LIFE ZERO INTRO

18 Gen 2016

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Life zero, ovvero laddove non c’è vita.

E non è vero che non c’è vita, perché ce ne è eccome, nella storia ideata da Stefano Vietti e magistralmente disegnata da Marco Checchetto in esclusiva per Panini.

Un idea nata attorno ad una birra, come ci raccontano gli autori, che prende vita e forma nel corso di un paio d’anni. Un esperimento che è tutt’altro che un esperimento. Personaggi dai caratteri forti, alla ricerca in una missione di save and rescue del loro leader, personaggio che mi ha subito ricordato nei tratti il mio eroe dell’adolescenza Nathan Never,  per cui per anni ha sviluppato le idee il nostro Vietti.

Siamo in un’apocalisse zombie, questa volta a colori e in un altro formato rispetto a quella più canonica e famosa (The Walking Dead, per intenderci). Sinceramente subito non ho capito cosa leggevo e dove mi trovavo. Sono stato attratto dal duo ideatore. Mi sono sentito catapultato nell’azione. Non importa dove sei, spara, liberati di quelle cose (uccidi non si può dire di uno zombie), persegui il tuo obbiettivo. E’ una storia con dei segreti, così come ne ha Shako: ma perché si trova la dentro? Perché i suoi rischiano (e perdono) la vita per lui. E perché la (ex?) moglie, nonostante le vicissitudini personali lo cerca con ardore e passione?

Il dinamismo delle tavole è molto forte, mi sono sentito coinvolto dalla dinamicità e dai colori. Il contorno può essere un deja vu, ma come diceva qualcuno, è la trasposizioni dei miti antichi in chiave moderna, ovvero il cliché rivisitato e con nuova vita e sostanza, che rende qualcosa avvincente (non è forse così la nostra vita quotidiana, nella sua routine? Beh non ci troviamo proprio in un apocalisse zombie ….., ma ognuno ha la sua apocalisse personale)

Ho visto nuova vita e nuova linfa per il panorama fumettistico italiano in questa storia, come quel fiore che si vede alla fine de La strada di McCarthy, dopo tanta desolazione.

Non c’è vita, dentro l’inferno, ma si intravede in fondo, una luce per l’uscita.

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