Vista la mancanza del tocco dark di Snyder, la Warner Bros sforna un prodotto colorato, senza troppi drammi esasperanti, con forse troppo humor, a sfondo epico.Ma andiamo per gradi.
Ambientato in seguito al film corale sulla Justice League, ci troviamo davanti a quello che, de facto, è un bel prodotto.
Aquaman, nonostante la cultura pop attorno a lui, nata da quello scempio di Big Bang Theory, è sempre stato un personaggio molto potente, sia a livello di caratterizzazione, che di poteri, perché non è solo quello che parla con i pesci: regale ed elegante, armato con un tridente, picchia come un fabbro e può disidratare le persone.
Inizialmente ero scettico sulla scelta di Jason Momoa per interpretarlo, perché nella Justice League stessa mi dava l’impressione di essere troppo barbaro rispetto all’eleganza imperiale nel fumetto, ma riesce a riscattarsi in questo film.
Dopo gli eventi di Justice League, Arthur Curry, alias Aquaman, fa ritorno a casa nell’avanzata e misteriosa Atlantide per diventarne sovrano. Tuttavia, quando il fratellastro Ocean Master e il perfido Black Manta cospirano per dichiarare guerra al mondo umano e usurpare il trono, Aquaman, con l’aiuto di Mera, dovrà fare il possibile per affrontare l’enorme sfida, che determinerà il destino di Atlantide e del resto del mondo.
Bisogna dire una cosa: dopo anni, è forse uno dei pochi film d’avventura presentato sul grande schermo, abbiamo un vero e proprio viaggio dell’eroe, con un percorso alla ricerca del tesoro, pieno di scontri (coreografie davvero ben gestite), colpi di scena, ed un’evoluzione del personaggio (che, tralasciando alcune battutine tristissime, rimane coerente) che non interrompe mai il ritmo dell’azione.
In questa storia, ispirata lievemente dal rilancio delle origini del 2011 a cura di Geoff Johns, non vediamo una mera spiegazione di chi è questo Aquaman, ma getta le basi – poco approfondite, come vedremo più avanti – per un cosmo, un grande universo sottomarino, con razze, popoli e regni diversi, immaginando quindi che in un futuro verranno riutilizzati o approfonditi.
Le due ore e mezza – quasi-, scorrono senza appesantire il ritmo, anche se alcune cose sono forse un pochino esagerate (Aquaman non sa che Pinocchio nasce da un libro, ma conosce tutti i tizi famosi nell’antica Roma), ed alcuni cliché, come la parte in Sicilia, uscita direttamente da una pubblicità di Dolce e Gabbana, ma senza dare fastidio.
Alcune scene sono veramente ai limiti dell’epicità, quasi spostando il film verso il genere fantasy (tipo Dolph Lundgren, che con i suoi capelli perfettamente ondeggianti nel mare, dimostra di saper recitare, finalmente), riuscendo comunque a far dimenticare alcuni difetti della pellicola, che vedremo più avanti.
C’è da dire che forse hanno esagerato nel puntare troppo sul presunto carisma di Momoa, intervallato tra chitarre elettriche, battute sciape e sguardi in camera, ma alla fine ci si abitua senza problemi anche a questo, aspettandosi in ogni momento una colonna sonora cantata da Salmo. Scelta che sarebbe stata a dir poco epica.
Sicuramente, questo Uncharted fantasy in versione ittica, lungo e spettacolare, riesce ad intrattenere molto di più rispetto agli altri film marchiati DC Comics, non mancando di riferimenti ambientalisti (uno dei villain vuole distruggere il mondo della superficie perché si è letteralmente stufato dell’inquinamento).
Concludendo la recensione, prima di un’analisi più dettagliata di alcuni punti che a mio avviso andrebbero affrontati, si può dire che Aquaman arriva come una ventata d’aria fresca nel palinsesto della DC, evolvendo tutto l’universo narrativo e dandogli più colore.
Adesso invece vorrei analizzare i pro ed i contro, in maniera più approfondita, estrapolandoli dal film.
Citazioni.
Il regista, con un passato horror, inizia il film mostrando la palla di vetro con il faro (mostrata nel primo trailer) appoggiata sopra un libro di Lovecraft, l’orrore di Dunwich. La città di provenienza di Arthur, ricorda molto Innsmouth, mentre alcuni dei nemici sono presi direttamente dal popolo degli abissi precisamente descritti dall’ittofobico HPL. E che dire del misterioso mostro atlantideo che abita nelle viscere del mare, in attesa di essere risvegliato? Per me, amante dello scrittore, è una questione che gli fa prendere veramente tanti punti.
I problemi dei trailer
Troppi trailer hanno smorzato il fascino di alcune scene: la parte di Arthur nell’acquario, vista direttamente al cinema e non sullo schermo del cellulare, avrebbe sicuramente affascinato lo spettatore. Purtroppo hanno puntato TROPPO su questa mossa di marketing.
Le razze
Altro tasto dolente, le razze: sappiamo che ci sono varie razze, ma basta, non scopriamo nulla sulla cultura atlantidea (tranne per il fatto che, nonostante vivano sott’acqua, vadano su un ponte simil bifrost, dando ragione a chi chiama questo personaggio “The Wethor”, wet-Thor, Thor bagnato), e su questo purtroppo viene subito alla mente Black Panter, film della concorrenza, che invece ci ha mostrato subito usi e costumi. In Aquaman non vediamo nessuno oltre alle guardie, neanche un lattaio o un ferramenta. Inoltre, la storia della nascita di Atlantide dura poco meno di due minuti, una cosa veramente misera.
La CGI
CGI troppo enfatizzata, che trasforma la meraviglia in “Ah, è proprio fatto bene”, tranne in qualche scena ai livelli di Art Attack (la famosa scena nel deserto, mostrata nel trailer che dura quaranta minuti). CGI che delle volte si sposa male con alcune riprese, come dei momenti in prima persona, messi a caso. Ma, fuori da Atlantide e dal deserto, per il resto fa il suo lavoro alla perfezione, palesando il piacere di Wan nel metterci le mani e mostrando comunque ambienti dettagliati, quasi paragonabili ai film di Lucas, Cameron e Jackson, se si parla di architettura (anche se la battaglia finale è praticamente Wet-LOTR).
Nicole Kidman
La Kidman ha un ruolo importante, anche se viene inserita solo in tre contesti interessanti, di cui due ridicoli:
- inizio: bella scena d’azione;
- metà film: bloccata in un punto PIENO DI MOSTRI, le chiedono come mai non sia riuscita ad uscire da lì.
- Finale: durante una tempesta, spunta lei, con tutta una luce dietro e vestito bianco, diventando di fatto una ridicola madonnina di Lourdes.
Scena post-titoli di coda
Bah
I Villain
Chiunque è meglio di Steppenwolf. Non considero villain il colore troppo rosso dei capelli di Amber Heard, ma Orm e Black Manta hanno un loro perché, anche se qui vediamo un difetto di montaggio sul loro minutaggio, comparendo quest’ultimo troppo poco, passando con facilità dall’essere un pirata ad essere Iron man.