Bentornati avventurieri dell’Erondar!
Questo mese ci troviamo tra le mani un albo particolare, decisamente introspettivo, che ha poco da offrire in termine di azione e combattimenti (anche se presenti) ma che punta molto sull’impatto emotivo e psicologico dei protagonisti. Il signore degli impuri è il numero 45 della serie (incredibile, manca pochissimo al quarto compleanno di Dragonero) e vede il ritorno di un nemico affrontato in passato dai nostri amici, uno spiacevole ritorno che sembra essere legato alla tanto attesa saga delle Regine Nere!
L’aspetto meglio riuscito di questo albo è sicuramente il modo perfetto in cui la trama di Vietti si snoda, con una partenza che in pochissime tavole riesce a trasmettere in pieno il senso di minaccia incombente; vedere Alben, il Luresindo amico di Ian, lasciare impetuosamente eremo in risposta ad una minaccia percepita è un incipit non da poco, tutto reso senza nemmeno una parola, ma solo dalla bravura di Fabrizio Galliccia nel realizzare i disegni che animano la trama. È proprio questa assenza di dialoghi nelle prime pagine che mi ha colpito, il vedere come la nostra attenzione venga focalizzata solo ritraendo con accuratezza i personaggi, mantenendo un’aria simile alla quiete prima della tempesta. Che puntualmente arriva!
L’oscura negromanzia che si abbatte sul villaggio di Newes esplode all’improvviso, impietosa e ruggente, prima di cercare il proprio bersaglio: Ian e Gmor. I due amici saranno colpiti in pieno da questa forza oscura, che li costringerà a rivivere il momento più doloroso della propria vita, una condanna che vuole indurre i nostri eroi alla follia. Impedire al misterioso necromante di compiere la propria missione tocca ad Alben e Sera, che dovranno salvare i propri amici dalla morsa dei propri incubi.
La mancanza di azione di cui parlavo prima non mina minimamente il forte impatto di questo albo, anzi è il punto di forza de Il signore degli impuri; le peripezie di Sera per salvare i propri amici, la determinazione di Alben nel correre in aiuto di Ian e Gmor sono resi in modo appassionante, veritiero. Ma è il modo in cui reagisce Ian a questa minaccia che mi ha stupito; senza entrare nel dettaglio per evitare spoiler, sembra che lo Scout per un attimo perda la propria dimensione più umana, diventando pura vendetta, senza che sia Tagliatrice Crudele ad influenzarlo. A mio avviso è l’ennesimo step di un processo interiore di Ian che lo sta quasi preparando al grande evento che lo attende verso l’autunno del 2017, come se la sua anima si stesse indurendo per affrontare il grande pericolo che incombe; anche la chiacchierata finale con Gmor sembra mostrare un Ian diverso, più chiuso e guardingo.
Fabrizio Galliccia ha interpretato molto bene la trama, riuscendo nel difficile compito di dare vita e movimento all’immensa massa nera animata dalla magia del necromante. Nelle tavole di Galliccia il nero prende vita, si anima, dà la sensazione di esser in costante movimento, affamato e pericoloso; a mio avviso lavorare con solo bianco e nero per dare un simile senso di dinamismo e minaccia è una vera impresa, che Fabrizio supera brillantemente! Molto evocativa e inquietante la copertina di Matteoni, che incarna perfettamente l’atmosfera cupa e angosciosa della storia!