Tra leak e annunci, tra detriti e proiettili, DICE ha deciso di provare ad imparare dal passato – nel bene e nel male – e proporre un videogioco che strizzi l’occhiolino ai fasti degli avi. Battlefield 6 – nessun nome altisonante, nessuna data improbabile, solo un numero – vuole provare a seguire le orme dei nonni. Infatti, gli sviluppatori hanno messo nel mirino proprio Battlefield 3 e 4, raccogliendo quanto più possibile dai due titoli più amati della serie.
Nel nuovo titolo, ci muoveremo dalla tanto amata Operation Firestorm di Bf3, la cui remastered ha suscitato reazioni positive, alla distruzione più totale di ogni singola mappa. Proprio su questo punta il nuovo FPS DICE, rendendo la distruzione non solo estetica ma anche dinamica e funzionale. Da quanto visto dai trailer, dagli annunci e dalle dimostrazioni, la distruzione sarà al centro del prodotto, caratterizzando quell’elemento di unicità che tanto differenziava Battlefield dai competitor. Distruzione di muri e di edifici interi, di pavimenti e dei mezzi, tutto volto a creare nuove coperture e rendere vulnerabile chi si sente al sicuro tra i muri di un edificio. Parliamo anche di un proiettile che da solo non può nulla ma che se in mezzo ad una scarica potrebbe danneggiare significativamente qualche struttura. Insomma, si vuole passare al livello successivo della già tanto ben realizzata distruttibilità delle mappe di Battlefield 3 e 4.
La volontà è evidente ed esplicita: allontanarsi dai fallimenti di 2042, in primis, partendo cronologicamente da Hardline. Vi è il desiderio di riproporre mappe di gioco che garantiscano un’esperienza originale e la possibilità di fare quello che nessun altro titolo ti permette: avanzare più o meno tatticamente per vincere. Fare gioco di squadra e sfruttare la mappa per muoversi, al contrario di quanto accadeva nell’ultimo titolo che ha segnato un terribile tonfo videoludico. Infatti, quanto visto in 2042 ha segnato la morte strategica del titolo. Mappe grandi e mal disegnate hanno portato i giocatori a correre chilometri anziché sparare e pensare.
Inoltre, possiamo anche vedere un desiderio di riproporre una campagna single player di un certo spessore e, coerentemente con la natura del titolo, in ambito prettamente militare. L’ovvio riferimento attinge a Hardline e Battlefield 1, rispettivamente un quasi spin-off poliziesco e una versione romanzata, poco veritiera, sulla prima guerra mondiale. Anche qui, la proposta mostrataci dai trailer mostra un titolo graficamente di alto livello e dinamicamente sorprendente.
La nuova interpretazione del soccorso in Battlefield 6, già accennata più semplicemente nel 4, è la testimonianza della tradizione rinnovata. Ovviamente, una differenza – direi anche sostanziale – sta nel realismo che viene trasmesso. Prendere il compagno per il collo, trascinarlo fuori dalle traiettorie di fuoco e curarlo rende tutto non solo più realistico ma strategico ed immersivo.
Insomma, stiamo parlando di un titolo che promette tante cose e, da fan del 4 costantemente deluso dai sequel, promette tanto timore. Più prometti, più rischi di disilludere. Speriamo che EA riesca a rendere tangibile quanto promesso, sarebbe meraviglioso avere una rinascita della serie. Ricordiamoci, inoltre, che la serie targata EA dovrà essere una bomba che le permetta di risollevarsi da una crisi che, al contrario, il suo maggior competitor non ha mai dovuto affrontare. Sì, parlo di CoD. Un clamoroso passo indietro, per esempio, viene fatto tornando alla quattro classi, abbandonate in 2042 in favore di una scellerata svolta verso gli specialisti.
Insomma, un autunno promettente oserei dire. Emozioni e proiettili in arrivo, con tante promesse e la speranza di un Battlefield migliore.