L’ultimo film di Oz Perkins (regista di Blackcoat’s Daughter, Gretel & Hansel e prossimamente The Monkey, adattamento cinematografico del racconto di Stephen King) è riuscito ad attirare l’attenzione del pubblico grazie alla campagna di marketing proposta dalla casa di produzione americana NEON, che ha portato sui giornali e sui cartelloni pubblicitari poster con scritte da decodificare, numeri da chiamare per parlare con Longlegs in persona (proposta che la BeWater film, casa di distribuzione italiana del film, ha deciso di replicare: provate a chiamare il numero gratuito 800753110 se avete il coraggio) e siti web per incuriosire i fan mesi prima dell’uscita nelle sale.
Il marketing ha effettivamente funzionato rendendo Longlegs uno degli horror più attesi del 2024. Ma il film sarà effettivamente all’altezza delle aspettative create? Lee Harker è una giovane detective entrata da poco nell’FBI. Grazie al suo incredibile intuito si è fatta notare, ottenendo così la possibilità di lavorare ad uno dei casi più difficili al quale il Federal Bureau of Investigation abbia mai indagato. Quelli che inizialmente erano stati archiviati come casi di omicidio-suicidio, altro non sono che l’opera di un serial killer spietato e attento ai dettagli, che prende di mira famiglie per bene con figlie femmine e che lascia sul posto biglietti codificati firmati “Longlegs”. Le recensioni di famose testate giornalistiche americane hanno definito il film di Perkins come uno degli horror più terrorizzanti di sempre, un moderno Silenzio degli innocenti. La cosa migliore che possiate fare – come sempre in questi casi – è ignorare questi commenti e fingere di non averli mai letti (in fondo, siamo onesti: ogni volta che esce un nuovo film horror viene definito il più spaventoso di sempre). La verità è che la paura è un sentimento troppo soggettivo per poter fare una generalizzazione del genere. Parliamo dei fatti, senza esagerazioni: Longlegs è un film d’atmosfera che richiede allo spettatore di immedesimarsi nella storia per poterla apprezzare al meglio – e fortunatamente la fotografia mozzafiato aiuta, rendendo praticamente impossibile distogliere lo sguardo dallo schermo. Ed è proprio questo quello che dovete fare: per quell’ora e quarantuno minuti di film, dovete concentrarvi solo sul film, facendovi assorbire dalla storia e cercando di catturare quanti più dettagli possibile.
Perché questo è l’unico modo per poter davvero apprezzare il film e rendersi conto che racconta una storia agghiacciante, angosciante e sì, terrificante. Ma se non riuscirete ad immedesimarvi in quello che viene raccontato, nella maestria mostrata nella scrittura e nella fotografia (che riesce a trasmettere un senso di angoscia continuo) e nei dettagli sullo sfondo che vi faranno accapponare la pelle, allora rischierete di giudicare Longlegs dal lato prettamente superficiale della storia, confondendo l’agghiacciante (seppure fuori dalla righe) performance di Nicolas Cage per qualcosa di buffo e ridicolo, quando in realtà potrebbe essere tra le più impegnative e meglio riuscite dell’attore.
E anche se l’attenzione tende a essere concentrata sull’interpretazione di Nicolas Cage in questo film, è giusto sottolineare quelle della protagonista Maika Monroe (che negli anni ha provato di essere nata per il genere horror) e di Alicia Witt (che forse ricorderete dal film del ’98 Urban Legend e che ha dimostrato di essere incredibilmente versatile nella sua interpretazione) – ma anche quella di Kiernan Shipka, che brilla nonostante la sua piccolissima parte.