Ultimamente i samurai vanno forte. Mentre sto scrivendo queste righe, molti di noi saranno ancora alle prese con NioH, l’ultimo capolavoro sul tema, che abbiamo recensito poco tempo fa. Se, come me, siete rimasti affascinati dalla complessità del sistema di combattimento di NioH, allora Sword of the Samurai è un gioco che potrebbe interessarvi. E parecchio.
Sword of the Samurai è stato pubblicato nel 2003, sviluppato da Genki e distribuito dalla Ubisoft per la Playstation 2. stiamo parlando di un gioco davvero particolare, con un gameplay raro, se non unico per l’epoca. Nonostante fosse da sempre classificato come “picchiaduro”, Sword of the Samurai è in realtà un’esperienza molto differente dai vari Tekken o Street Fighter. Stiamo parlando, per quanto possibile, di un vero e proprio simulatore di kenjutsu, e non solo.
NON POTREMO PERMETTERCI ERRORI. OGNI SBAGLIO, PER QUANTO MINIMO, POTREBBE ESSERE FATALE
Iniziamo dunque il gioco, creando il nostro alter ego samurai. Per le prime volte, avremo a disposizione una selezione limitata di visi e di abiti da far indossare al nostro avatar ma, durante il gioco, ci verrà data l’opportunità di sbloccarne altre, da utilizzare per la creazione di un nuovo personaggio, molto più personalizzato. Non esistono classi o professioni da selezionare, saremo un semplice Ronin, un samurai senza padrone dell’epoca Tokugawa. E come tale dovremo agire per cercare di sopravvivere, crescere in bravura nell’arte della spada e divenire il migliore, in assoluto, sulla piazza.
Creato il nostro personaggio, ci ritroveremo in un “bucolico” villaggio di campagna. Sulle sponde del fiume, si tengono dei duelli tra ronin e noi, ovviamente, saremo invitati a partecipare. Questo tipo di duelli, fortunatamente, non è letale, perché si svolge con i bokken, le spade di legno, invece che le con le classiche, e letali, katana. Finito il duello (quasi certamente da perdenti), verremo contattati dall’anziano Sensei del locale dojo di scherma. Accentando il suo invito potremo, oltre che accedere alla palestra, impratichirci sulle tecniche, cosa affatto scontata, perché il sistema di combattimento è molto, ma molto complesso e dettagliato, e per questo non di immediata assimilazione.
E proprio sul sistema di combattimento, vale la pena di spendere due righe. In Sword of the Samurai, ho trovato una completezza incredibile. Si possono variare una marea di parametri, quali il modo di impugnare l’arma, la violenza del colpo, il modo di attacco e altri ancora. Ogni singolo attacco, o tecnica, può essere “registrato” in appositi slot, rendendolo subito attivo durante i combattimenti. Combinando assieme svariati tipi di attacco (e addestrandosi duramente per padroneggiarli al meglio), avremo un particolare stile di combattimento. Di questi stili, sono presenti già degli esempi “precompilati”, ma il vero divertimento sta nell’elaborarne uno nostro personale, che si adatti alla perfezione al nostro temperamento e al nostro modo di giocare. E fidatevi che, per quanto complesso, crearsi il proprio stile è una cosa dannatamente interessante e gratificante. Anche perché i vari movimenti sono realistici al massimo e molto particolareggiati.
Per il resto del gioco, dovremo far passare i giorni impegnandoci in duelli non letali, in duelli con le spade vere e in svariate missioni (dalla scorta all’assassinio, passando per l’affrontare bande di malviventi) che ci consentiranno di guadagnare soldi, da investire in nuove spade, magari migliori. Attenzione però! Se i combattimenti col bokken saranno un classico incontro da picchiaduro 3d, con barra dell’energia e quant’altro, gli scontri con armi reali sono ben altra cosa! Con le spade di legno i colpi, seppur con risultati differenti in base alla zona colpita,vi leveranno un po’ di barra, mentre con le vere katane, un lampo di luce, un fiotto di sangue e leggeremo la scritta GAME OVER senza troppe cerimonie!
Come in un reale combattimento, uno, massimo due colpi ci manderanno al creatore, sia noi che i nostri avversari. Questo assoluto realismo è il maggior pregio e il maggior difetto di questo gioco. Pregio perché, indubbiamente, gli appassionati di arti marziali e di kenjutsu, iai e discipline del genere saranno appagati in pieno, difetto perché, l’estrema attenzione che dovremo prestare e la scarsa immediatezza del sistema di controllo, renderanno frustrante il gioco agli appassionati di giochi più “arcade”.
Sayonara Retrogaters, #StayTuned!