Era il 2000 quando nei cinema di tutto il mondo uscì un film che segnò drasticamente la visione moderna dei Colossal, il film in questione, Il Gladiatore, firmato Ridley Scott, consacrò Russel Crowe all’olimpo degli dei permettendogli di ottenere un Oscar come miglior attore protagonista. Nel 2024 Scott ritenta con una nuova epopea, sequel diretta della precedente, girando Il Gladiatore II. Sarà riuscito il virtuoso cineasta a replicare il successo ed aggiudicarsi un posto nei campi Elisi?
La trama in pillole: Il Gladiatore II ci porta nel 196 d.C., a 16 anni dai fatti narrati nel capitolo precedente, nei panni di Lucio Vero (Paul Mescal), nipote del defunto imperatore Marco Aurelio e Commodo (Joaquin Phoenix), figlio di Lucilla (Connie Nielsen) con padre illeggittimo Massimo Decimo Meridio (Russel Crowe). Roma è in una fase di declino, l’impero è corrotto, il senato ed il popolo hanno sempre meno potere e la decadenza di Roma viene accentuata dalla mancanza di corrette politiche sociali che incoraggiano il degrado e aumentano il malumore. L’impero è comandato dai due imperatori gemelli, Caracalla e Geta (Fred Hechinger e Joseph Quinn), giovani e folli, che non fanno nulla per il proprio paese. Lucio è fuggito da Roma dopo la minaccia di uccisione di tutti gli eredi del fu Marco Aurelio e ha stabilito la sua vita in Numidia dove, ormai adulto e sposato, vive in tranquillità. Tuttavia l’esercito Romano non tarda ad arrivare e il paese crolla sotto l’attacco imperiale, comandato dal generale Marco Acacio (Pedro Pascal) che vince la battaglia e rende il paese colonia Romana. Lucio è stato catturato e reso schiavo, assoldato dal Lanista Macrino (Denzel Washington) fa ritorno a Roma da Gladiatore, dove decide di vendicarsi per la famiglia uccisa e cambiare le sorti del paese.
Il film appare come un copia e incolla del primo capitolo, con qualche modifica di trama. Pur essendo una buona pellicola purtroppo porta con sé un’eredità troppo ingombrante che lo rende una pallida imitazione. Non è un brutto film ma manca di quell’epicità che ha reso il capitolo precedente un classico intramontabile, che piaccia o meno. Il primo Gladiatore (5 volte premio Oscar) è rimasto nella storia per le sue frasi iconiche, per i combattimenti, scenografie da colossal avanguardistico per l’anno 2000 e per una incredibile resa scenica dell’antica Roma. In questa ultima opera cinematografica sentiamo la forte mancanza di una maggiore narrazione epica, di un coinvolgimento del protagonista più approfondito e più personale. La trama ruota intorno alle gesta del passato di Massimo Decimo Meridio, di Lucio conosciamo poco, solo la sofferenza per la perdita della famiglia e la ricerca di vendetta. Massimo, il fantasma del passato, viene ricordato troppo spesso. La mancanza di pathos del protagonista è bilanciata, quantomeno, dalla figura di Marco Acacio, personaggio interessante e maggiormente sfaccettato. Anche Macrino, interpretato dal magistrale Denzel Washington, è troppo stereotipato, ricalca il classico cliché dell’antagonista arrivista, spietato, ma manca di originalità. I gemelli imperatori, per quanto interessanti, anch’essi cercano di inseguire la lucida follia che Joaquin Phoenix aveva portato in scena nel precedente lungometraggio. Insomma il rimando al passato, seppure giustificato, è troppo pesante e ridondante. In generale è un film godibile ma con una resa da copia sbiadita di un’opera gigantesca che, contestualizzata all’epoca, ha segnato i cuori di molti.
Nota positiva sono gli aspetti tecnici e recitativi, Pedro Pascal, come il gigante Denzel Washington, sono ottimi attori che si distinguono sempre in scena. Paul Mescal è bravo ma non entusiasmante, forse data la natura tiepida del suo personaggio. Ambientazioni molto belle anche se gli interni delle scenografie abbastanza piatti, anche se è sempre emozionante vedere la Roma imperiale e tutta la zona intorno al Colosseo. Lato registico il livello è alto, adrenalinici combattimenti e scene d’azione fisicamente violente ci fanno immedesimare nel periodo storico, Scott non poteva sbagliarli e non delude. Anche sotto questo aspetto il rimando alla precedente pellicola è palese, alcune scene di lotta sono state riprodotte “fedelmente all’originale”. In modo citazionistico, certo, ma serviva?