Tramite le pagine di Nerdgate avete avuto modo di conoscere Rick Remender, sceneggiatore di splendide serie a fumetti come Uncanny X-Men, Deadly Class, Seven to Eternity e Black Science. Il pregio di questo scrittore è quello di riuscire a spaziare tra generi diversi, come dal fantasy allo sci-fi, regalando comunque albi e volumi di alta qualità, anche grazie ai disegnatori che lo accompagnano in questi progetti creator-owned. All’inizio di quest’anno, BAO Publishing ha portato in Italia il primo volume della nuova fatica firmata Rick Remender: sto parlando di Death or Glory Vol.1, edito in USA sotto l’egida Image Comics e disegnato dal talentuoso Bengal.
A differenza delle soprammenzionate produzioni a fumetti di Remender, Death or Glory si pone come una storia particolarmente “grounded” (come dicono gli americani) ovvero molto realistica. Non si tratta del viaggio di una compagnia per porre fine al dominio di un dio degli inganni, né di una scuola di assassini, tanto meno di un viaggio nell’ignoto. Death or Glory è la storia della giovane e testarda Glory, una ragazza nata e vissuta sotto un’unico ideale e stile di vita: libertà. Avete presente quando leggete qualcuno che su Facebook ha inserito tra le info del profilo “ha studiato presso la strada”? Beh, nel caso di Glory sarebbe azzeccato come “titolo”.
Ma se la libertà è ciò che contraddistingue la nostra protagonista, per tutto il primo volume la vediamo intrappolata in una serie di responsabilità che le si pongono davanti come un frontale tra automobili. Per tutto il volume, Glory dimostrerà quanto sia importante questo binomio tra dovere ed essere fedeli ai propri ideali, soprattutto quando questi concetti si scontrano (ed è molto facile che lo facciano). Remender ci sottopone questi temi intervallando il tutto con dell’ottima azione al cardiopalma, probabilmente la gimmick più accattivante di questo primo volume: combattimenti corpo a corpo ed inseguimenti ad alta velocità rendono Death or Glory un fumetto cinetico.
Il tutto è dinamico e fluido, anche nelle scene più dialogate, e questo grazie agli splendidi disegni di Bengal, che dopo averci fatto brillare gli occhi tramite le varie cover prodotte per Marvel e DC, fa di Death or Glory la prova del nove del suo talento artistico. Il suo stile tutto curve rende l’intero volume una gioia per gli occhi. Encomiabile l’uso dei colori, anche nell’evidenziare le scene più impattanti, ma soprattutto nello studio della luce, che rende coloratissima ogni scena senza risultare stucchevole. Forse l’unico problema delle matite di Bengal è il non riuscire a rendere crude le scene più violente (e ogni tanto grottesche) che Remender inserisce qui e là nel corso della storia.
Come da tradizione, Remender offre una caratterizzazione molto realistica dei personaggi principali, che cerca di rendere il più facile possibile l’immedesimazione con il protagonista di turno, ma, a differenza delle altre produzioni dello scrittore americano, tutto ciò emerge in maniera molto più difficile da Death or Glory, forse per via del suo contesto generale, anch’esso molto realistico. Con ambientazioni e scenari distanti dalla nostra normalità, il trattamento di umanizzazione, che Remender riserva ai suo protagonisti, risalta molto più chiaramente, rendendo da subito il tutto molto più empatico. Probabilmente è questo il difetto principale del primo volume di Death or Glory: il lettore abituato alla penna di Remender si aspetta un avventura in un mondo nuovo ed inesplorato, mettendoci più tempo del dovuto ad entrare nel mood della storia.