita a mettere i propri protagonisti davanti a diverse sfide, una su tutte la difficile convivenza, forzata e che sembra mettere a dura prova gli animi dei partecipanti alla spedizione. È coinvolgente vedere il difficile ruolo che viene dato a Lewis e Clark, costretti a mentire e nascondere la vera missione della spedizione, celandola anche a coloro che li seguono fedelmente. Come si comporterebbero se dovessero sacrificare qualcuno pur di proteggere il mandato presidenziale? Cosa sarebbero disposti ad accettare, pur di salvare la spedizione? Amphibia e Insecta inizia proprio ad approfondire l’aspetto morale dei personaggi, indagando in modo sottile nelle dinamiche sociali della spedizione. Gli animi dei protagonisti iniziano a farsi più marcati, cadono alcune maschere; bassezze umane e atti di coraggio, tutti gli elementi di un racconto di avventura sono ben resi, rendendo al massimo la difficile battaglie non solo contro la sorprendente natura ma anche la bestialità dell’animo umano.
Ovviamente, il territorio inesplorato americano continua a farsi sentire nelle vite del Corpo di Spedizione, con la sua violenza e la sua ferocia; come recita il titolo di questo albo, vedremo in azione delle zanzare tremende ed una colossale rana che daranno filo da torcere ai nostri beniamini. Il vero fulcro di questo albo è la seconda parte, in cui scopriamo quale siano le motivazioni dei tre protagonisti principali, Lewis, Clark e l’indiana Sacagawea.
Emergono i dettagli del passato dei due esploratori americani, quelle visioni viste all’interno della mostruosa pianta del precedente capitolo iniziano ad avere un peso nei ricordi di Clark, così come le tanto nobili intenzioni di Lewis in realtà nascondo altro. Nella parte finale, con l’incontro con una tribù di pellerossa, iniziamo a percepire come anche Sacagawea segua una sua personalissima agenda, quasi che il suo ruolo di trofeo sia più simile a quello di esca, in un momento che Dingess rende estremamente emozionante e con una chiusura degna di un serial di tutto rispetto.
Roberts si occupa di realizzare le tavole, come nel primo albo. Ed esattamente come in precedenza non si può che elogiare il suo operato, visto la cura estrema con cui vengono le realizzate le letali creature, ma soprattutto come le espressioni dei personaggi siano disegnate con una passione incredibile, come nello scontro tra Lewis e la ranaidea. Proprio in questo frangete i colori di Owen Gieni danno il loro meglio, dopo avere mostrato un’ottima resa per tutto l’albo, in questa violenta lotta tra uomo e natura selvaggia sembrano esplodere dalla pagina.