IL COSPLAY – Il Menabelino

IL COSPLAY, TRA ARTE E SFRUTTAMENTO

Manuel Enrico 6 Gen 2017

geralt cosplay

Andando in fiere come Lucca Comics & Games diventa oramai impossibile non incontrare personaggi dei nostri fumetti preferiti o di videogames che ci camminano accanto, quasi fossimo finiti all’interno di quei mondi che solitamente sfogliamo. Siamo attorniati dai cosplayer, appassionati come noi che decidono di dare sfogo alla propria passione ricreando costumi e movenze di alcuni eroi del mondo nerd. Tutti sono accomunati dalla voglia di sentirsi per un momento il proprio beniamino, di voler essere per un momento parte delle adorate avventure; nella scorsa edizione di Lucca, ad esempio, o avuto modo di vedere di Geralt impressionanti, dei veri e propri gemelli del personaggio dei giochi di CD Projekt Red, e se non mi credete provate a guardare su Facebook la pagina di  (Maul Cosplay).

Il problema è che ultimamente la passione nei cosplayer sembra diventata merce rara, come se il fascino esercitato dai personaggi sia scivolato in secondo piano rispetto alla voglia di apparire, l’essere al centro dell’attenzione; ultimamente si vedono principalmente personaggi ispirati ai film recenti, o eroi dei fumetti che sono diventati dei veri cult per una storia particolare. Esempio lampante è Deadpool, che negli ultimi tempi è diventato il vero rappresentante del mondo cosplay, visto la sua incredibile presenza. Ma non da meno sono state le centinaia di Harley Quinn, spuntate come funghi dopo Suicide Squad; il dubbio è che ben poche di queste signorine vestite con la moda del film uscito quest’estate sappia la storia dietro il personaggio, sarei curioso di sapere quante delle Harley viste a Lucca abbiano una anche minima conoscenza di Amore folle!

jessica nigri cosplay

Questo discorso lo abbiamo affrontato in passato con Maurizio Ricci, uno degli autori di CosplayKiller, il fumetto edito da Edizioni Inkiostro in cui un appassionato decide di sterminare i cosplay, rei di aver infangato la sua passione.

Ora, la reazione di CosplayKiller è decisamente eccessiva (per quanto il fumetto sia estremamente divertente), ma la domanda è legittima: quanto del mondo cosplay è ancora legato alla cultura nerd? Poco, secondo me. Ci sono ancora degli irriducibili che sanno impersonare il soggetto del proprio costume in modo perfetto, ma la maggior parte è ormai gente che punta solo alla visibilità, magari su un mezzo come Facebook nell’ottica di un guadagno che possa arrivare tramite sponsorizzazioni varie. Quello che fa indignare è che spesso siano ragazze a volersi improvvisare cosplay senza averne la minima competenza, giocando su uno stereotipo come quello del nerd allupato che come vede due tette al vento non capisce più nulla.

Prendete Jessica Nigri. Gran bella signorina, nulla da dire, a dire diversamente sarei un ipocrita, ma la domanda è: è una cosplayer?

Il 90% dei contenuti della sua pagina, delle sue foto o dei suoi video la ritrae in pose ammiccanti, seminuda e con una mascherina con cui dice “Guardatemi, sono la Gatta Nera” o il personaggio di turno. Quello non è cosplay, è puro e semplice esibizionismo, un soft porno messo ad hoc per un facile click baiting on line. Eppure la Nigri viene considerata un’autorità nel campo del cosplay, ma in virtù di cosa? Dei contatti, raggiunti tramite gente che magari nulla sa del mondo nerd ma che spera in una tetta un pò più in mostra? La Nigri fa parte di quel tipo di cosplay che rovina il buon nome di chi investe tempo e passione nel realizzare un costume, che si studia dettagli da riportare e movenze di un personaggio. Si tratta di gente che pensa sia cosplay mettersi in bikini, indossare un casco mandolariano e dire “Sono la cosplay di Boba Fett“, mentre al massimo si può educatamente dire che si tratta di una furba esibizionista che sfrutta un noto brand per farsi notare; è come nel caso delle celebri Slave Leia, che imperversano ogni dove, tutte a mostrarsi come fan pure e dure della saga di Lucas. Come mai non si vede un maggior numero di Leia vestite con il classico, coprente abito bianco? Eppure, se veramente si conosce il personaggio, si dovrebbe sapere quale sia la sua vera indole, come lo si possa meglio rappresentare. Ma, ehi, in bikini incarno il sogno erotico di centinaia di nerd sfigati, vuoi mettere i like che si tirano su?

Questo non vuol dire, attenzione, che l’accoglienza  riservata alla Nigri lo scorso anno in una fiera nostrana sia stata una giusta reazione. Le urla di “escile” e simili non sono altro che un becero maschilismo, che trasforma la donna in oggetto; però, scusate, ma non ho mai sentito urla del genere per le vie di Lucca quando passa una Emily di Bioschock Infinite o anche una più appariscente Regina Bianca, questo perchè alla base del tutto c’è il rispetto del personaggio e della sua figura, che non viene trasformata in una scusa per fare foto pruriginose con cui stuzzicare l’ormone del nerd maniaco. Perchè vi posso assicurare che ci sono cosplayer donne che hanno realizzato dei costumi estremamente belli, al limite delle perfezione. Ho visto delle Psylocke fatte in modo spettacolare, riuscendo a non essere volgari nonostante la cara Betsy non fosse particolarmente vestita; esistono personaggi che nascono con un’ottica di ammiccamento, quindi in quei casi i costumi, per fedeltà, devono esser fatti in quel modo.  Se una cosplay crea un buon costume va apprezzata, non considerata alla stregua di una esibizionista qualunque, solo perché ormai sono quelle che hanno il nome di cosplayer, alla base ci deve essere un rispetto che deve non solo venire dallo spettatore ma anche da coloro che intendono sfruttare il fenomeno per un proprio tornaconto di visibilità; sono da sostenere persone come Simona Marletti, nota cosplayer milanese,  che in un articolo di Io Donna di marzo difendeva (giustamente) la categoria!

Il ridicolo emerge nel momento in cui alcune signorine (ma anche uomini, non crediate) decidono di puntare sull’esibizionismo e non sulla fedeltà al personaggio; vivendo ancora in una società fortemente maschilista, il risultato è che automaticamente viene identificato nella parte femminile del cosplay il marcio, l’esibizionismo, fino al volgare lancio di croccantini a cosplayer che nulla possono di certi atteggiamenti. Tutto nasce dallo sfruttamento del fenomeno, fatta da ragazze (principalmente) che decidono di campare mostrandosi il meno vestite possibile sfruttando il cosplay. La maturità, ma soprattutto, l’intelligenza dello spettatore dovrebbe stare nel riconoscere i due diversi stili, premiare chi si sbatte per mesi per creare un costume fedele, spesso spendendo parecchio, perché è animato da un qualcosa che gli esibizionisti estremi non potranno mai comprendere: la passione.

Spesso sento dire che la rovina delle fiere del fumetto oggi siano i cosplay. È un’affermazione sbagliata e senza senso, perché, anzi, un cosplay ben fatto nobilita una manifestazione, va incoraggiato e aiutato; un buon costume viene fatto solo con la passione, con la conoscenza del personaggio, e certi cosplayer meritano ammirazione per la dedizione con cui si creano la propria divisa. Il problema sono i cosplayer truffaldini, quelli che sfruttano semplicemente un corpo piacente, presentando versioni alterate dei personaggi (detesto le versioni femminilizzate di certi personaggi maschili) privandoli del carattere, di ciò che li ha resi il mito che ci ha fatto appassionare a loro.

Credo sia ora di dare maggior visibilità a chi fa del cosplay non un modo di farsi pubblicità, ma chi dimostra passione per questa arte (vedendo certi costumi è indubbio che si parli di arte), riconoscendo loro il merito di dare a eroi di carta e cellulosa un aspetto reale. Per le esibizioniste come la Nigri, ci sono sempre i siti porno.

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