Ghostbusters: Legacy inizia con la Callie (Carrie Coon), mamma single in difficoltà economica, che si trasferisce con i suoi figli, Phoebe (Mckenna Grace) e Trevor (Finn Wolfhard, uno dei protagonisti di Stranger Things) a Summerville, in Oklahoma. In questa sperduta cittadina, vanno ad abitare nell’inquietante casa di campagna un tempo occupata dal padre recentemente scomparso, Ian Spengler (interpretato nei film originali dal compianto Harold Ramis).
Una volta lì, Phoebe e Trevor devono adattarsi alla vita in un ambiente completamente nuovo. Per Phoebe, nerd amante della scienza, le cose diventano un po’ più facili una volta che inizia a legare con il suo adorabile compagno di classe, Podcast (interpretato in modo coinvolgente da Logan Kim) e un insegnante di scienze (il sempre simpatico Paul Rudd). Naturalmente, questo è un film di Ghostbusters e non passa molto tempo prima che Phoebe inizi a mettere insieme misteri che ruotano attorno al passato iconico di suo nonno. Quando una minaccia paranormale emerge nella sonnolenta cittadina, la giovane dovrà entrare in azione, insieme al fratello e i loro nuovi amici.
Ghostbusters: Legacy nasce da un’idea di Jason Reitman, regista di talento (quattro candidature agli Oscar per i film Tra le nuvole e Juno), che è stato molto esplicito sul fatto di voler realizzare questo film come tributo sia a suo padre che alla sua giovane figlia e questo certamente si vede in tutto il film. Inoltre, non dovrebbe sorprendere il fan service obbligatorio che ci si potrebbe aspettare. Alimentati dall’amore per l’originale, Reitman jr (con la guida di Ivan) e il co-sceneggiatore Gil Kenan hanno catturato l’essenza stessa del film originale. Ad esempio, mentre esplora la casa, Phoebe si imbatte in pacchetti di protoni, vecchie tute e trappole fantasma, mentre Trevor scopre un arrugginito Ecto-1 nel fienile.
Quando si menziona Ghostbusters di Ivan Reitman, il pubblico senza dubbio guarda indietro a un tempo pieno di nostalgia infantile. Con un salto in avanti di 37 anni quella sensazione nostalgica viene a galla grazie a questo gioioso e sentito nuovo capitolo, che ripaga i fan di vecchia data con un’abbondanza di citazioni, easter-egg e riferimenti, che non solo esaltano, ma riescono anche a toccare una o due corde del cuore.
Tra gli aspetti più riusciti di Ghostbusters: Legacy, sicuramente c’è il cast. Le interpretazioni degli attori più giovani sono divertenti e credibili. Sicuramente McKenna Grace ruba la scena: intelligente e indipendente, emana energia in una performance che semplicemente ipnotizza. La sua spalla, Logan Kim, è altrettanto incredibile, mettendo in scena un personaggio divertente e adorabile. Inoltre, è sorprendente e commovente il modo perfetto in cui è stata gestita l’assenza del grande Harold Ramis.
La CGI, sebbene tecnologicamente avanzata, sembra ancora strettamente correlata a quella dei film precedenti e l’umorismo cementa questo come un successo. È evidente (e sarà sicuramente apprezzata dagli amanti del franchise) la volontà di voler dare un senso di continuità col primo capitolo anche da un punto di vista estetico, soprattutto nella resa visiva di alcuni mostri. Quasi ogni scena ha qualche riferimento al classico dell’84. Per la maggior parte, questi ammiccamenti e cenni funzionano all’interno del mondo che i Reitman hanno costruito. Con un collegamento così diretto al primo film, Ghostbusters 2 e il reboot tutto al femminile del 2016 rimangono fuori dalla storia. Con il suo equilibrio tra i generi, personaggi simpatici e il tono piacevolmente caldo e nostalgico, Ghostbusters: Legacy sembra il film perfetto per guarire le ferite sia del sequel che del reboot, che molto avevano diviso fan e critica.
Non è un film perfetto: alcuni potrebbero non apprezzare il fan service o sentire la mancanza di quel genuino senso dell’umorismo del film originale. In questo il tono è diverso: Ghostbusters dell’84 aveva un fascino trasandato, in cui tutto sembrava molto rilassato e alla portata. L’umorismo spesso cinico aveva gag trascinanti, battute fulminanti e slapstick calibratissimo. L’opera di Ivan Reitman liberava il potenziale comico di ogni attore, lasciato a briglia sciolta in maniera tale creando un’atmosfera unica e spontanea.
Legacy ha invece tratti in comune più con i film d’avventura in stile Amblin e alla Spielberg. Ci sono dungeon da esplorare, misteri da risolvere e l’azione è notevolmente aumentata. Differenze e piccoli difetti che perdoniamo facilmente di fronte a un lavoro che è una lettera d’amore per il film iconico di Ivan Reitman. In molti modi, Ghostbusters: Legacy sembra essere il sequel che il film del 1984 meritava. Speriamo che sia Reitman sia la star di questo show, McKenna Grace, tornino in un eventuale sequel.