Recensione: Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta

Dragon Quest XI, la recensione dell'ultimo lavoro di Square Enix

Questa volta tocca finalmente a Dragon Quest XI, videogioco Square Enix, dopo un non inosservato percorso fatto dal titolo stesso prima ancora di giungere negli scaffali nostrani.
Eh già! Perché Dragon Quest XI è uscito quasi più di un anno fa nel territorio nipponico ed è arrivato da noi soltanto ora. E’ bene specificare come questo ritardo non sia stato dovuto a problematiche d’importazione o simili, tutt’altro: il gioco ha preso il suo tempo perché gli sviluppatori stessi e la direzione artistica (Yuji Horri vi dice qualcosa?) hanno deciso di renderlo, dopo la lunga attesa di un nuovo Dragon Quest su console Sony, un titolo più adatto agli standard occidentali. Queste differenze, che mano a mano saranno svelate nella recensione di seguito, si sono rivelate tutto fuorché discutibili, e in redazione non esitiamo ad ammetterlo: non solo abbiamo giustificato il ritardo ma, come dire, lo abbiamo anche apprezzato. Cominciamo?

Una bella principessa mette al mondo un bimbo con uno strano segno sulla mano (Link, is that you?) ma è costretta ad abbandonarlo nelle rive di un fiume per via di forze oscure che prendono d’assedio il castello in cui questa si trova. Il ragazzo crescerà fino a scoprire la vera natura del segno che ha sulla mano nonché il fato che lo attende. Lui (o meglio: tu, giocatore) è la reincarnazione del Lucente, un guerriero leggendario che con l’avvento delle forze oscure, viene al mondo per contrastarle e ristabilire l’equilibrio.
E’ un incipit dalle sfumature classiche quello di Dragon Quest XI, ma non lasciatevi ingannare o meglio: fatelo ma con cognizione di causa. Essenziale diventa prima di ogni cosa specificare ai neofiti come l’intera saga di Dragon Quest non abbia mai brillato da un punto di vista drammaturgico, per intenderci: se vi aspettate intrecci cervellotici e mirabolanti plot twist, avete sbagliato titolo, ma se cercate un clima fiabesco, dove il caricaturale incontra le atmosfere magiche e sospese dell’epic fantasy, allora siete decisamente nel posto giusto. Dragon Quest XI regala l’insperata sensazione di benessere che solo una favola può donare, e non importa che voi siate grandi o piccoli, questo gioco riuscirà comunque a rilassarvi senza mai scadere nell’ingenuità o in quello stesso mood di ostico impegno che ha allontanato col tempo, i nuovi videogiocatori da titoli di questo genere.
Una delle differenze che abbiamo potuto cogliere rispetto alla versione orientale, è l’implementazione della lingua inglese (porting davvero maestoso dato il labiale perfettamente sincronizzato al doppiaggio), per poi seguire a una traduzione italiana nei testi davvero ottima. Non mancheranno infatti le solite chicche tipiche di questo genere: vi troverete di fronte a mostri e nemici i cui nomi, nella traduzione nostrana, sono stati studiati e convertiti con ironia, passione ma soprattutto tanto impegno.

Paragrafo separato dal comparto drammaturgico è da attribuire, sta volta, anche ai personaggi e alla direzione artistica. Il Party, composto inizialmente soltanto dal giovane eroe protagonista del titolo, andrà via via ad organizzarsi in maniera omogenea e assolutamente tattica, dando la possibilità al giocatore di intercambiare i membri della squadra nel desiderio di rendere ogni battaglia unica e ben predisposta verso la tipologia di nemici che s’intende affrontare. I componenti del Party potranno essere cambiati anche durante lo scontro, novità non indifferente che crea una sostanziale divisione dagli altri capitoli della saga.
Oltre alla valida caratterizzazione dei personaggi principali (che come ogni capitolo della saga richiamano eroi alla Dungeon and Dragons) questo titolo vanta di un cast di secondari davvero impressionante. Ogni Re, Sultano, Principessa o forza nemica di una certa importanza, riesce nel rendersi visibile attraverso una descrizione caratteriale convincente, supportata da un world building vivo e interessante, anche se non proprio originalissimo. Il character design dei personaggi è il tipico della serie di Dragon Quest. Ogni personaggio, per fattezze richiama certamente lo stile del noto Akira Toriyama, ma questa è una peculiarità della saga tutta e, almeno secondo noi in redazione, è un dettaglio imprescindibile della serie e che dovrebbe essere sempre apprezzato.

La trama principale dura sul centinaio d’ore (se si annette anche il post game utile alla narrazione), regalandovi un esperienza completa e gradevole come si confà al genere di questi titoli. Il gameplay è classico, e si articola sul combattimento a turni, con un sistema di esperienza che porterà sempre più in alto i livelli del vostro party consentendovi di guadagnare anche punti abilità da spendere per accrescere skills o per acquisire abilità di vario genere e ben distinte per ogni personaggio. Ogni punto di svolta della trama avrà il suo boss da sconfiggere per procedere nel gioco, e la sfida sarà sempre maggiore, anche se questo capitolo in particolare non offre una difficoltà proibitiva, tutt’altro. E’ infatti un piccolo difetto che abbiamo riscontrato: il gioco è tendenzialmente clemente, e raramente vi troverete a lanciare il joystick contro vostra madre (anche se i mostri, possono essere potenziati in una schermata prima dell’inizio del gioco). Con l’import uscito quest’anno vi sarà inoltre la possibilità di correre negli spazi aperti con uno degli appositi pulsanti dorsali del pad, facilitando di molto gli spostamenti fra una zona e l’altra e dando un senso di più fluida dinamicità nonché di maggior controllo sul personaggio stesso.

La colonna sonora e la qualità dell’immagine, fanno da protagoniste in questo videogioco. Il comparto tecnico, pregevole nella struttura, rende onore alla direzione artistica regalando al giocatore più di uno scorcio memorabile nella mappa di gioco, e facendolo immergere attraverso una colonna sonora strabiliante.

CONCLUSIONI: "Per riassumere: Dragon Quest XI figura come una magnifica esperienza, fiabesca nella narrazione e magistrale nelle atmosfere, in grado di garantire al giocatore cento ore di spasso, risate e spensieratezza. Peccato per la difficoltà, giustificata dal voler far avvicinare nuovi utenti al brand, ma un filo deludente per i veterani."

VOTO FINALE: 7.5

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