Un film molto rosa, particolarmente divertente, con un messaggio molto esplicito e con un’interpretazione, da parte degli attori, impeccabile, risulta essere quello di Barbie, ultimo lavoro di Greta Gerwig, che riesce a farci vivere una critica sociale importante, in maniera chiara e senza mai banalizzarla.
Trama
La trama vede come protagonisti Barbie – Margot Robbie – e Ken – Ryan Gosling – isolati inizialmente dal mondo reale e tenuti in una landa utopica, molto rosa e piena delle diverse tipologie della bambola più famosa al mondo, d’altronde lei può essere tutto ciò che vuole. Questa separazione, evidenziata a livello visivo, viene aggirata da un legame che, invece, si crea e si mantiene con Gloria – America Ferrera – che, ridisegnando la sua Barbie, vi trasferisce le proprie preoccupazioni. Un legame che, quindi, innesca la trama, portando la protagonista e l’ignaro compagno Ken ad avventurarsi nel nostro mondo, fatto di problemi e di mancata perfezione. Si rende subito evidente tale differenza nei primi 20 secondi di permanenza nel mondo, con del maschilismo estremizzato ma che ben si oppone all’utopica vita che i due conducevano. Da questo forte contrasto, riusciamo a godere di una crescita dei personaggi, del loro rapporto e di una critica, tanto divertente quanto seria, alla società di oggi.
Struttura
La trama viene costruita come una molla, letteralmente. Avanti e indietro tra i due mondi, senza mai richiedere uno sforzo di digitalizzazione. Infatti, le scene di passaggio tra mondo reale e quello rosa vengono realizzate con cambi scenografici da teatro, ben evidenziando il carattere della pellicola: divertente e che non necessita di troppo per coinvolgere.
Il contrasto tra i due mondi viene reso evidente da due aspetti principali. In primis, i colori che saltellano da un rosa acceso ad un grigio e nero predominanti, rendendo, per motivi diversi, i due mondi altrettanto tristi. In secundis, da un maschilismo galoppante che si contrappone ad un femminismo altrettanto potente, volendo sottolineare quanto siamo lontani da una vera uguaglianza. Proprio qui si pone uno dei punti forti del lungometraggio: una critica che può essere davvero recepita da tutti in maniera divertente e tranquilla, lasciando, tuttavia, quella tristezza in bocca che nasce quando questi argomenti vengono toccati.
Il cast
Il cast, nel quale troviamo due tra gli attori che meglio potevano rappresentare Barbie e Ken, riesce ad evidenziare quel carattere deciso ma leggero, anche attraverso scenografie ben realizzate e coreografie dinamiche e coinvolgenti, che fanno l’occhiolino ai musical. I due protagonisti della trama crescono caratterialmente, trasformandosi da bambole a esseri umani, anche grazie all’intervento di Gloria e della figlia Sasha, Ariana Greenblatt (già vista nell’ottima interpretazione in 65-Fuga dalla Terra, la cui recensione trovate qui). Provando sentimenti, brutte sensazioni e uscendo, in poche parole, da quella bolla personale in cui vivono. Da questa trama, dal gioco dei colori, dal ribaltamento di prospettiva e dalla crescita dei personaggi i messaggi sono vari, convergendo, tuttavia, in un unico contenitore: l’uguaglianza, nella consapevolezza di doverla, ancora, veramente raggiungere.
Importanti, quindi, le tracce che realizzano la colonna sonora, che colgono di ogni scena la comicità, intervallata da un predominante silenzio nei momenti più seri. Però, quei titoli di coda con I ‘m Barbie girl remixata ci ha fatto fare un tuffo in indietro di 13 anni – si, me la ricordo e si, non siamo più così giovani.
Quindi..
Barbie, quindi, risulta essere un lungometraggio di quelli da vedere assolutamente, divertente e, anche, con un messaggio importante dietro. In 114 minuti è possibile vederlo dal 20 luglio nelle sale cinematografiche italiane grazie alla distribuzione di Warner Bros.. Peccato, però, che non abbiano messo Barbie Detective. Avrei pianto.