Smith interpreta un assassino governativo di mezza età ma anche il suo clone assassino ventitreenne. Tutto questo è stato reso possibile grazie alle nuove tecnologie di “de-aging” particolarmente in voga negli ultimi tempi (The Irishman). Il regista di questo thriller di fantascienza è il premio Oscar Ang Lee.
Henry Brogen (Smith) è un letale assassino, noto per aver portato a termine con successo lavori che nessun altro sarebbe stato in grado di fare. La sua ultima missione lo porta a chiedersi se la sua mente e il suo corpo sono ancora all’altezza del compito, prende quindi la decisione di ritirarsi. A questo punto i suoi ex capi, tra cui il malvagio superiore Clay Verris (Clive Owen), che è a capo del team scientifico GEMINI dichiarano Henry morto.
Essendo un esperto killer con decenni di esperienza, Brogen è difficile da uccidere. Con l’aiuto di Danny (Mary Elizabeth Winstead), un altro agente inviato per tenerlo d’occhio e il vecchio amico Baron (Benedict Wong), scappa dalla sua casa in Georgia e si reca all’estero per stare al sicuro. Verris quindi invia Junior ad uccidere Brogen. Junior è una replica esatta ma fisicamente superiore di Henry, che conosce tutte le mosse del vecchio ma che non possiede le sue astuzie.
Smith fa almeno la sua parte con il compito erculeo di recitare lo stesso tizio a distanza di tre decenni, mostrando un’anima vecchia come Henry e una travagliata come quella del giovane Junior. La tecnologia è la chiave per portare a termine questa interessante idea e in alcune delle sequenze del giovane, Lee cattura così bene gli occhi e la persona di Smith, che è come se stessi vedendo di nuovo il Principe di Bel-Air.
Gli effetti speciali possono essere fantastici ma possono anche apparire pericolosamente finti sullo schermo, cosa che accade troppo spesso. Junior assomiglia incredibilmente a Smith in una scena e diverso in un’altra. In alcuni casi, Junior è palesemente un personaggio digitale, il bacio della morte in un film come questo.
L’ultimo film di Lee, Billy Lybb – Un giorno da eroe (2016), è stato girato a 120 fotogrammi al secondo (lo standard è 24; la trilogia Hobbit di Jackson era 48…), e l’aumento della frequenza dei fotogrammi è un’innovazione che vediamo in Gemini Man. L’idea è quella di offrire dettagli estremamente nitidi e iperrealistici, in realtà trasforma il film in una rivista patinata e rende troppo nitidi i contorni dei personaggi, come se fossero ritagli. Rende anche tutto dal sapore economico e dilettantesco, facendo sembrare gli oggetti di scena come fossero stati rubati dall’armadio di una produzione scolastica locale. In qualche modo “infetta” le performance degli attori, derubandole di realismo. Almeno le cose high-tech sembrano innovative, perché praticamente tutto il resto è piuttosto privo di fantasia.
Le scene di combattimento tra Henry e Junior sono sparpagliate e nel complesso l’azione è troppo inverosimile. Le motivazioni dei personaggi sono molto banali: i cattivi (specialmente Owen) sono semplicemente cattivi, ci sono sbalzi di tono in abbondanza (momento profondamente serio un minuto, e scherzoso quello dopo), insomma agli amanti dei film d’azione gli sembrerà di aver già visto Gemini Man, tutto molto prevedibile. Sul versante positivo, la coppia Smith / Wong funziona, li vedrei bene insieme in un film del genere comico d’azione.
CONCLUSIONI: Gemini Man è un film d'azione dal sapore di spionaggio che dovrebbe sembrare esotico ed eccitante, ma in realtà sembra di guardare un video aziendale. Questo a causa di un frame rate troppo elevato che spazza via il glamour, la fantasia rassicurante, e ti lascia con pura mondanità visiva. Il film mira molto in alto avendo a disposizione un talento come Will Smith impegnato in un doppio ruolo, ma manca selvaggiamente il bersaglio, dialoghi violenti, una trama sottile e sciocca che armeggia con l'ambizione del concetto di base in un miscuglio di effetti visivi. Inoltre la sceneggiatura del film e la svolta orribile di Clive Owen nella parte del cattivo con un piano logico illogico, ma peggio ancora, la promettente azione iniziale del film lascia il posto al sentimentalismo insopportabilmente fangoso che lascia solo infastiditi.