SHELOCK 4: LE SEI TATCHER – Recensione

7 Gen 2017

Certi miti letterari hanno un tale impatto sull’immaginario collettivo che ne diventano parte integrante, figure che anche chi non le ha conosciute in prima persone sente parte del proprio mondo. Sherlock Holmes, il celebre investigatore nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, è sicuramente una di queste personalità, un eroe letterario che è riuscito perfino a tornare dalla morte nonostante la decisione del suo autore. Sono passati decenni dalle avventure di Holmes, eppure ogni volta che si parla di crime story il suo nome ricompare, nonostante dal punto di vista giallistico le opere di Doyle presentassero spesso delle piccole lacune, colmate ampliamente dal carisma del suo personaggio e dalla sua incredibile (a vole persino esagerata) capacità deduttiva.

Negli anni si sono viste parecchie rivisitazioni del personaggio, dalla sua versione giovanile vista in Piramide di paura, all’anime di Myazaki Il fiuto di Sherlock Holmes, passando alle pellicole con Robert Downey Jr e Jude Law, fino alle serie televisive; di queste, sicuramente quella più seguita al momento risulta essere Sherlock, il serial britannico con protagonista Benedict Cumberbatch, che vede come Watson Martin Freeman.


SEI BUSTI DELLA TATCHER SONO AL CENTRO DELLA NUOVA INDAGINE DI SHERLOCK HOLMES


Giunta alla sua quarta stagione, Sherlock approda ora nel catalogo di Netflix, che a partire dalla scorsa settimana ha iniziato a rilasciare gli episodi della nuova, attesissima stagione. Ad aprire questa collaborazione è Le sei Tatcher, episodio che vede Sherlock e Watson indagare inizialmente su una morte misteriosa che verrà brevemente risolta, ma che sarà il primo passo in un caso più grande, che andrà ad interessare in modo massiccio la vita della famiglia Watson. Al termine della scorsa stagione, Sherlock era diventato un assassino, ma scopriamo che avere un fratello nei servizi segreti aiuta a manipolare la realtà, e soprattutto a ricominciare con la fedina penale intonsa; nel frattempo, Watson e la sua Mary hanno allargato la famiglia, e la scoperta della passata vita da spia di Mary aiuta la donna a diventare il terzo membro dell’insolita agenzia investigativa di Sherlock.

Ho aspettato a parlare di questo episodio per dare tempo a quanti più lettori possibili di vedere la puntata, anche perché mi ha incuriosito la polemica nata in diversi post e siti in cui si accusa Le sei Tatcher di non essere un episodio di Sherlock perchè manca Sherlock Holmes. Il fatto che la trama tenda a indagare maggiormente nel passato di un altro personaggio, tra l’altro centrale nella vita del detective di Baker Street, non significa che tolga spazio al protagonista; questa scelta serve, a mio avviso, a dare maggiore spessore all’ambientazione, accresce l’importanza di personaggi secondari e soprattutto aumenta il carico emotivo su Sherlock. Curiosamente, io ho trovato questo episodio pieno di Sherlock Holmes. Il fatto che Sherlock sia ambientato in una Londra contemporanea consente di poter inserire nuove sfaccettature nel personaggio originale di Doyle, ma sempre con il profondo rispetto per il carattere di base; vederlo risolvere casi al telefonino va letto come un’espansione di quel suo modo incredibilmente imperscrutabile di risolvere misteri e casi impossibile, cosa che avveniva anche nel contesto letterario originale. In ogni momento si vede Sherlock come lo abbiamo conosciuto nelle precedenti stagioni, sempre sarcastico, spietato quando risolve un caso al punto da perdere la minima parvenza di umanità che lo caratterizza.

Le sei Tatcher è un episodio centrale per tutta la serie. Senza entrare nello specifico, è il momento in cui per Sherlock essere Sherlock diventa tremendo; per tutto l’episodio si lascia possedere dal fantasma di Moriarty, in ogni angolo ne vede l’ombra, è appesantito da questa ossessione. Fino all’ultimo cerca di vederlo in qualche dettaglio, ma ormai l’arcinemico ha fatto il suo salto, non è più presente. Poteva essere sufficiente? Assolutamente no! Perchè Sherlock ha sempre mantenuto la sua umanità grazie alla presenza di Watson, il più misurato ed equilibrato dei due. Eppure anche lui ha i suoi attimi di debolezza, nati da insicurezze che però riesce a mantenere sotto controllo; la simbiosi Sherlock-Watson funziona proprio perché i due si completano, sanno essere l’uno la forza dell’altro, quasi in modo inconscio. Ma cosa accadrebbe se la loro amicizia venisse infranta?

A questa domanda si è deciso di dare una risposta, tremenda e sorprendente, proprio con Le sei Tatcher. Il momento del massimo trionfo di Holmes per avere risolto brillantemente un caso, il suo acume spinto oltre ogni limite, la sua lucida, spietata analisi lo conduce a scoprire la verità, ma lo allontana del tutto dalla sua umanità. Quel “Sherlock, basta” sussurrato da Mary non viene recepito, aleggia come un monito intorno all’algido investigatore che ormai lanciato sul suo tronfio percorso di gloria non sa fermarsi. E perde, nella vittoria. Perché anche una vittoria può esser una sconfitta, quando la troppa sicurezza diventa un difetto, una lezione che Sherlock impara nel peggior dei modi.  E Cumberbatch e Freeman sanno dare ai propri ruoli una profondità immensa. Li vediamo ridere, sorridere, seguire indizi e soffrire, insieme e in solitaria; specialmente nell’ultima parte dell’episodio, la loro recitazione diventa inappuntabile, pulita ma incredibilmente empatica, in piena linea con la trama che ti colpisce dritta allo stomaco!

Le sei Tatcher è un episodio magnifico, azzeccato ma soprattutto coraggioso. Gli sceneggiatori non hanno avuto paura di spingersi al limite, hanno voluto rappresentare la caduta morale di Holmes, la sua prima, vera sconfitta. Se penso che questo è il primo episodio di un’intera serie, non posso che gongolare immaginando cosa ci attende nei prossimi; si tratta di un bel rischio, perché avviare una stagione con una simile potenza costringe lo show a mantenere alto il ritmo, o rischiare di deludere.

CONCLUSIONI: Le sei Tatcher è un episodio strepitoso, ricalca in modo moderno e alla perfezione le linee guida del personaggio di Sherlock Holmes, spingendosi fino al punto di metterlo di fronte al suo primo, massacrante fallimento. Una costruzione della trama ottima, dal ritmo ben scandito e con una cura delle vicende intime dei personaggi sono i punti di forza di questo primo episodio della quarta stagione! IMPERDIBILE

VOTO FINALE: 8.5

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