Siamo davanti al sequel di Prometheus e al prequel della trilogia Alien. Alien Covenant di Ridley Scott, come il titolo allude, condivide molto con la prima parte del titolo, è un blockbuster di fantascienza autosufficiente che prospera nella sua semplicistica premessa. Dopo averci iniettato una bella dose di nozioni con l’ambiziosa narrativa mitologica di Prometheus, il regista Ridley Scott con Alien Covenant si concentra sui piaceri più semplici, e il film di conseguenza ne beneficia notevolmente.
Mancano delle scene che rimarranno nella leggenda, non vedrete niente che corrisponde allo stomaco esplosivo di John Hurt o al cesareo fatto in casa di Noomi Rapace, ma Alien Covenant mantiene la sua promessa agli appassionati dell’horror. È spaventoso, elegante, c’è suspance ed è intelligente. Non ci sono lunghi discorsi filosofici, ma Scott trova un modo magnifico per collegare le trame dei suoi film. L’anno è il 2104, dieci anni dopo che il terribile androide David (Michael Fassbender), l’archeologo di Rapace sono partiti verso il pianeta dei misteriosi “ingegneri”.
Ora siamo in una nuova nave con una nuova squadra di sacrificabili. Il “sintetico” Walter (Fassbender) si trova ai comandi di una nave enorme, la Covenant. La sua destinazione è il pianeta Origae-6 con un carico composto da 2000 coloni ibernati, alcuni cassetti pieni di ghiaccio secco ed embrioni, più l’equipaggio della nave. Quando una “tempesta di ioni” che colpisce la nave, Walter, è costretto a svegliare l’equipaggio sette anni troppo presto. Senza stare a svelare troppo della trama possiamo dire che cambiano rotta arrivando su un remoto pianeta.
ALIEN COVENANT È ESATTAMENTE QUELLO CHE GLI APPASSIONATI VOLEVANO DA PROMETHEUS
Il film è girato dallo stesso uomo che ha dato inizio alla serie nel 1979, possiamo notare come Scott con questa ultima uscita sia davvero in ottima forma, mostrando quella stessa suspance distintiva che ha illuminato lo schermo in tutti gli sforzi passati all’interno di questo popolare franchising. La paura deriva dall’ignoto e dall’incapacità di comprendere gli antagonisti primari, amplificando il terrore poiché non abbiamo alcun barometro riguardo ciò che questi esseri extraterrestri sono capaci, sia fisicamente che psicologicamente. Il design delle creature è impressionante, in aggiunta ad un sound design brutale che accompagna in maniera eccellente ogni morso, goccia di sangue o lama che sembra entrarti direttamente nella carne.
Fassbender, ancora una volta, ruba la scena con un’interpretazione gradevolmente sfumata, raffigurante due personaggi in questo caso (il ritorno di David e il nuovo Walter) con sottili modifiche al comportamento dei sintetici. Gli Androidi nella saga di Alien hanno sempre rappresentato una presenza sfuggente, perennemente inaffidabile, poiché non siamo in grado di capire mai se sono intrinsecamente buoni o cattivi e Fassbender mostra con facilità tale ambiguità. Nonostante i droidi e gli alieni che adornano questo paesaggio scuro e desolato, Alien: Covenant è fondato sul suo impegno verso l’umanità e le sequenze più emotive sono coinvolgenti, ben strutturate e interpretate.
Detto questo, mi sono davvero divertito guardando Alien: Covenant molto più di Prometheus, non voglio addentrarmi troppo nei motivi perchè rischierei di incappare in un sacco di spoiler che assolutamente non voglio includere in questa recensione per non rovinarvi la visione. Non c’è dubbio che gli aspetti più forti di Alien: Covenant siano le rappresentazioni di Waterston, McBride e Fassbender e, naturalmente, tutti gli incontri dell’equipaggio con Neomorfi e Xenomorfi presenti sul pianeta misterioso.