Invincible per me è stata una rivelazione, tardiva dato che sto recuperando tutto alla velocità della luce, ma comunque una mia enorme pecca, scoperta solamente quando ho avuto tra le mani il primo volume-raccolta delle avventure di Mark e della sua famiglia. Giunto al terzo volume con una bella dose di entusiasmo per la creazione di Kirman (già padre di The Walking Dead e Outcast), nel leggere Perfetti estranei mi sono ritrovato spiazzato dalla geniale trama della storia, con un colpo di scena da maestri. Finora la struttura narrativa di Invincible ha tentato di riscrivere il canone classico dei comics, mantenendo una discreta aderenza ai dettami basilari, ma osando avventurarsi in territori nuovi, destrutturalizzando le parti spesso deboli di questo filone (come il rapporto con la doppia identità) o prendendo uno spunto dai comics storici per ingannare il lettore convincendolo che la trama vada in una direzione per poi stupirlo.
CON PERFETTI ESTRANEI SI ARRIVA ALL’INIZIO DI UNO DEGLI ARCHI NARRATIVI ESSENZIALI DEL MITO DI INVINCIBLE
Quello che stupisce maggiormente in Invincible è la cura in uno degli aspetti solitamente più difficili da gestire in una saga supereroistica: la continuity. Sicuramente aiuta il fatto che al timone di questa serie ci sia sempre lo stesso autore, ma la modalità in cui gli eventi si susseguono e la parte di introspezione dei personaggi viene realizzata denotano una linearità spesso assente. Perfetti estranei, seguito ideale di Otto bastano, è forse il momento tutte queste componenti si fondono alla perfezione.
Fin dall’inizio abbiamo saputo come i poteri di Mark derivano dalla sua linea paterna, dato che il padre è un supereroe di origine aliena. Inizialmente ho pensato che questa citazione a Superman fosse un escamotage carino ma un po’ comodo, con la presentazione del popolo Vitrumita (la razza di Invicible) troppo simile alla concezione classica dei Kryptoniani. Fino a Otto Bastano, dove si vede il padre di Mark sterminare tutta la comunità supereroistica mondiale; Perfetti estranei riparte esattamente da questo evento, gestito in modo innovativo. Noi lettori sappiamo bene cosa è accaduto, ma vedere come le dinamiche domestiche in casa Greyson cambino per il segreto che si porta dentro il capofamiglia diventa un momento che esula dal contesto puramente supereroistico e si addentra nella costruzione psicologica del personaggio. In tal senso, questa caratterizzazione raggiunge il proprio apice nella figura di Greyson sr, che dopo essere stato presentato in modo insolito nella prima parte, come dilaniato da un senso di ineluttabilità legato a verità da troppo tempo taciute, si decide, complice una situazione impossibile da nascondere, a rivelare tutto al figlio. Il racconto delle sue origini, della sua vita sulla Terra e di come la nascita di Mak abbia messo in discussione la sua reale missione sul nostro pianeta dovrebbe rendercelo odioso, ma in realtà il confine tra odio e pena, rabbia e comprensione, non è così netto, complice l’ottima storia di Kirkman e la capacità di Cory Walker nel rendere estremamente umane e reali le espressioni del personaggio.
Perfetti Estranei è un titolo perfetto. Se apparentemente sembra indicare come i rapporti in casa Greyson stiano per cambiare, in realtà è anche un segnale al lettore, un avviso che tutto ciò che ad oggi ha pensato di sapere sul mondo di Invincible sta per essere vanificato, fine dell’illusione; è una situazione che va oltre, incarna il momento in cui la visione in parte naif di Mark sul suo ruolo di supereroe viene demolita insieme a quella di figlio. Da un punto di vista psicologico, si può paragonare a quella fase della crescita in sui smettiamo di vedere i nostri genitori come eroi invincibili per vederne l’aspetto umano, fatto anche di errori e difetti, il passaggio dalla fase adolescenziale alla vita da adulti; Mark lo scopre nel modo peggiore (per un supereroe nulla è facile, si sa), ma deve dimostrare che persona è, quale parte del suo retaggio sia dominante nella sua anima.
Ecco, in questo frangente Invincible diventa a tutti gli effeti un comic di supereroi, con il principio che da “grandi poteri derivano grandi responsabilità” di marvelliana memoria e con la scelta di prendere un posizione, il classico momento in cui un eroe decide da che parte stare.
In questa edizione in volume di saldaPress è interessante la parte degli extra, già presenti anche nei primi due albi; Kirkman ci mostra il processo creativo di alcune delle tavole, le scelte che ne hanno caratterizzato al realizzazione e i vari bozzetti, in modo da far sentire ulteriormente parte di questo mondo il lettore. Dopo aver letto Perfetti estranei non ci si può che aspettare un’esplosione dal punto di vista dell’intensità e della trama, e conoscendo Kirkman i colpi di scena sono dietro l’angolo!