Sulle pagine di Doctor Strange arriva Donny Cates, divenuto ormai un autore di spicco di casa Marvel grazie a lavori come Thanos Vince, Ghost Rider Cosmico e Venom (che lo hanno portato a prendere le redini della nuova serie dei Guardiani della Galassia), e decide subito di sovvertire la situazione mettendo Loki nei panni dello Stregone Supremo.
Alle matite troviamo invece Gabriel Hernandez Walta, che si è fatto notare soprattutto grazie all’egregio lavoro svolto sulla serie dedicata a Visione firmata King.
Quindi vi starete chiedendo: come ha fatto Loki a diventare il nuovo Stregone Supremo? Ovviamente non saremo noi a rivelarvelo, sappiate solo che il motivo è discretamente approfondito e non ne resterete delusi.
Cates decide di sfruttare la classica ambiguità del personaggio, portando il lettore a dubitare delle parole di Loki, il quale afferma di voler utilizzare questo importante ruolo a fin di bene, facendosi carico di tutti i costi che la magia comporta.
Ma il vero protagonista della storia resta il nostro amato ex-chirurgo, difatti uno degli aspetti più interessanti di questo story-arc riguarda il modo in cui Stephen Strange reagisce alla cosa, dato che torna a lavorare in ospedale, accompagnato da Bats, un simpatico cane parlante che siamo certi vi strapperà qualche risata (e non solo!); ma una volta dismessi gli abiti da lavoro, il Dottore non perde mai occasione di trovare un modo per riconquistare il titolo di Stregone Supremo, dimostrando una tenacia incredibile che lo porterà fino alle porte di Asgard.
E qui colgo l’occasione per parlare di un elemento che ho apprezzato molto di questa storia, ovvero l‘incontro di due mondi che raramente vediamo incrociarsi: il mondo magico di Strange, Wong, Wanda ecc, e quello divino di Asgard ed i suoi dei; ho trovato infatti molto interessante e divertente vedere ad esempio Stephen interfacciarsi con la magia Asgardiana, oppure Loki avere a che fare con un mondo tanto simile quanto diverso da lui, gestendo il nuovo ruolo con lo stile che lo ha sempre caratterizzato.
La storia complessivamente scorre bene e permette di vedere un confronto fisico e psicologico fra due individui che in questo momento risultano più simili di quanto si potesse pensare, legati in modo indissolubile alla magia e disposti a tutto nella battaglia legata al ruolo di Stregone Supremo.
A stravolgere completamente la miniserie sarà un personaggio molto celebre dell’Universo Marvel, il quale era ormai sparito dai radar da anni, ma state tranquilli perché eviterò di spoilerarvi chi è; mi limiterò a dirvi che innalza la storia ad un livello superiore grazie ad una sana dose di momenti d’azione e colpi di scena.
Per quanto concerne l’aspetto visivo, il lavoro svolto da Walta è altalenante: dà il meglio di sé in tutto ciò che riguarda gli elementi fantasy, come le magie i mostri, ma pecca in quelli che sono i volti degli umani ed in generale risulta troppo “sporco”; tuttavia, ritengo che il suo stile si sposi bene alle atmosfere ed ai personaggi di Doctor Strange, inoltre non è poi così diverso dallo stile di Bachalo che aveva accompagnato la run di Aaron, e questo crea una apprezzabile sinergia con la saga precedente.