Il web ha sicuramente rivoluzionato qualsiasi nostra azione, dalla più semplice alla più complessa. E’ cambiato drasticamente il modo in cui fruiamo dei vari media, dalle serie tv alla musica, dal cinema al fumetto, e questo anche grazie alle grandi possibilità che la rete offre. Pensiamo al formato del webcomic, un metodo (a basso costo) per artisti e sceneggiatori di farsi conoscere dal pubblico e dagli editori, ne discutemmo approfonditamente nella nostra recensione del primo volume di Vivi e Vegeta. La pubblicazione di un proprio fumetto online non è l’unico modo per arrivare velocemente ad un potenziale pubblico, la comunicazione istantanea per definizione è rappresentata dai social media e in questi ultimi anni ne abbiamo visti di personaggi fare il grande salto, da Facebook alle fumetterie. Alcuni di questi artisti, però, si sono dimostrati impreparati quando gli è stato chiesto di produrre un’intero volume e ciò è normale, essendo alla prima pubblicazione. Quello che alla fine appare evidente, aldilà delle vendite, è che molti di questi “fenomeni” del web hanno dato prova di condividere ben poco con il fumetto in sé per sé e che per l’appunto il loro estro si prestava solo al formato social. Un’eccezione a questa situazione è oggetto di questa recensione: Kids With Guns, scritto e disegnato da Capitan Artiglio ed edito da BAO Publishing.
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Capitan Artiglio è un nome che non dirà molto ai più, ma questo ragazzo, su Facebook, ha dato prova del suo amore verso la cultura pop tramite le tante fantastiche illustrazioni raffiguranti mostri e creature pubblicate sulla sua pagina personale. Sin da quando BAO annunciò il volume, Kids With Guns sembrava un fumetto fortemente ispirato a tanti prodotti che hanno pesantemente inciso nella nostra cultura, un mix che ha incuriosito e che, ad avvenuta lettura, ha dimostrato una sua forte personalità. Il titolo è un evidente riferimento alla terza traccia di Demon Days, secondo disco dei Gorillaz, band animata di Damon Alban e Jamie Hewlett. Ma l’ammirazione verso il disegnatore inglese non si ferma al titolo, Capitan Artiglio trae ispirazione anche da Tank Girl e ciò risulta evidente da diversi fattori: innanzitutto dall’ambientazione, una wasteland ricca di elementi provenienti dalla cultura pop odierna (Dragon Ball, Pokémon e Digimon su tutti); dalla scelta del protagonista, un personaggio femminile dalla capigliatura punk; infine anche da una parte degli abitanti di questo strano mondo, delle creature metà umani e metà animali. A tutto ciò, Capitan Artiglio aggiunge un paio di elementi narrativi tipici degli shōnen, che rendono ancora più ricco il worldbuilding creato per questa storia.
Il contesto in cui si muove la trama di Kids With Guns, però, è completamente diverso e distante da quello di Tank Girl. Capitan Artiglio ci fionda in questo mondo western, con connotati mistici, dove la fauna è essenzialmente composta da varie razze di dinosauri. I personaggi, oltre ad essere composti da umani e umanoidi sopracitati, prevede anche varie razze aliene, formando un agglomerato polifolcloristico davvero interessante. Il tutto inizia con i fratelli Doolin, tre fuorilegge in fuga che, dopo aver compiuto un fruttuoso colpo, si fermano ad un bar. Qui Dave, uno dei fratelli, presenta agli altri due la sua nuova figlia adottiva, una ragazzina silenziosa e senza nome. Dopo che il barista chiama i ranger per accaparrarsi le taglie sulle teste dei tre gangster, Dave e la bambina senza nome fuggono in sella alla loro paleozoica cavalcatura. Intanto scopriamo che ciascuno dei tre fratelli, figli di Bill “la morte” Doolin, ha ricevuto dal padre un particolare dono: un teschio di Moloch, un artefatto che proviene dalle antiche tribù che abitavano il pianeta e in grado di conferire, a chi riesce a decifrarli, un particolare potere. E’ tramite il proprio teschio che Dave trova la bambina, in un luogo plumbeo e decadente. Da qui in poi si concateneranno una serie di eventi che porteranno ad un’evoluzione della protagonista e dei comprimari.
In particolar modo la ragazzina, per necessità, dovrà imparare ad imbracciare un’arma per poter sopravvivere in questo mondo di fuorilegge. Qui è palpabile il confronto con la canzone che dà il titolo al volume: Kids With Guns dei Gorillaz parla di un futuro in cui gli atti terroristici porteranno i genitori a dover necessariamente armare i propri figli per poterli proteggere, eliminando la dolcezza e l’ingenuità che contraddistingue la loro età. Alla ragazzina senza nome succede la stessa cosa, il mondo in cui vive non condivide nulla con i connotati dell’infanzia e Capitan Artiglio ce lo fa notare sin dalle prime tre tavole.
Se la trama è una combinazione più che funzionante, anche il comparto grafico di Kids With Guns trae ispirazioni da diversi autori, in particolar modo Moebius, ma senza cercare di emularli. Lo stile di di Capitan Artiglio cerca di affermarsi come un cartoonish molto particolare, ma che funziona, basti vedere quanta gente ha partecipato ai vari contest su Facebook per vincere una sua illustrazione ritraente il vincitore del concorso con la sua squadra Pokemon. Ciò che però ha molto sorpreso il sottoscritto è la composizione delle tavole, sempre diversa, portando l’occhio del lettore a non annoiarsi mai durante la lettura, ma a leggere tutto d’un fiato l’intero volume. Alcune gabbie vengono ripetute tra una pagina e l’altra, ma questo per motivi squisitamente narrativi, mentre altre, apparentemente complesse da seguire, risultano invece molto scorrevoli e piacevoli da leggere.