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JOYLAND: UNO STUPENDO GIRO DI GIOSTRA
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Mai fidarsi di Stephen King. Ormai la sua nomea di signore dell’horror la abbiamo smontata più volte, eppure ogni volta il caro vecchio Steve mi sorprende, mi spiazza e mi stupisce; a ben pensarci questa sua capacità sembra essere diventata più palese con l’ultima parte della sua produzione, con volumi in cui King lascia che suggestioni diverse influenzino la sua scrittura, quasi che la parte soprannaturale che tanto ha caratterizzato la sua fama passi in secondo piano.
Joyland è un simbolo di questa sua tendenza, un modo diverso di raccontare le sue storie, ma con il suo stile inconfondibile.
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KING CI SPINGE IN UNA STORIA DOVE MISTERO E MAGICO SI FONDONO CON SENTIMENTI E PASSIONI, MA IL FINALE NON SEMPRE È GRADEVOLE
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Nel 1973 il giovane Devin Jones, studente squattrinato, si ritrova ad affrontare il dolore più forte per un giovane uomo: la fine di una storia d’amore. Per superare la rottura con la fidanzata, accetta il lavoro presso un luna park, il Joyland, senza immaginare come la sua vita verrà sconvolta: perchè Devin non sta solo accettando un lavoro, sta per incontrare una serie di persone che entreranno nella sua vita per lasciare un segno indelebile, come certi eventi che sembrano impossibili per una mente razionale.
Lavorare al Joyland significa non solo offrire divertimento ai clienti, ma convivere con il Castello degli Orrori, l’attrazione del parco che attrae morbosamente gli avventori, che sanno come anni addietro una ragazza sia stata uccisa all’interno del Castello.
È proprio l’attrazione incriminata a offrire a King lo spunto per introdurre l’elemento paranormale all’interno del libro; l’attuale produzione dello scrittore non utilizza più lo spunto dell’orrore inspiegabile come fulcro della vicenda (come accadeva in pietre miliari del calibro di It o Il talismano), ma lo fa avanzare con cautela nella storia, delicato ma inesorabile, fino a farlo diventare importante per il protagonista, ma senza metterlo mai in primo piano.
Joyland non fa eccezione, perchè sarà proprio il delitto irrisolto del Castello degli Orrori a mettere in contatto Devin con il piccolo Mike Ross, bambino paraplegico ma potente sensitivo, che sarà centrale nel donare giustizia alla vittima del Castello.
Mike ha però una giovane madre, Ann, figura femminile forte ma solitaria, costretta alla fuga da una famiglia che non è quanto di più auspicabile.
Il rapporto tra Devin, Ann e Mike è l’asse portante di Joyland. Perchè King privilegia il lato umano alla storia, costruisce una vicenda in cui al centro di tutto si inserisce il legame che il giovane Jones allaccia con la famiglia Ross. Da un lato la condizione di Mike colpisce la sensibilità di Devin, che instaura un’amicizia profonda con il piccolo, vorrebbe regalare anche lui una felicità che gli sembra negata dalla perfidia della vita; eppure la determinazione nata da un’amicizia fa si che anche Mike riesca a vivere la sua gioia di bambino in un luna park, abbatte la sua disabilità e lo rende un bambino come tanti altri. Le pagine in cui King racconta l’emozione del bambino, condivisa con la madre e il suo amico, sono una carezza emozionante per il lettore, lo colpiscono e strappano più di un sorriso.
Eppure il massimo climax emotivo in Joyland vive nell’amore che nasce tra Ann e Devin. Ma non tutti gli amori sono fatti per essere travolgenti e facili, e i due scoprono quanto amare possa ferire e costringerci a rinunciare alla nostra felicità in nome della “cosa giusta”; l’iniziale timore di Ann, la determinazione di Devin sono gli elementi che sembrano essere alla base di questo sentimento, lo alimentano nelle difficoltà. È il primo amore di Devin, e lo vive con un’intensità che riesce ad abbattere le difficoltà, il suo volere amare Ann è una forza incredibile. La capacità di King di riuscire a creare questa empatia è incredibile, riesce a trasmettere non solo il sentimento che lega i due amanti, ma anche la loro lotta interiore nel cercare una soluzione per la loro relazione; c’è un forte realismo nella loro storia, nella durezza con cui lo vivono.
Joyland non è un classico libro di King, pur mantenendo quel sottofondo di inquietudine e orrorifico, ha la forza di avvicinarsi ad una storia d’amore, tormentata, mai banale o melensa, ma intensa, vera. Ogni componente emotiva del romanzo si compenetra alla perfezione nel contesto generale, non ci si sbilancia mai troppo verso un genere, mantenendo un equilibrio che King segue con la sua solita maestria, per regalarci un’esperienza unica e appassionante!
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- USCITA: 2014
- GENERE: Thriller
- AUTORI: Stephen King
- EDITORE ITALIANO: Sperling & Kupfer
- TRADUZIONE: Giovanni Arduino
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