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ISAAC ASIMOV : IL RINASCIMENTO DEI ROBOT
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Il mio primo viaggio nella fantascienza letteraria è stato intorno ai sette anni. Mio padre è uno dei primi nerd e mi ha cresciuto con Star Trek e Star Wars, mi ha avvicinato ai fumetti ma soprattutto, appena sono stato in grado di leggere, mi ha dato accesso alla sua libreria. Su quegli scaffali stavano affiancati Heilein e Herbert, van Vogt e Campbell, Card e Dick.
C’era però un libro che mi attirò subito. Sullo sfondo di un tramonto un robot era assorto nei suoi pensieri e il suo sguardo pareva perso nel vuoto, ma fu il titolo a darmi quella piccola spinta verso il mondo della sci-fi stampata: Sogni di Robot. L’autore era Isaac Asimov, e per me quello fu amore a prima vista, anzi, a prima letture.
Per chi conosce e frequenta i mille mondi del futuro, il nome di Isaac Asimov non è una novità. Quasi tutti i lettori di fantascienza o di fumetti del genere hanno avuto a che fare con lo scrittore americano, soprattutto per il suo smisurato amore per i robot.
Prima di conoscere bene il suo rapporto con i robot, bisogna fare una piccola precisazione.
La nascita del termine robot è da attribuire a Karel Capek, uno scrittore polacco che creò questa parola partendo dal termine ceco robota, che significa lavoro pesante o forzato. Capek usò questo vocabolo per la prima volta nel 1920 nel suo dramma teatrale I robot universali di Rossum, per indicare i servi meccanici impiegati nell’azienda in cui si volge la sua opera (un curiosità: il fratello di Capek, Josef, l’anno prima aveva scritto un racconto simile, L’ubriacone, in cui chiamava i suoi robot automat).
È però con Asimov che la concezione di robot, così come lo conosciamo oggi, assume la sua identità. In tutta la sua opera letteraria l’autore americano ha incentrato sulla figura degli umani meccanici gran parte della sua attenzione, sia per quanto riguarda i racconti (che son stati la base della sua carriera) che per i suoi cicli più conosciuti, il Ciclo dei Robot e il Ciclo della Fondazione.
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PRIMA DELLE STORIE DI ASIMOV I ROBOT ERANO USATI COME I CATTIVI DELLA FANTASCIENZA, VITTIME DEL COMPLESSO DI FRANKENSTEIN CHE INFLUIVA PENSANTEMENTE SUGLI SCRITTORI DI SCI-FI
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All’inizio forse nemmeno lo stesso Asimov si sarebbe aspettato un simile successo coi suoi robot. Quando nel 1939 scrisse il racconto Robbie, lo scrittore ideò due delle idee che avrebbero definito la sua carriera: la fabbrica di robot US Robotics and Mechanical Men e la loro più geniale invenzione, il cervello positronico.
Secondo la storia immaginata da Asimov, la US Robotic and Mechanical Men di Chicago sarebbe stata la prima grande azienda in grado di creare un cervello completamente artificiale in grado di poter attivamente relazionarsi con gli uomini; ovviamente l’utilizzo di questi robot è lo sfruttamento per le mansioni meno gradite agli umani, aiutandoli a creare una società migliore.
Trattandosi di cervelli, anche se artificiali, deve esserci una scienza che ne studia e cura il funzionamento; da questo presupposto nasce la robopsicologia, che studia le interazioni dei cervelli positronici per migliorarli e renderli sempre più simili alla loro controparte umana.
Molti autori hanno creato delle pseudo-scienze nelle proprie opere (lo stesso Asimov ideò una seconda scienza, la psicostoria, per il suo Ciclo della Fondazione), ma ciò che distingue l’autore americano è la capacità di dare una connotazione reale e credibile a un complesso di regole; non è solo l’aspetto scientifico a dare identità alla robopsicologia, ma un personaggio, la sua creatrice: Susan Calvin.
Questa donna è l’incarnazione stessa della relazione che si crea tra uomo e macchina, una persona che fatica a confrontarsi coi suoi simili di carne e ossa, quasi tenda a isolarsi dagli uomini, ma che trova più facile e immediato capire e interagire con un cervello meccanico. Sarà proprio la Calvin a creare il perfetto equilibrio nei racconti dei robot, creando quel ponte ideale che unisce gli umani e i loro simulacri. Da questi continui confronti, quasi sempre sul piano della mente, si delineano nei primi anni di lavoro di Asimov quella che viene a tutt’oggi considerata la vera eredità per i suoi figli meccanici, un insieme di regole che delinea il comportamento dei robot nei confronti degli umani, conosciute inizialmente come le Tre Leggi della Robotica, in seguito divenute le Quattro leggi della Robotica:
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- Legge Zero: Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno.
- Prima Legge: Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Purché questo non contrasti con la Legge Zero
- Seconda Legge: Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Legge Zero e alla Prima Legge.
- Terza Legge: Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Legge Zero, la Prima Legge e la Seconda Legge.
[/vc_column_text][vc_row_inner][vc_column_inner width=”1/2″][vc_empty_space][vc_custom_heading text=”Questo insieme di regole influenzò non solo la produzione di Asimov, ma tutta la fantascienza moderna. Ogni nuovo autore che scrive di robot è costretto, dato il successo di Asimov, a confrontarsi con le Leggi della Robotica. Lo stesso Asimov spiegò che la sua idea delle Leggi nacque dalla sua voglia di abbattere l’idea che il robot fosse pericoloso e nemico dell’uomo; per motivare la nascita delle Leggi, inserì questa fobia (che in seguito venne introdotta nella vita reale come automatofobia) nei suoi racconti, chiamandolo Complesso di Frankenstein. Questo complesso psicologico divenne una sorta di cattivo, la nemesi della US Robotics and Mechanical Men e del suo team di scienziati capeggiati dalla dottoressa Calvin. Uno degli escamotage elaborato dalla dottoressa Calvin per abbattere il Complesso di Frankenstein è dare ai robot un nome umano, partendo dal loro numero di serie: ad esempio in Il piccolo robot perduto il protagonista meccanico NS-2 viene chiamato Nestor.
Già col citato Robbie, il robot del primo racconto di Asimov, si cerca di fare capire come un robot possa non solo esser un ottimo aiuto, ma creare un legame affettivo con le sue controparti umane, spesso non solo da parte degli esseri umani.” font_container=”tag:p|font_size:18|text_align:justify” google_fonts=”font_family:Roboto%20Condensed%3A300%2C300italic%2Cregular%2Citalic%2C700%2C700italic|font_style:300%20light%20regular%3A300%3Anormal”][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1/2″][vc_custom_heading text=”Se il tuo robot ti fa paura, installa le Tre Leggi!” font_container=”tag:p|font_size:14|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Slab%3A100%2C300%2Cregular%2C700|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal”][vc_single_image image=”9378″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_column_text]
La relazione di affetto amicale che si crea tra il robot e la bambina che gli era stata affidata è davvero toccante, ci spinge a riflettere su come un oggetto, come vengono percepiti inizialmente i robot, possa generare un tale legame. È ancora un oggetto, quindi? O data la sua capacità di interagire con una famiglia umana, al punto tale da creare in loro un affetto nei suoi confronti, siamo di fronte a una nuova forma di intelligenza, che merita diritti e riconoscimenti?
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LA NASCITA DELLE LEGGI DELLA ROBOTICA E’ IL MAGGIOR CONTRIBUTO DI ASIMOV ALLA FANTASCIENZA, UN NUOVO MODO DI VEDERE I ROBOT CHE HA APERTO LA STRADA A NUOVI SCENARI NELLA SCI-FI ANCHE CINEMATOGRAFICA
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È per rispondere a queste domande che nel 1976 Asimov scrive uno dei suoi racconti più poetici e importanti, L’uomo bicentenario.
In questo racconto un robot, Andrew (numero di serie NDR-113), improvvisamente rivela di avere capacità artistiche, specialmente nel lavorare il legno; la famiglia sua proprietaria, i Martin, inizialmente vorrebbe chiedere il cambio di quello che percepisce come un prodotto fallato, ma l’affetto che la figlia minore (che Andrew chiama Piccola Miss) spinge il padre a ritornare sui suoi passi, anzi decidono di vendere i pregiati lavori di Andrew, garantendogli quindi una piccola fortuna.
Da questo primo passo, il robot inizia ad avere comportamenti umani, come l’indossare vestiti, ma soprattutto comincia ad avere una sua presa di coscienza, una volontà di essere definito come essere vivente, sfondando definitivamente la barriera del Complesso di Frakenstein. Lentamente Andrew tenta di esser sempre più umano, non solo nelle usanze, ma anche nel corpo, sostituendo sempre più parti del suo corpo meccanico con organi sempre più simili a quelli umani; è una progressiva marcia verso l’ottenimento di una vita più “umana” e meno robotica, che renda Andrew felice e realizzato.
Il racconto finisce con Andrew che viene riconosciuto non solo come essere vivente, ma come uomo, diventano il primo uomo bicentenario e ottenendo l’ultimo aspetto dell’umanità: la mortalità, raggiunta proprio sul finale ma non con paura, ma con lieta accettazione della propria condizione, finalmente umana.
Andrew è l’araldo di Asimov, il portavoce di una sua battaglia in cui i robot non sono più gli schiavi di Capek, non sono più i robota da cui prendono origine, ma sono esseri che vanno riconosciuti come tali, con diritti e aspirazioni, sempre con le Leggi della Robotica ad aiutarli nella loro crescita.
È stupefacente vedere come la progressiva nascita di queste Leggi segua un percorso parallelo alla vita di Asimov, come si formino mentre l’autore cresce i propri figli. Si ha quasi l’idea che queste linee guida del comportamento robotico siano la versione in salsa sci-fi degli insegnamenti che un padre umano impartisce ai propri figli per aiutarli a muoversi nel mondo.
[/vc_column_text][vc_row_inner][vc_column_inner width=”1/2″][vc_custom_heading text=”Anche il nostro Nathan Never conosce le Tre Leggi della Robotica!” font_container=”tag:p|font_size:14|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Slab%3A100%2C300%2Cregular%2C700|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal”][vc_single_image image=”9398″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1/2″][vc_custom_heading text=”Il Giudizio Universale rivisto da Asimov.” font_container=”tag:p|font_size:14|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Slab%3A100%2C300%2Cregular%2C700|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal”][vc_single_image image=”9401″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_column_text]
La guida della Leggi però ha anche delle lacune, la principale è che, alla loro creazione, non viene considerato la possibilità che i robot possano avere caratteristiche uniche, proprio in virtù del non essere oggetti prodotti in serie.
In due racconti in particolari questa loro unicità viene esaltata da queste pecche delle Tre Leggi.
In Bugiardo un robot improvvisamente riesce a leggere nel pensiero e quindi adattare il proprio comportamento alle aspettative degli umani con cui ha a che fare; a farne le spese è la dottoressa Calvin, che viene spinta a credere che un suo collega sia interessato a una relazione con lei, solo perchè il robot, percependo la sua speranza, tende ad adattarsi a quel suo desiderio convincendola che sia la realtà. Il nocciolo del problema è che, non essendo in grado di comprendere il potere dei sentimenti umani, il robot crede che l’infrangere le speranza della Calvin equivalga a infrangere la Prima Legge; sarà proprio questa sua incapacità di comprensione a rendere la situazione difficile, portando la Calvin a odiare il robot, una volta scoperto l’equivoco, e a sfruttare questa sua debolezza per mandare il cervello positronico del robot in conflitto e decretarne la disattivazione, l’equivalente robotico della morte.
Sempre la dottoressa Calvin, nel già citato Il piccolo robot perduto, dovrà affrontare un robot che è riuscito a sviluppare una sorta di resistenza alle Leggi della Robotica, in seguito a un’accidentale esposizione a delle radiazioni che hanno danneggiato i suoi circuiti positronici. Per scappare alla sua demolizione per motivi di sicurezza, Nestor (numero di serie, NS-2) cercherà di nascondersi in mezzo ad altri suoi simili, ma la sua libertà dalle Tre Leggi verrà sfruttata dalla Calvin per scoprirlo.
Questi due esempi sono spesso citati dai detrattori delle Tre Leggi per confutarle. In realtà in questi due racconti viene presentato un modo diverso in cui le leggi possono influenzare i robot, a volte in maniera pericolosa per gli umani, ma spesso portandoli a comportarsi come dei bambini cui manca l’esperienza e la percezione del mondo adulto.[/vc_column_text][vc_separator border_width=”3″][vc_column_text]
IL VERO INTERPRETE DELLA RINASCITA DEI ROBOT E’ R. DANEEL OLIVAW, IL PROTAGONISTA DI TUTTI I CICLI LETTERARI DI ASIMOV,SIMBOLO DELLA NUOVA VISIONE DELL’AUTORE AMERICANO
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Tutti questi racconti di Asimov ci accompagnano alla scoperta dei robot, nella loro crescita sia come individui che come membri di una comunità , quella umana, in cui sono visti diversamente anche dagli stessi membri di quella società. Nel canone di Asimov si fondono i racconti (spesso nati per essere pubblicati su riviste di settore) e i libri che compongono i suoi cicli narrativi più famosi, e il trait d’union che da continuità al tutto è proprio la presenza dei robot, la loro crescente importanza nelle vicende umane e l’impatto che hanno sui vari protagonisti umani.
Se consideriamo il Ciclo dei robot (Abissi d’acciaio, Il sole nudo, I robot dell’alba, I robot e l’impero, che si aggiungono ai vari racconti) è difficile non notare una lenta, ma progressiva, integrazione degli uomini meccanici nella società umana. Questa loro crescente importanza appare ancora più evidente a partire dal primo libro in cui compare il più importante personaggio umano di Asimov, Elijah Baley, ovvero Abissi d’acciaio.
In Abissi d’acciaio la fantascienza si incrocia col giallo, il primo amore letterario di Asimov. La società umana è frammentata tra chi è rimasto sulla Terra (pianeta ormai sulla china della decadenza e arretrato tecnologicamente) e chi vive nei Mondi Spaziali (le colonie umane sparse per la galassia, tecnologicamente all’avanguardia e all’apice della società umana). Ovviamente la più evidente distinzione tra le due società è il loro rapporto con i robot: mentre sulla Terra sono vecchi modelli ancora vittime del Complesso di Frankenstein, sui Mondi Spaziali i robot ormai sono ormai dotati di un aspetto identico a quello umano, tale da renderli integrati nella società umana spaziale.
Da questo presupposto, da questa umanità divisa e diffidente, vengono scelti il terrestre Bailey e il robot spaziale R. Daneel Olivaw (la R sta proprio per robot) per risolvere un intricato caso di omicidio avvenuto in un’enclave spaziale vicino a New York, rendendo necessario l’intervento della polizia locale. La trama del libro ricalca i classici dettami del genere poliziesco, strizzando l’occhio a episodi alla Christie, ma il vero valore per il canone asimoviano risiede nel rapporto che si instaura tra i due protagonisti. Dall’iniziale diffidenza si passa a una forma di amicizia, che viene cementata nei seguiti e che sembra inizialmente colpire il solo umano, ma che poi si scopre avere una profonda influenza su Olivaw.
Da questa collaborazione scaturisce la profonda crescita interiore proprio del robot, che inizia a diventare il vero protagonista di tutto l’opera di Asimov; nei seguiti Il sole nudo e I Robot dell’alba Bailey e Olivaw non si limitano a risolvere i casi loro affidati, ma anzi si cercano spesso per confrontarsi, cercando di realizzare l’utopica convivenza tra uomini e robot, ipotizzando una nuova società Carbonio-Ferro (ovvero le due principali componenti delle due forme di vita). Mentre Olivaw insegna a Bailey a non aver paura dei robot, ma anzi a vederli come alleati e amici, il robot impara dal suo collega umano a come convivere coi sentimenti umani, come diventare parte delle loro vite, riuscendo a crearsi una posizione di importanza fondamentale nella evoluzione sociale dell’intera umanità.[/vc_column_text][vc_separator border_width=”3″][vc_column_text]
TUTTA LA PRODUZIONE LETTERARIA DI ASIMOV SI BASA SULLA RIABILITAZIONE DEI ROBOT, AL PUNTO CHE IL SILENZIOSO ANGELO CUSTODE DELL’UMANITA’ SARA’ PROPRIO UN ROBOT!
[/vc_column_text][vc_separator border_width=”3″][vc_column_text]Ne I robot e l’impero Olivaw affronta la vita senza il suo amico umano al fianco, ormai morto da molti anni, ma sempre coi ricordi della loro amicizia e dei suoi insegnamenti ben presenti; ad affiancarlo avrà un altro robot, R. Giskard Reventlov,già comparso nel precedente I robot dell’alba e anch’esso amico di Bailey, che darà completezza alla sua crescita interiore, portandolo a riflettere su come i robot possano aiutare gli umani, magari non apertamente per non aumentare le loro paure nei confronti dei robot, ma cercando di guidarli in scelte difficili. È da questo principio che in fin di morte Reventlov riesce a riformulare la Prima Legge delle Robotica, intuendo che spesso non si deve salvare un singolo uomo, ma tutta l’umanità, anche a scapito della vita di uno o più individui. È la nascita della Legge Zero, la direttiva che spingerà Daneel a seguire in maniera discreta tutta l’evoluzione umana per i seguenti ventimila anni, sorvegliando gli uomini come in fratello maggiore.
R. Daneel Olivaw diventa il legante che unisce il Ciclo dei Robot al Ciclo della Fondazione, assume quel ruolo di protettore di un’umanità sempre sull’orlo della propria distruzione che sembra sfidare apertamente il Complesso di Frankenstein, ma non permettendogli di rivelarsi, per paura di vanificare la propria importanza. Il ruolo più emotivo, fatto di sacrificio e dedizione per una causa di cui nessuno sembra esser a conoscenza, vivendo una vita spesso solitaria viene curiosamente affidato alla creatura che nell’immaginario collettivo solitamente è accostato alla totale assenza di emozioni; siamo di fronte alla vera crescita morale e sentimentale dei robot, il percorso iniziato dal primo abbraccio di una bambina al suo amico meccanico in Robbie, continuato prima con l’ingenuo comportamento del robot di Bugiardo e lo slancio di vita di Andrew in L’uomo bicentenario, si completa in R. Daneel Olivaw, ormai in pieno possesso di una coscienza e di tutti i sentimenti tipicamente umani, forse il più umano di tutti i personaggi di Asimov.
La fantascienza ci ha offerto storie di robot da sempre, a volte spaventandoci o facendoci parteggiare con loro.
La verità è che esistono i robot prima e dopo Asimov, i robot che sono soggetti alle Leggi della Robotica, anche non apertamente, e quelli che le ignorano; per esperienza ho notato che in tutti i film o fumetti in cui compaiono i robot, quelli più credibili hanno una certa familiarità con il canone asimoviano, danno loro una sfumatura di umanità che li renda più credibili e gradevoli. In fondo chi preferireste al vostro fianco, un Terminator con istinto omicida pronto a spararvi alla prima occasione o il buon vecchio Daneel a coprirvi le spalle?[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][/vc_column][/vc_row]