Una famiglia americana vive in un bosco in una grossa e semicircolare casa di legno. I genitori entrambi molto istruiti hanno scelto di allontanarsi dal mondo capitalista e soggiogato dal business, dalla tecnologia, dal dominio e da moltissimi altri “mali” di un qualsiasi sistema capitalistico. La madre è malata di depressione e lascia la famiglia per un lungo ricovero in ospedale. Il padre (Mortensen) educa i figli alla lettura, alla contemplazione, all’esercizio fisico e al contatto con la natura. La famiglia è felice fino a quando una brutta notizia sconvolge gli equilibri e li costringe ad un viaggio per trovare zii e nonni. Nel confronto con gli altri e con il sistema esterno emergono enormi diversità di punti di vista e stile di vita.
IL FILM È ASSAI PIACEVOLE E SOPRATTUTTO ALL’INIZIO CONDUCE LO SPETTATORE IN UN MONDO DA SOGNO SENZA PRODURRE NULLA DI ONIRICO
Sembra tutto fattibile: la vita in un bosco, educare molti figli, vivere a contatto con la natura, evitare telefonini e “tavolette”, votare la vita al senso più primordiale e contemplativo. Viggo Mortensen è il protagonista assoluto in mezzo al suo nugolo di figli si giostra con mestiere e fascino. Il regista Matt Ross dirige con intimità e confidenza i suoi personaggi, essendo stato più attore che regista, mostra grande dimestichezza e vicinanza verso gli interpreti, data proprio da chi ha vissuto il cinema da entrambe le parti. Niente da dire il film va visto, ne sto parlando con circospezione e non ho ancora inneggiato a grandezza e magnificenza, perché Captain Fantastic non è magnificente.
Il finale perde di tono e sembra scivolare in un’inevitabile commedia. Ottimi presupposti iniziali, accenni e assaggi di novità, purtroppo però nell’attimo in cui i personaggi e l’intreccio potrebbero prendere tono e portare lo spettatore a riflessioni più profonde e approfondite, si perdono; forse per mancanza di coraggio o per paura di diventare noiosi, rallentano. Peccato!!! Il finale così porta un compimento che sembra un incompiuto, perché noi volevamo sapere di più su ciò che è possibile fare e come è possibile vivere depurandoci da quelle migliaia di “cose” che tormentano la vita in questo sovraesposto mondo occidentale. Ribadisco che il film va visto e lo dico perché la mia recensione è critica, ma solo perché io sono esigente. Per chiudere vi lascio con una riflessione enigmatica che solo chi guarderà il film potrà capire: ma perché nel descrivere un modo di vita alternativo c’è necessità di tirare fuori sempre i soliti cliché dell’anticonformismo? Perché chi non vive secondo le regole del nostro sistema condivise inevitabilmente diventa un freak o un hippy?
Vedremo anche Noam Chomsky quasi santificato e in concorrenza con Babbo Natale: bella trovata!!