Ogni mese vi stiamo raccontando le avventure di Daredevil, il personaggio di casa Marvel che sembra avviato finalmente avviato alla meritata gloria, visto il successo delle prime due stagioni del suo serial su Netflix (tendo ad avere un’amnesia selettiva su un suo vociferato film con Ben Affleck, ma temo sia una campagna denigratoria messa in piedi da Fisk). Ormai lo ho detto a più riprese quanto io sia legato al buon Matt, ma mi sono reso conto che se abbiamo già visto le sue peripezie per le vie di Hell’s Kitchen, non vi ho mai raccontato della sua genesi editoriale, che rappresenta un vero e proprio calvario. Un lungo percorso che inizia parecchio tempo prima della data ufficiale di uscita, ma che ha il via addirittura in un’altra casa editrice!!
IL PRIMO DAREDEVIL NON AVEVA IL MARCHIO MARVEL, MA NACQUE PARECCHI ANNI PRIMA DELLA SUA COMPARSA IN UNA PUBBLICAZIONE DELLA CASA DELLE IDEE!
Prima tappa, 1940. Il mondo sta affrontando il duro periodo della seconda guerra mondiale, l’America è ancora fuori dal conflitto che dilaga in Europa e dal punto di vista del mondo dei comics siamo in piena Golden Age! La Lev Gleason Publishing sta pubblicando un fumetto che riscuote un certo successo, Silver Streak, ma al suo sesto numero (settembre 1940) mancano una decina di pagine per essere completo; a sopperire a questo difetto ci pensa Jack Binder, che inventa un eroe nuovo: Daredevil. Il personaggio comincia a venire maggiormente dal numero successivo con l’intervento di Jack Cole, che sceglie di metterlo a confronto con Claw, uno degli avversari di Silver Streak, in una battaglia che dura bene cinque numeri.
Ma chi si nascondeva dietro al maschera di Daredevil? Si tratta di Bart Hill, un ragazzo che assistette alla morte dei propri genitori e venne marchiato a fuoco. Questo evento nel primo numero viene indicato come motivo del suo mutismo, una menomazione che già sparisce nella sua seconda apparizione; il Daredevil definitivo è quello che appare proprio nel secondo numero, in cui rimane l’identità di Bart Hill, confermata la scelta del boomerang come sua arma (come richiamo alla cicatrice del suo marchio), rimane la sua cintura a spillo, ma viene cambiato il suo costume, che pur mantenendo la divisione simmetrica in senso verticale tra giallo smorto e blu scuro, ora diventa rosso scuro e blu.
Daredevil ebbe l’onore di una propria testa nel marzo del 1941, la cui copertina vede l’eroe lottare con altri personaggi contro…Hitler! Daredevil Battles Hitler ha una copertina che richiama un altro celebre numero uscito nello stesso periodo, quella di Capitan America. In realtà all’epoca era quasi una sorta di propaganda, con l’America non ancora schierata in guerra e alcune voci della società americana che chiedevano una presa di posizione netta (come verrà dopo il bombardamento di Pearl Harbor il 7 dicembre 1941). A seguire la testa fu Charles Biro, che dopo aver solo collaborato alla stesura del primo numero, si dedicò totalmente a Daredevil, arrivando anche a riscriverne le origini nel numero dell’agosto 1943, e definendo sia la sua identità segreta che il suo background (cresciuto dagli aborigeni australiani). Anche Daredevil, pur avendo raggiunto vendite eccezionali (in periodo di guerre riuscì a vendere fino a sei milioni di copie!), patì l’arrivo degli anni ’50, che vide il mito dei supereroi perdere fascino, e dopo un iniziale distacco iniziato nel gennaio 1950, lasciando spazio ad una formazione di suoi alleati (i Little Wise Guys), fino alla chiusura della testata nel settembre 1956.
Facciamo ora un salto al 1963. La Marvel sta facendo furore con testate come The Amazing Spider- Man e i Fantastici Quattro, mentre stanno facendo le loro timide comparse personaggi come Iron Man, Thor, Ant-Man e Hulk. Ma l’editore Martin Goodman voleva premere sul fascino dei supereroi e diede al suo principale autore e direttore responsabile il compito di ripetere l’exploit di Jack Kirby; fu così che l’incaricato, un certo Stanley Lieber (se dico Stan Lee, va meglio?) si mise all’opera, e i primi a uscire da questa nuova infornata di eroi furono gli X-Men. Goodman però voleva anche un eroe solitario, sulla falsa riga di Spider-Man, e suggerì di sfruttare il dimenticato personaggio di Daredevil della Gleason, il cui marchio era diventato di pubblico dominio. Lee non se lo fece dire due volte, e iniziò subito a lavorare sul personaggio, prendendone i caratteri essenziali, come la mancanza di poteri sovraumani; per lo stile grafico si rivolse a Steve Ditko, uno dei creatori di Spider- Man, che rifiutò per paura di creare una variazione sul tema del suo personaggio. La seconda scelta ricadde su Bill Everett, creatore di Namor e artista molto apprezzato in quegli anni. In quel periodo, Everett lavorava per la Eaton Paper Corp., una ditta di materiale cartaceo, anche lui come molti artisti di comics del decennio passato costretto in un lavoro poco appagante per via della fine della Golden Age.
La telefonata fra Everett e Stan Lee è stata la vera partenza per la nascita di Daredevil, ma questo ve lo raccontiamo fra sette giorni!!