Birds of Prey è finalmente giunto nelle sale italiane, e a me è spettato il piacevole compito di andarlo a vedere e potervene parlare in questa recensione (che ci tengo a precisare: tranne per l’incipit, sarà del tutto priva di spoiler). Fatte le dovute premesse, penso sia il caso di cominciare.
In una Gotham priva del noto pipistrello, il crimine dilaga. L’aspetto trascurato delle strade e gli interni fosforescenti di Night Club capeggiati dai più malvagi leader criminali, non esitano a comunicarci lo stato logoro della città, dove perfino le forze dell’ordine, fra corruzione e giochi di potere, faticano a tenere il male sotto controllo. Proprio in questo contesto la nostra Harley Quinn si trova ad affrontare un terribile problema: il Joker l’ha lasciata, e la sua immunità nell’impero del crimine è sfortunatamente scaduta. Riuscirà la nostra eroina assassina squilibrata preferita a cavarsela?
Come si può facilmente intuire, il contesto narrativo è piuttosto chiaro e pone l’accento su Harley, fiondandola nel ruolo del topo in una stanza ricolma di gatti affamati. Tale contesto diventa fin da subito uno dei due punti di forza della narrazione, perché conduce lo spettatore in uno stato di forte empatia verso quella che, con Suicide Squad, hanno introdotto come l’incarnazione del lato euforico e più divertito dell’universo cinematografico DC. Ed è ora di inquadrare il secondo punto di maggiore rilevanza su cui il film sembra voler puntare: ovviamente la protagonista stessa. Harley Quinn è una vera forza della natura: terribilmente divertente, dotata di una caratterizzazione che seppur lineare riesce a raggiungere una tridimensionalità piuttosto convincente, e più di ogni altra cosa risulta impossibile pensare che la stessa Margot Robbie non si sia divertita nell’interpretarla. La forza del personaggio risiede infatti nella spinta creativa della Robbie che, totalmente a suo agio nel ruolo, gioca con le espressioni caricaturali tipiche di Harley, non avvicinandosi mai del tutto alla controparte fumettistica e producendo una versione totalmente nuova e cinematografica del personaggio. Quello che non era stato fatto (o che si era provato a fare) in Suicide Squad, con Birds of Prey assume finalmente una forma e delizia attraverso un’interpretazione esaltante, portando lo spettatore a desiderare, col sorriso stampato sulla bocca, di vedere quante più scene possibili focalizzate su Harley Quin
L’itinerario narrativo non manca di mostrarsi attraverso un roster di personaggi per la maggior parte appartenenti al gentil sesso, volti a strutturare passo dopo passo il percorso di un’entusiasmante emancipazione femminile. Fra le molte attrici spicca Jurnee Smollett-Bell, interprete di Black Canary, la cui prova riesce a dipingere un’interessante versione di questa supereroina, posta sotto l’attenzione di un arco evolutivo convincente e insolito (per chi conosce il personaggio). Peccato per Mary Elizabeth Winstead, nel ruolo della letale Huntress, le cui le alte aspettative sono state tradite da un’interpretazione ampiamente sottotono. Infine, ma non meno importante, curioso il personaggio di Black Mask, noto criminale di Gotham e villain principale, che nel film viene interpretato da Ewan McGregor. Il personaggio di Black Mask è senza dubbio interessante: l’interpretazione di McGregor si presta bene al carattere altezzoso del villain, che si destreggia più e più volte in scene d’incredibile arroganza, tradizionali della controparte fumettistica, ma che non mancano, sfortunatamente, di lasciarsi dietro un vago e amaro sapore. Sensazione che si sarebbe potuta evitare mostrando anzitutto qualcosa sul passato del villain. Non tutti gli spettatori conoscono Black Mask, e per un non appassionato il sentore è quello di trovarsi di fronte a un mafioso in costante ricerca di attenzioni, il che impoverisce quello che sarebbe potuto essere un personaggio forse un poco più esaltante, o sfaccettato. In secondo luogo, Black Mask rischia di sembrare machiettistico in alcuni casi, il che non comporta comunque grossi problemi dato il tono del film, sinceramente violento ma soprattutto scanzonato