Negli ultimi anni non esiste fiera del fumetto che non abbia una massiccia partecipazione di cosplayer; se alcuni sono mozzafiato altri sono decisamente sotto tono, ma entrambi possono provocare in alcuni una certa sensazione di soffocamento, data la presenza soverchiante.
Lo stesso pensiero che deve avere animato Maurizio Ricci e Luca Blengino, che dopo un lunga gestazione hanno realizzato il loro Coskiller!
Se non conoscete questo personaggio in forza alla Edizioni Inkiostro, allora questa chiacchierata con Maurizio Ricci è la giusta occasione per mettervi in pari!
01) Maurizio, grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Dobbiamo confessare che l’aver scoperto la presenza di Coskiller ci ha davvero stupito! Come ti è venuta l’idea di creare un personaggio simile?
Grazie a te piuttosto per l’intervista e per l’interessamento dimostrato al nostro progetto. In realtà l’idea non è mia, ma di Luca Blengino, sceneggiatore di fumetti soprattutto per il mercato francese e romanziere. Mi ricordo che era una Lucca di un paio di edizioni fa, stavamo come al solito scherzando sul milione di cosplayer presenti, agghindanti nelle forme più strambe, da Capitan Findus a Mirko di Kiss Me Licia, e Luca se me uscì con quest’idea del serial killer di cosplayer. Io ne fui da subito entusiasta, era una cosa che faceva troppo ridere, proponendogli di farne quanto prima un fumetto. Puoi quindi immaginare la mia sorpresa quando alcuni mesi fa Luca mi ha proposto di occuparmene in prima persona insieme a lui.
02) Di questo progetto sappiamo davvero pochissimo. Puoi dirci qualcosa di più? Da chi sarà composto il team che darà vita a questo personaggio?
Il soggetto, come detto, è di Luca Blengino, che si occuperà anche di sceneggiare una parte delle tavole. Il resto della sceneggiatura è invece compito mio, così come la creazione del personaggio e del suo mondo, coadiuvato in questo dalla matita di Alessandro Germani, disegnatore della prima parte del fumetto. La seconda parte della storia è invece affidata a Francesco Barbieri. Questa la squadra creativa: i Quattro dell’Ave Maria.
Si tratterà di un albo da 66 pagine con copertina brossurata e alette. L’uscita è prevista per il Rimini Comix, quindi per la metà di luglio. Ancora riserbo totale sul copertinista.
03) Possiamo supporre che il tuo personaggio non sarà esattamente un eroe positivo, ma un anti-eroe? Quale aspetto ti ha dato più filo da torcere nel realizzare Coskiller?
Hai ragione, non è un eroe positivo, ma nemmeno un anti-eroe, nei fatti è essenzialmente un personaggio negativo, un vero eroe nero. CosKiller è un assassino seriale interessato solo ad ammazzare quanti più cosplayer possibile. Difficile trovare qualcosa di positivo o anti-eroico in ciò, a meno che ovviamente non faccia quel che fa per un buon fine. Ma senza questi presupposti è molto difficile riuscire a fare di un serial killer un personaggio da prendere a esempio. L’unico caso che conosco nel mondo della finzione è quello di Dexter, per il resto in ogni prodotto di intrattenimento in cui ho avuto modo di imbattermi il serial killer è sempre e invariabilmente il cattivo per eccellenza. Ma per la stesura del fumetto non mi sono minimamente posto il problema, per me CosKiller è quello che è. Non nego comunque di essermi almeno idealmente ispirato all’epoca dei fumetti neri degli anni ’60, quando i fumetti erano ancora capaci di creare reale scandalo e forti reazioni nella società del tempo, quando non addirittura venire percepiti come una minaccia per la gioventù.
L’aspetto più difficile che mi sono trovato a gestire nella creazione della storia è stato quello di renderla un qualcosa di credibile. Puoi ben capire che abbinare il termine serial killer con cosplay già di suo strappa un sorriso. Quindi la cosa a cui mi sono maggiormente ripromesso di fare attenzione è proprio evitare il rischio di cadere nel ridicolo, che in una storia del genere è praticamente dietro l’angolo a ogni pagina. L’obbiettivo finale è quello di tirare fuori un lavoro che intrattenga ma che al contempo disturbi anche, grazie non solo al narrato ma pure allo stile non realistico dei due disegnatori, che alcuni potrebbero forse giudicare inadatto per una storia del genere. Una cosa tipo Soldino meets Jeffrey Dahmer. Del pormi al di fuori degli stereotipi ne ho fatto un modo di vivere prima ancora che una cifra stilistica come sceneggiatore.
04) Edizioni Inkiostro non si tira indietro quando si tratta di proporre fumetti con un alto tasso di violenza (da Cannibal Family a Paranoid Boyd). Come hanno accolto il tuo Coskiller? Quali consigli ti hanno dato?
Rossano Piccioni, il boss delle Edizioni Inkiostro, ci ha dato carta bianca, grazie anche alla supervisione sul tutto esercitata dal già citato Luca Blengino, che ha pubblicato in precedenza diverse cose per le Inkiostro, su tutto l’ottima La Iena. Completa libertà artistica quindi, nessun vincolo che non sia quello di sfornare un buon fumetto, e noi ci stiamo impegnando in tal senso.
La prima parte della storia è praticamente una lunga dissezione con tanto di spiegazione tecnica su come tagliare e sbarazzarsi di un cadavere, cosa che magari col tempo potrà pure tornare utile a qualche lettore, chissà? Per scriverla mi sono andato a studiare alcuni manuali di medicina sulla tecnica delle autopsie. Ho infatti notato che spesso gli autori nelle storie che scrivono hanno la mannaia troppo facile, mentre in realtà tagliare un corpo non è poi cosa così semplice. E in questo ho cercato di essere il più realistico possibile, partendo dal munire il protagonista con le migliori attrezzature che la modernità ci mette a disposizione. Così come nel descrivere il processo di smembramento e occultamento di un cadavere in modo da farne sparire definitivamente ogni traccia. Dopotutto per un serial killer la discrezione è tutto.
Per il resto alle Inkiostro sono molto attenti a seguire il processo creativo e a fornire agli autori tutti i mezzi per portare a buon fine il progetto nel miglior modo possibile. Approfitto della domanda anche per dire che sono molto felice di poter pubblicare con loro, che considero tra le vere novità del panorama fumettistico italiano.
05) Come pensi che verrà accolto Coskiller dalla comunità dei cosplayer? Ti aspetti un cosplay della tua creazione?
Io spero che la gente si incazzi. Non sono per natura un attaccabrighe, ma le beghe e i litigi, specie quando possono regalare qualche bella risata, sono sempre ben accetti. E quando si ride vuol dire che si è sulla strada giusta. Non so onestamente se nella realtà dei cosplayer esista qualcosa di paragonabile al mondo del fumetto, perché io, da esterno, non li vedo una comunità, come non vedrei come comunità il totale di coloro che si mascherano per carnevale. Quindi non è per nulla detto che ci sarà una categoria più o meno ampia che si sentirà offesa o toccata da questo nostro fumetto. Se penso al cosplay mi viene in mente il classico quindicenne otaku che viene alla fiere per mangiare ramen radioattivo liofilizzato e occupare inopportunamente spazio prezioso. Ma c’è da dire che alcune volte li trovo anche buffi e simpatici.
Sul cosplay di CosKiller ti dirò che è una cosa a cui avevo già pensato. Dopo l’uscita del nostro albo magari bandirò un piccolo concorso sulla pagina facebook, chissà che qualcuno non se la senta di partecipare e impersonare dal vivo il nostro personaggio.
06) Giusto lo scorso anno, in occasione dell’arrivo di Jessica Nigri in Italia, si è scatenato un gran polverone sulla presenza di ragazze formose che tendono a impersonare personaggi tipici della cultura nerd rivisitandoli in modo da poter mostrare la propria fisicità (ad esempio, le Booba Fett). Tu come giudichi questa tendenza? Affronterai anche questo aspetto in Coskiller?
Ti ringrazio innanzitutto per avermi fatto conoscere questa Jessica Nigri, di cui prima ero colpevolmente all’oscuro. Come poc’anzi scritto, onestamente non conosco molto della “cultura” (?) cosplay, e appare evidente che alcune manifestazioni non sono altro che una mera scusa per mettere in bella mostra culi e zinne. Categoria in cui questa Jessica Nigri mi sembra rientrare pienamente.
Quest’aspetto non viene affrontato in questo volume, CosKiller non fa distinzione sul lavoro e uccide indipendentemente dal sesso o altro parametro. Chissà… se la vita editoriale del personaggio dovesse continuare di idee ce ne sarebbero molte.
07) Parlando di cosplayer viene subito in mente che l’origine del fenomeno arriva dal Giappone, paese che in questi giorni è finito sotto i riflettori grazie ad un servizio de “Le Iene” in cui la cultura manga non viene presentata come particolarmente positiva. Tu conosci questo mondo? Che opinione hai avuto di questo reportage di Nadia Toffa? (Ne abbiamo già parlato anche con Davide Bitti di Vivi Giappone)
Le cazzate dei giornalisti sono all’ordine del secondo, quindi nihil novi sub soli. Nello specifico del servizio de Le Iene, non nuovi a cialtronate del genere, ammetto di non averlo guardato, ma ho trovato tante e tali rimostranze in rete da sapere di cosa stiamo parlando. Questo ti dimostra quanto a dei professionisti strapagati faccia fatica documentarsi finanche su wikipedia prima di scrivere corbellerie del genere. Ma tant’è.
Io sono un lettore compulsivo seriale di carta stampata, ovviamente tantissimi fumetti, ovviamente di tutte le scuole fumettistiche del mondo, ovviamente tantissimi manga. Non solo, sono stato tra i primi in Italia, sul finire degli anni ’80, a cominciare a leggere manga e a vedere anime, con tutti i grandi ostacoli messimi davanti da un mondo lontano e sparpagliato come quello di allora, senza internet e le possibilità di comunicazione che abbiamo oggi. All’epoca le cose erano difficili, lente e costose. Ricordo che acquistai un lettore di laser-disc esclusivamente per poterci vedere i film di Miyazaki ordinati nel frattempo via Stati Uniti e pagati una barca di soldi. E ricordo come uno dei momenti più felici della mia giovinezza il giorno in cui il corriere mi recapitò il pacco contenente i laser-disc di Nausicaä della Valle del vento, Laputa e Totoro. Potrei raccontarti poi del mio primo viaggio in Giappone nel 1993 e della cassa da morto di manga che mi riportai indietro, ma andremmo per le lunghe…
Questo per spiegarti che conosco e apprezzo la cultura giapponese, non solo quella dell’intrattenimento, per aver visitato il Giappone oltre una dozzina di volte, averne studiato per anni la lingua presso l’Istituto di Cultura qui a Roma, e per viverla quotidianamente grazie al kendo, la scherma nipponica, di cui sono da anni un assiduo praticante.
08) Quali sono stati i maestri del fumetto che maggiormente ti hanno influenzato?
Da che mi ricordi ho sempre sperperato tutti i soldi in mio possesso in fumetti e libri. Seguo tutte le scuole fumettistiche mondiali, da quella italiana, passando per la franco-belga, poi inglese, statunitense, argentina e infine giapponese. E, pur avendo le mie preferenze, leggo veramente di tutto, dallo sperimentale al classico e tutto quello che c’è di mezzo. Quindi elencarti quello che mi ha maggiormente influenzato potrebbe essere lungo, veramente lungo. Mi limiterò allora all’essenziale. Da uomo del mio tempo alla radice della mia passione per i fumetti troviamo la Disney e la Bonelli. Rimango a oggi un bonelliano di ferro, acquisto infatti Zagor ininterrottamente dal 1980 e ho molto amato Martin Mystère, Mister No, Magico Vento e Dylan Dog. Di casa nostra metto Attilio Micheluzzi sopra tutti, ho molto apprezzato Giuseppe Ferrandino, Sera Torbara rimane per me uno dei picchi assoluti del fumetto italiano, e in gioventù, quando provavo a fare il disegnatore, ho letteralmente idolatrato Andrea Pazienza.
Leggo molta roba franco-belga e amo molto il loro fumetto storico. Pure qui di nomi se ne potrebbero fare a bizzeffe, mi limito a Le Torri di Bois-Maury di Hermann, Le Sette Vie dello Sparviero di Cothias/Juillard, Thorgal, l’immenso Francois Bourgeon autore dell’incredibile L’ultimo canto di Malaterra, Il Cammino della Gloria di Bucquoy/Hulet, un capolavoro purtroppo ancora incompiuto in Italia. Dei relativamente nuovi sceneggiatori francesi apprezzo decisamente David Chauvel, autore di perle come Wollodrïn o Arthur, Fabien Vehlmann, il suo Green Manor è un vero capolavoro, e Xavier Dorison. Sono inoltre un fan hardcore de l’Association e del fumetto sperimentale che ha rivoluzionato la scuola francese negli anni ’90. Quindi Lewis Trondheim, il David B. de Il Grande Male, il Cristophe Blain di Isaac il Pirata e il recente Gus, Joann Sfar, ecc.
Passando al fumetto statunitense non saprei veramente da dove iniziare, visto che è forse il mercato in cui spendo più soldi, quello da dove vengono sempre le maggiori innovazioni. Ho iniziato come tanti con la Marvel e la DC degli anni ’60/’70/’80, poi è arrivata la Vertigo ed è stato amore a prima vista. La british invasion ha completamente cambiato il mio modo di guardare al fumetto (Alan Moore, Neil Gaiman, Grant Morrison, Peter Milligan, Jamie Delano, Warren Ellis, ecc.). Ho volutamente lasciato fuori Garth Ennis perché dei tanti è forse l’autore che maggiormente mi ha influenzato nello stile di scrittura. Ma il vero numero uno d’oltreoceano per me rimane Frank Miller. Non ho a oggi parole per descrivere l’impatto che su di me ebbero letture come Ronin o Il ritorno del cavaliere oscuro. Mi piace l’universo di Hellboy del grande Mike Mignola. Leggo molta roba “indipendente” (Avatar, Dark Horse, Oni, Dynamite, Boom, IDW) e l’editrice a cui destino la maggioranza delle mie spese, spesso il 50% di quello che ordino, è l’Image Comics di Eric Stephenson, a mio avviso la migliore casa editrice di fumetti attualmente al mondo. Come sceneggiatori, anche qui più o meno recenti: Robert Kirkman, Mark Millar, Kurt Busiek, Ed Brubaker, Mark Waid, Rick Remender, Jason Aaron, Matt Fraction, Brian K Vaughan. Menzione finale per Jaime Hernandez e il suo Love and Rockets, serie che ho sempre adorato, così come il Bone di Jeff Smith.
Per concludere col Giappone, da appassionato di arti marziali giapponesi faccio incetta di manga su samurai, kendo e ninja. Lone Wolf & Cub di Koike/Kojima sta all’apice di qualunque cosa possa aver letto nella vita. Mi piacciono ovviamente i classici, qualunque cosa di Rumiko Takahashi, Yukinobu Hoshino, Jirō Taniguchi, Naoki Urasawa, cose come Rocky Joe ma anche Berserk. Il primo volume di Akira di Katsuhiro Otomo, nella versione colorata da Steve Oliff nel 1988, letto con i Metallica di Kill’em All nelle cuffie rimane a oggi una delle esperienze più profonde e totalizzanti che il media fumetto mi abbia mai regalato. Di cose recenti giapponesi segnalo Kouji Mori, Hitoshi Iwaaki e Yuki Urushibara.
Questa una succinta lista delle mie preferenze in ambito fumettistico.
09) Come vedi la situazione attuale del fumetto in Italia?
Da lettore e osservatore del mondo del fumetto nostrano, mi sembra che a fronte di una crisi oramai pervasiva e generalizzata la tenuta del media sia ancora comunque buona. Il problema vero è il calo generazionale di lettori anno dopo anno. Purtroppo si sta correndo ai ripari con colpevole ritardo, almeno un paio di generazioni di possibili lettori sono andate perse. Il media stesso a contatto con le nuove strade permesse dalla rete, ma non solo, sta mutando e prendendo direzioni nuove che a oggi è quasi impossibile prevedere. Più nell’immediato ho notato nell’ultimo paio di anni un fermento e una voglia di cambiamento e novità che trovo sicuramente interessante, con l’affacciarsi di nuove realtà editoriali e di nuovi autori con qualcosa da dire.
D’altronde il fumetto è una delle eccellenze italiane, una delle poche rimasteci al momento, varrà quindi la pena di investirci come già accade in Francia o in Giappone, o sbaglio? E’ un business importante che se affrontato con la dovuta serietà e programmaticità potrà creare lavoro e guadagno. Bisogna ideare dei brand nuovi e moderni che sappiano attirare lettori come i vecchi personaggi iconici del passato, osare sia nei contenuti che nella forma – che in un media grafico come il fumetto spesso possono anche coincidere -, farlo entrare nei salotti bene degli intellettuali col papillon e il doppio mento così come arrotolati nelle tasche dei facinorosi delle curve calcistiche.
10) Solitamente abbiamo una domanda conclusiva che rivolgiamo a tutti: cosa significa per te essere “nerd”?
Oggi essere nerd ha un’accezione positiva, è una cosa fica, socialmente accettata e anzi vista con simpatia. Non voglio fare quello antico ma mi ricordo che a metà anni ’80, quando ci si riuniva a giocare a Call of Cthulhu oppure Advanced Dungeons & Dragons, si era nerd quelli veri, con le penne nel taschino, per intenderci. Quindi cosa significa essere nerd oggi nel 2016? Nel mio caso essere attaccato a determinate manifestazioni popolari è una cosa molto intima, che non necessariamente devo mostrare. Guardami, a prima vista non ho nulla del nerd, e forse nemmeno lo sono compiutamente. Eppure, se casualmente entri a casa mia – faccio entrare poca gente a casa mia…-, trovi fumetti e libri ovunque, le riproduzioni delle spade usate nel film de Il Signore degli Anelli appese al muro, la teca con gli zenith originali di Zagor, le scatole con le collezioni complete di gashapon di Urusei Yatsura o Dr. Slump & Arale, l’altarino a Cthulhu e tutto il resto, e capisci che esiste un nerdismo esteriore, di apparenza, e un nerdismo interiore, come nel mio caso.
E qui si conclude la nostra chiacchierata con Maruzio Ricci, al termine della quale la nostra curiosità per CosKiller è ancora più forte! Naturalmente invitiamo anche voi a seguire l’evoluzione di questo intrigante personaggio, e quale modo migliore se non iscrivervi alle pagine FB di CosKiller e di Edizioni Inkiostro?