Antigone si ispira ad una storia vera, per narrare ancora una volta, l’eterno conflitto tra autorità e potere.
Prodotto da Marc Daigle dell’ACPAV e distribuito in Italia da Parthénos insieme a Lucky Red, Antigone è una riflessione sulla società moderna, riguardante le ingiustizie e la violenza ingiustificata, con annessi protagonisti che si estraniano da ogni concetto di purezza e umanità.
Il film è diretto da Sophie Deraspe, regista, sceneggiatrice e direttrice della fotografia al suo quinto lungometraggio. La Deraspe ha diretto Missing Victor Pellerin (2006), Vital Signs (2009), Les Loups (2015, vincitore del premio FIPRESCI a Torino) e il documentario A Gay Girl in Damascus: The Amina Profile (2015), in concorso ufficiale al Sundance.
SINOSSI E STORIA VERA
Dopo aver perso i genitori arrivando in Canada dall’Algeria, la sedicenne Antigone vive a Montréal con i fratelli e la sorella, ormai completamente integrati nella società occidentale, e la nonna che invece non parla nemmeno il francese. La vita da immigrati ai margini del benessere è dura e le cose peggiorano ulteriormente quando, in seguito a un incidente fortuito con la polizia, uno dei fratelli di Antigone muore e l’altro viene arrestato. Fiera e responsabile, Antigone si sostituisce al fratello in carcere e con tutta la forza della sua indignazione scatenata dall’ingiustizia subita si coalizza con le compagne di cella e si mette a capo di un movimento la cui eco supera le mura del carcere e giunge fino all’opinione pubblica.
l’affaire Fredy Villanueva, la sparatoria che il 9 agosto 2008 ha sconvolto il Canada. Il caso è avvenuto a Montréal: Villanueva era un immigrato onduregno di appena 18 anni, incensurato e arrivato in Québec nel 1998 con il fratello Dany e le tre sorelle (Patricia, Wendy e Lilian) per ricongiungersi ai genitori. Fredy si trovava con Dany e altre tre persone nel parcheggio dell’Henri-Bourassa Arena quando due agenti della polizia, Jean-Loup Lapointe e Stéphanie Pilotte, hanno chiesto loro i documenti: i cinque stavano giocando a dadi sul marciapiede e la legge canadese proibisce il gioco d’azzardo nei luoghi pubblici.
ANALISI
Una sintesi accurata, di un racconto che trasmette e narra davvero poco e niente: tutto il succo di Antigone si può riassumere tranquillamente nelle righe lette antecedentemente, visto e considerato che il film è concentrato interamente in questi eventi, risultando, in maniera davvero estenuante, veramente troppo longevo, ma andiamo con ordine:
Una buona ispirazione di Deraspe, è sicuramente il parallelismo con la tragedia greca di Sofocle riguardante, appunto, Antigone, che ricalca alla perfezione le vicende narrate nel suo quinto lungometraggio.
L’opera narra la vicenda di Antigone (aurora), che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, pur contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte, che l’ha vietata con un decreto. Polinice, infatti, è morto assediando la città di Tebe, comportandosi come un nemico: non gli devono quindi essere resi gli onori funebri. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta. In seguito alle profezie dell’indovino Tiresia e alle suppliche del coro, Creonte decide infine di liberarla, ma è troppo tardi perché Antigone nel frattempo si è suicidata impiccandosi. Questo porta prima al suicidio del figlio di Creonte, Emone, promesso sposo di Antigone, e poi della moglie Euridice, lasciando Creonte solo a maledirsi per la propria intransigenza.
Con l’adattamento, qualche scena, o minimo particolare cambia ovviamente, ma di certo, una volta considerato l’elogio dell’incipit iniziale, non si ha davvero fantasia né elaborazione, da parte della regista, che porge allo spettatore un buon prodotto tecnico visivo, che non riesce ad approfondire i personaggi, ed esenta il forte senso empatico dei protagonisti verso il pubblico, che alla fine della fiera, non lasciano davvero nulla (se non lo scenario ingiusto riguardante l’uccisione di un’innocente, ovvio); grave mancanza infatti, lo sviluppo caratteriale dei protagonisti che non hanno una ascesa, ne discesa psicologica, semplicemente “assorbono” l’accaduto e cominciano insistentemente a distruggere tutto, postando gli interi avvenimenti sulle piattaforme social.
Nonostante Antigone abbia buon livello recitativo, i dialoghi risultano, sì efficaci, ma allo stesso tempo privi di pathos, frasi e discorsi espressivi, che avrebbero potuto donare una caratterizzazione decisiva ed impattante, anche ai personaggi che nel copione avevano poche scene; dei semplici attori che non danno tono e non porgono al pubblico sfumature interessanti ed empatiche, volte a conquistare il cuore e gli occhi di chi sta guardando. Le vicende violente e ingiuste, la lotto contro la legge, e il forte desiderio di vendetta, vengono esaltati solo dalla buona fotografia e l’ottima regia, che gioca sui primi piani e sui campi lunghi di luoghi devastati e location ben strutturate, ma nulla di più, i personaggi non hanno carattere e possono essere tranquillamente sostituiti da chiunque, da questo punto di vista un film banale e senza una pressante ispirazione.
La scena madre, ovvero l’uccisione ingiusta di Étéocle non ha spessore, e risulta davvero frettolosa e caotica. Tutto accade in fretta, e lo spettatore nemmeno si accorge del perché il tutto stesse accadendo, tantomeno cosa stesse succedendo. Per quanto si voglia dare un forte senso di realismo, di certo non è questo il modo, visto e considerata un’eventuale proiezione ad un pubblico in sala, che deve essere consapevole delle vicende, soprattutto se si parla di una sequenza importante. Come se non bastasse, il personaggio di Étéocle non ha una struttura, ne un carattere vero e proprio che permetta a chi visiona il prodotto, di ricordarsi di lui, tramite un ricordo o una frase dolce o aggressiva che sia. (prendete come riferimento Jon Doe di Seven Mr. Wolf di Pulp Fiction).
Mancanze gravi, che non permettono una totale empatia, e neanche un’ emozione particolare, visto e considerato che non esistono approfondimenti volti a descrivere l’introspezione di un personaggio, ne trasmettere emozioni al di fuori dallo schermo. Discusso di questi punti focali, passiamo ai lati positivi che di certo non mancano, e riescono addirittura a dare un tono godibile ad Antigone, che di certo non è un film leggero. Come accennato antecedentemente, la recitazione è davvero di buon livello, sia a livello vocale che espressivo; la regia riesce a percepire, carpire e trasmettere gli sguardi degli attori, che riescono, almeno in parte, a fare il loro dovere. Regia e fotografia godono di ottima fattura, e sono volte a trasmettere tramite impattanti immagini, un mondo ormai distrutto, in rovina, raccontato con manganelli, accuse forzate e futili, e un allontanamento, da quella che è davvero la legge; un film devastante a prescindere, che scava nella cultura mitologica greca, trovando un forte senso di apatia e aggressività rappresentato dalla legge, contro un tono depresso, arrabbiato e sempre meno speranzoso raccontato attraverso gli occhi dei protagonisti, vittime, questa volta in senso metaforico, della vicenda, occhi, che tramite la protagonista, realizzano un futuro distorto, illegale e violento, che non si discosta poi, in maniera così lontano, dalla tragedia greca di Sofocle, Antigone.
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