Cesare e la sua colonia sono coinvolti in una battaglia con un esercito di soldati umani. Quando le scimmie subiscono pesanti perdite, Cesare lotta istintivamente come se volesse vendicarsi della sua specie. La battaglia contrappone Cesare contro il leader degli umani, uno spietato colonnello, in un incontro che determinerà il destino della loro specie e il futuro della Terra..
“SE PERDEREMO, SARÀ UN PIANETA DI SCIMMIE”
Con The War – Il pianeta delle scimmie, Matt Reeves conclude la saga iniziata nel 2011 da Rupert Wyatt, e lo fa con un film dalle tinte western, che non disdegna però di prendere a piene mani da film come Apocalypse Now (il quale viene omaggiato con una frase su un muro che recita “Ape-pocalypse Now”).
L’elemento alla base del film è Cesare, il quale ha compiuto un’incredibile evoluzione nel corso della saga, arrivando ad essere sempre più simile ad un umano, con tutto ciò che questo comporta. Saranno diversi infatti i momenti nei quali vacillerà, dubiterà delle sue azioni e compierà gesti impulsivi, al pari di un leader umano.
A contrapporsi a Cesare troveremo “Il Colonnello”, interpretato da un ottimo Woody Harrelson, il quale si presenterà come uno spietato capo umano che farà di tutto per sottomettere Cesare e la sua specie, ma che riserverà più di una sorpresa. Anche in questo caso l’omaggio ad Apocalypse Now è molto evidente, con Il Colonnello che ricorda sia per aspetto che per comportamento Kurtz, il protagonista della pellicola del 1979.
Non mancano neanche le citazioni alla saga originale, come ad esempio il nome del figlio di Cesare, Cornelius, che nella pellicola del 1968 è il nome del protagonista.
La regia di The War – Il pianeta delle scimmie si riconferma di ottima qualità grazie a un Matt Reeves in forma smagliante, così come la CGI, che mostra delle scimmie incredibilmente realistiche. Menzione d’onore per Andy Serkis, che dona a Cesare delle espressioni facciali incredibili che vi lasceranno a bocca aperta. Gli unici difetti sono da ritrovare in alcuni momenti fin troppo film, e in un leggero abuso dei clichè.