Di Kimi ni Todoke, anche meglio noto in Italia col nome di “Arrivare a te” c’è ben poco da dire. Serie shojo premiata col prestigioso Kodansha Manga Award nel 2008 (lo stesso concorso che ha incoronato classici come Pretty Guardian Sailor Moon nel 1993, o “GTO, Great Teacher Onizuka” nel 1998), il successo dell’opera ha interessato in madre patria un giro d’affari tale da ispirare la creazione di un adattamento animato composto da ben due stagioni, light novel, adattamenti live-action e chi più ne ha, più ne metta.
La premessa è la più classica di sempre: una ragazza incapace di relazionarsi in società meets un ragazzo tanto paziente da riuscire a intravedere nella sua ambigua figura un motivo di interesse. I due si conoscono e attraverso la delicatezza del loro rapporto, la protagonista scopre come “arrivare agli altri”, in un arco di crescita che interessa diversi anni del liceo. “Lui” e “Lei” prendono il nome di Shota Kazehaya e Sawako Kuronuma, ma la storia raccontata in questo “Arrivare a te: La persona del destino” non è più la loro.
La scelta dell’autrice, Karuho Shiina, è infatti quella di ambientare questo sequel nello stesso universo di quello conosciuto in precedenza, ma offrendo ai lettori nuovi spunti di riflessione intrecciandosi alle vicende di nuovi protagonisti. Uno di questi è proprio Ume Kurumikawa, un volto ben esplorato nella serie titolare, ma che solamente in “La persona del Destino” può finalmente sbocciare nella sua interezza, seguita e dettagliata come un’inedita protagonista tormentata dal dubbio e l’incertezza. La “spocchiosa reginetta” dovrà infatti vedersela con un rapporto amoroso (telefonato), questa volta intrecciato non con uno dei protagonisti, bensì uno dei loro famigliari: il cugino di Sawako, Eiji Akahoshi (chissà che l’assonanza del nome con la parola “Ouji”, ovvero “Principe” non sia casuale).
Perno dell’intera opera in questo primo volume introduttivo, il legame tra i due nuovi protagonisti viene ancora una volta dettagliato da Karuho Shiina con estrema eleganza, riuscendo a svelare anche in momenti di estrema dolcezza lati più oscuri delle loro personalità. In tal senso aiuta anche il tratto, un vero e proprio tripudio di tavole in stile shojo capace di convincere anche il lettore meno avvezzo alle letture di questo genere grazie alla sua grande espressività e poliedricità: l’autrice non risparmia gag e momenti più leggeri a monologhi interiori e sequenze più seriose, ma il tutto è portato in vita con grande abilità, senza mai apparire fuori luogo.
È chiaro che la volontà dell’autrice è quello di mostrare ancora una volta la sua abilità di storyteller più nel dettagliare la più banale e realistica quotidianità che nel tessere epopee mitiche in cui perdersi nel più bieco escapismo. Quello che sappiamo è che Star Comics ha già annunciato che questa mini-serie toccherà in seguito le corde di una narrativa corale, narrando altre tre vicissitudini sul cui sfondo potremo in qualche modo vegliare sull’ormai cementata relazione a distanza tra Sawako e Shota, i protagonisti della serie principale. Questo volume introduttivo soffre in ogni caso il peso di una storia che seppur ambientata in un universo già dettagliato, deve riprendere le redini di un trasporto che, giocoforza, risulta molto meno immediato che in passato.
I due protagonisti, d’altronde, non sono di certo Sawako e Shota, ma giovani adulti che sembrerebbero aver già superato alcuni dei traumi adolescenziali che maggiormente interessarono alcune delle fasi salienti della narrativa originale, fecendo ovviamente breccia nel cuore di lettori e appassionati dell’adattamento animato, fedelissimo a quanto raccontato nei fumetti. La maturazione dell’autrice in ogni caso non si misura solamente dall’ovvia maggiore dimestichezza in ambito prettamente tecnico ed estetico, ma anche nel saper dosare con maggiore soluzione di continuità i momenti catartici, senza più esagerare. Insomma, il pericolo della narrativa tear jerker è sempre in agguato quando si tratta di “Arrivare a te”, ma almeno per ora, in “La persona del destino”, il pericolo sembrebbe scampato. Che l’autrice voglia offrirci un arco maggiormente maturo? Lo sapremo solamente leggendo.