Sembra che ora più che mai, il cinema stia producendo la maggior parte dei film basati su storie vere a sfondo razziale del passato. Anche Il Diritto di Contare (Hidden figures) si occupa di questo argomento, ma in un modo che ancora nessuno ha mai visto fare sullo schermo, che è tutto dire. Non sapevo molto sull’uscita di questo film, allora ho deciso di guardare un paio di trailer che hanno subito rapito la mia attenzione. Con queste premesse si è subito tramutato in un film con priorità da vedere.
Dopo aver visto Il Diritto di Contare, non posso che raccomandare la visione di questo film. Non solo per le persone che possono relazionarsi con particolari situazioni presentate nel corso di questo film, ma si tratta di un promemoria di quanto lontano siamo arrivati come società, così come un’importante storia sulla Nasa che molte persone (me compreso) non conoscevano. Ci sono pochissime persone là fuori oggi che sono a conoscenza della storia che ci racconta Il Diritto di Contare. Potrei sbagliarmi, ma così tante persone parlano del primo sbarco sulla Luna e la scoperta di nuovi pianeti, mentre storie come queste invece si dimenticano facilmente. Questo è un concetto molto triste, perché a mio parere si tratta di uno dei più potenti film che vedremo nel 2017. Le prime tre donne afro-americane che lavorano per la NASA, finiscono per diventare la più grande risorsa proprio come il primo uomo nello spazio. Questo è essenzialmente la premessa di base di Il Diritto di Contare.
IL DIRITTO DI CONTARE È UNA STORIA CHE BISOGNAVA RACCONTARE
Janelle Monáe, Taraji P. Henson, e Octavia Spencer sono tutte fantastiche nei loro rispettivi ruoli, insieme ad alcune buone scene di Jim Parsons e Kevin Costner. A mio parere, Taraji P. Henson ha rubato la scena nel fissare il diminuire del confine tra le razze. Tutte e tre hanno i loro momenti per brillare, ma c’è qualcosa sulla prestazione della Henson che la porta su un livello superiore. Tutto sommato, non mi sono lamentato troppo a conclusione del film, anche se guardando indietro credo che alcune scene devono aver subito dei tagli in post produzione. Il primo atto è altrettanto piacevole come il resto del film, ma ci mette un po’ troppo tempo per partire. Detto questo, una volta che il film parte, non molla fino ai titoli di coda. La regia di Theodore Melfi è stata molto sincera, dando il giusto risalto ai momenti importanti della storia, proprio come un bravo direttore d’orchestra.
Mi sono trovato ad applaudire dentro, ogni volta che un personaggio è stato in grado di favorire i propri sogni. Già St.Vincent è stato un fantastico film girato da Melfi e dopo aver visto Il Diritto di Contare, non vedo l’ora di vedere cosa verrà fuori con il prossimo. Questo film fa rendere qualsiasi momento di noia sopportabile. I dialoghi sono scritti in maniera impeccabile da Allison Schroeder e Theodore Melfi cosa che contribuisce a rendere il film avvincente.