Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare un periodo della mia patologica carriera di lettore compulsivo in cui non abbia avuto in attesa un libro di Stephen King. La mia prima esperienza con King risale a un’estate della prima adolescenza, quando in attesa dell’interminabile tortura della spesa del sabato mattina avevo abbandonato mia madre alla sua lista (interminabile anche lei) e mi ero rifugiato nel reparto libri, da cui uscii con un tomo mica da ridere, dal titolo curiosamente brevissimo: IT.
Da allora mi son lasciato portare a zonzo per l’America da King, tra incubi e poesia, nei momenti di massimo splendore e in quelli calo, ma comunque sempre presente. È stata con una certa ansia che mi ero accostato a Mr Mercedes, il primo capitolo della trilogia di Bill Hodges; il King degli ultimi anni ha perso un po’ lo smalto, diciamolo, sempre gradevole da leggere ma meno incisivo e appassionante dei tempi di IT o L’ombra dello scorpione. Leviamogli anche quell’etichetta da “re dell’horror”, perchè nella sua produzione è vero che l’orrore ha avuto una forte presenza, ma ci sono anche volumi appassionanti che hanno una componente horror meno marcata.
BILL HODGES DEVE AFFRONTARE LA SUA ULTIMA INDAGINE, AFFRONTANDO L’UNICO AVVERSARIO CHE POTREBBE BATTERLO
All’interno di questa schiera di libri, c’era inizialmente anche Mr Mercedes, mentre il seguito, Chi perde paga, ha mantenuto la sua linea virata al thriller introducendo un piccolo elemento che poteva far indurre al paranormale, con l’apparente acquisizione di straordinari poteri da parte di Brady Hartsfield, il Mr Mercedes che ha messo in moto gli eventi di questa trilogia.
Ora, attenzione, potrei fare mio malgrado qualche spoiler!
La dinamica con cui King motiva i nuovi poteri di Hartsfield affonda più nella fantascienza che nel paranormale, con la presenza di farmaci sperimentali e la combinazione con l’informatica, che ricopre un ruolo non indifferente all’interno del libro. La diffusione di una consolle portatile da gioco (elemento incredibilmente reale e attuale) diventa il tramite della nuova coscienza espansa di Hartsfield, la modalità con cui il folle ormai paralitico tenterà di terminare il lavoro lasciato in sospeso anni prima durante il fallito attentato al concerto, unendolo alla sua morbosa passione: il suicidio.
La tematica trattata è piuttosto delicata, specie in una nazione (come fa intendere l’autore stesso nei ringraziamenti finali) in cui il suicidio è radicato nella popolazione, un aspetto molto presente specie nella fasce più deboli, cosa che in Fine Turno torna piuttosto facilmente. Tolto l’aspetto sociale, all’interno del libro la manipolazione che Hartsfield riesce a eseguire sulle sue vittime è impressionante, machiavellica e sempre mirata, anche se in certi casi sembra quasi fin troppo “artificiale”, un po’ forzata ai fine della narrazione. È il dettaglio della storia che più si presta ad un critica, perchè per quanto buona l’idea di partenza, in alcuni momenti appare troppo ovvia, pilotata, quasi prevedibile.
Il meglio King lo offre costruendo le dinamiche tra i personaggi, specialmente tra Hodeges e la sua amica/assistente, Holly, donna complessata e non facile da inserire nelle dinamiche della storia, ma lo scrittore ha la capacità di farla entrare in gioco nel modo corretto, con una sua dimensione che anche nei momenti più complicati mantiene la propria identità. Uguale discorso per Hodges, impegnato nella sua indagine più importante, da cui sembra dover uscire sconfitto, a causa di una teoria che rasenta la follia, portandolo a non essere creduto da coloro che dovrebbero investigare.
King riesce a concentrare i tre giorni dell’indagine in modo frenetico, ma godibile, invoglia il lettore a divorare la storia per sentirne la sensazione del tempo scarso, il ticchettio dei minuti che volano e che sembrano (e sono) un memento per Hodges.
Nonostante qualche piccola concessione per delle apparizioni fin troppo provvidenziali, tutto sommato la trama si dipana agevole ed appassionante, concludendo in modo giusto la trilogia in essere. Il finale di Fine Turno è stata una rivelazione; solitamente King tende a perdersi proprio in conclusione dei propri libri, ma in questo caso le ultime pagine sono delicate, quasi malinconiche, riuscendo ad accompagnarci verso il termine dell’avventura iniziata in Mr Mercedes con poesia, nonostante fin dalle prime pagine si capisca cosa ci attende all’ultima pagina. È l’esperienza dello scrittore americano, che nonostante passino gli anni, sa ancora tirare fuori l’esperienza all’occorrenza!
Fine Turno è il 50esimo romanzo di King, e l’intera trilogia sta per diventare un serial affidato a Jack Bender (Lost e Under the Dome), mentre il buon vecchio, prolifico Stephen sta già lavorando al nuovo libro, Sleeping Beauties, scritto a quattro mani con il figlio Owen!