CREED NATO PER COMBATTERE – Recensione

28 Gen 2016

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CREED: NATO PER COMBATTERE

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I produttori della popolare saga di Rocky in collaborazione con Sylvester Stallone, portano sugli schermi CREED nato per combattere, una pellicola “nata” con poche pretese ma che alla fine è piaciuta al grande pubblico.

La trama segue lo schema collaudato della serie di Rocky (di cui questo film è uno spin-off) : un pugile cerca rivincita attraverso la propria naturale attitudine al combattimento. Troverà nel suo mentore non un semplice allenatore ma un sincero insegnante di vita. A fianco del pugile l’ immancabile figura femminile, che un po’ ricorda Adriana.

Il protagonista è dunque Adonis ‘Donnie’ Johnson (Michael B. Jordan) figlio illegittimo di Apollo Creed : Adonis è un bambino con un carattere difficile abituato a uscire ed entrare dai riformatori. Mary Anne Creed (Phylicia Rashad) ,moglie del defunto Creed , non è la madre del ragazzo ma decide di adottarlo e prendersene cura ,offrendogli una vita comoda e lussuosa. Ritroviamo Adonis ormai adulto e con un ottimo lavoro da impiegato : ma questa vita tranquilla non gli si addice, il suo temperamento irrequieto lo porta a recarsi spesso in Messico pur di combattere in incontri di boxe non ufficiali con avversari che facilmente riesce a battere . Rinunciando al lavoro, nonostante il parere contrario della madre, si mette alla ricerca di un allenatore per intraprendere seriamente la carriera pugilistica, ma nelle palestre viene respinto, poiché figlio di quel Creed morto sul ring anni prima.

Adonis non riesce a perdonare il padre per averlo lasciato solo e per la pesante eredità del cognome che porta: abbandona dunque la madre e la California per recarsi dal grande rivale di Apollo, Rocky Balboa (Sylvester Stallone) che ha chiuso definitivamente con la boxe e si sta dedicando alla gestione del suo ristorante a Philadelphia.

Lo scopo del giovane è farsi allenare da Rocky ma Balboa inizialmente rifiuta; Adonis non si arrende e comincia ad allenarsi in incognito nella palestra di Micky, rimessa a nuovo da un amico di Rocky e intanto conosce anche una ragazza, Bianca (Tessa Thompson) di cui si innamora. Balboa, spinto dal suo istinto di ex pugile, decide infine di fare del suo pupillo un campione : i due cominciano così l’ allenamento che porterà il giovane Creed ad affrontare il suo primo avversario Leo ‘Lion’ Sporino (Gabriel Rosado), un giovane e potente pugile professionista .

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Adonis si presenta sul ring con il cognome della madre, Johnson, affronta il pugile Lion e lo batte facilmente al secondo round ma la vittoria avrà un sapore amaro, poiché il giorno dopo TV e giornali rivelano la sua identità : è il figlio di Creed.

Le persone cominciano a vederlo con un altro occhio e persino Bianca che non sapeva nulla lo respinge inizialmente, ma proprio questa rivelazione porterà un’ inaspettata occasione: il manager dell’ attuale campione del mondo dei medio massimi propone a Rocky una sfida per il titolo a patto che Adonis combatta con il cognome del padre.

L’ occasione è davvero unica e Adonis accetta : ricomincia così il duro allenamento che però questa volta subirà rallentamenti e contrasti quando Rocky sentitosi male scopre di essere gravemente malato. I due litigano poiché Balboa, convinto che sia arrivata la sua fine, non vuole curarsi ma l’ opposizione tenace del ragazzo alla fine smuove l’ ex campione, che inizia la terapia .

Rocky in cambio aiuta Adonis ad accettare il suo destino e a perdonare definitivamente il defunto padre.

Arriva così il giorno del fatidico match e tra tensioni, ricongiungimenti e regali inaspettati inizia lo scontro per il titolo dei medio massimi in 12 round con il terribile ‘Pretty’ Ricky Conlan (Tony Bellew) dato per favorito e pienamente appoggiato da critica e pubblico : questo in particolare non crede ancora che Adonis sia degno erede del padre.

Il combattimento è durissimo, Creed finisce al tappeto in due occasioni , ma riemerge forte della maturità raggiunta con il doloroso percorso che ha dovuto sopportare per arrivare qui : anche il campione finisce al tappeto al 12° round ma riesce a mettersi in piedi all’ ultimo secondo conservando il titolo. Nonostante l’ epilogo ai punti non favorevole, Adonis Creed convince la critica e il pubblico che alla fine , un po’ in stile Rocky, lo acclamerà come vero vincitore : ora può finalmente chiamarsi Creed.

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IL NEMICO PIÙ GRANDE CHE ADONIS DEVE SCONFIGGERE È LA PAURA DI NON ESSERE ALL’ALTEZZA DEL SUO PESANTE COGNOME.

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Non poteva mancare la scena finale della scalinata che conduce al Philadelphia Museum of Art dove Creed e Rocky salgono lentamente assieme.

Creed nato per combattere si colloca nella serie originale di Rocky con il tipico richiamo degli elementi che l’ hanno resa immortale : il vecchio mentore , il giovane boxer , l’ allenamento , la donna a sostegno nei momenti difficili , il match finale ma soprattutto la lotta, il rialzarsi e reagire ai colpi inferti dalla vita.

L’ attore Michael B. Jordan, nonostante una buona interpretazione, svolge un ruolo non facile accanto a Stallone : il ricordo di Apollo Creed è forte ed è difficile entrare nel cuore degli appassionati.

Stallone è un vecchio Balboa ,forse un po’ troppo abbattuto che a differenza del Rocky di un tempo si lascia facilmente andare quando viene a conoscenza di essere malato (magari per aver perso dopo Adriana anche l’ amico Paulie ?) : rimane però sempre fedele al suo ruolo di Rocky, forte motivatore e di grande personalità che non si lascia schiacciare facilmente dalle avversità.

Bianca (Tessa Thompson) è a tratti presente ma non convince come possibile sostituta di Adriana.

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La location principale è sempre la stupenda Philadelphia, culla del pugilato, dove è ancora presente la statua di Rocky per eventuali selfie : il gelo della mattina, i ghetti, le strade metropolitane , la palestra stile anni ’30 fanno da ambiente ideale per gli eventi.

Interessante come i pugili, citati e non, che appaiono nel film siano in realtà veri professionisti di boxe o sport da combattimento.

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  • RILASCIATO: 14.01.2016
  • GENERE: Drammatico, Sportivo
  • DURATA: 133 minuti
  • REGIA: Ryan Coogler
  • SCRITTO DA: Ryan Coogler, Aaron Covington

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