SHADOW OF THE BEAST – Retrolove

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SHADOW OF THE BEAST: LA VENDETTA DELL’UOMO CAPRA!

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Siamo arrivati, cari Retro Gaters, all’ultimo RETROLOVE per questo 2016! Quindi, dobbiamo trattare un gioco davvero epocale questa settimana! Torniamo di nuovo ai bei tempi dei 16 bit con Shadow of the Beast!

Correva l’anno 1989, il concetto di “grafica bella” era ancora molto nebuloso e legato tutto agli sprite, di 3d se ne vedeva pochissimo e in stadi davvero embrionali. Le macchine domestiche, fossero esse computer o consoles, non riuscivano ancora ad avvicinarsi alle risoluzioni grafiche dei cabinati da sala giochi. In questo periodo la Psygnosis, software house britannica già nota per i suoi titoli di altissima qualità (come Barbarian), se ne esce sulle maggiori piattaforme dell’epoca con un nuovo titolo che prometteva un comparto tecnico da spavento per l’epoca. Shadow of the Beast.


SHADOW OF THE BEAST, ALL’EPOCA, FU UN VERO TERREMOTO IN TERMINI DI GRAFICA E SONORO.


Ricordo ancora la prima volta che caricai Shadow of the Beast sul mio fido Amiga 500. Poco ci mancava che non mi sistemassero più la mascella. All’epoca, avevo 11 anni, non esistevano i mezzi di condivisione come oggi, niente internet, niente videotrailer, niente news di Nerdgate, nulla. Potevi affidarti soltanto a qualche rivista cartacea di settore e sperare che il recensore non avesse toppato. Con SotB non avevano toppato per niente (o quasi niente, vedremo poi il perché).

Il gioco, un platform con enigmi da risolvere, narrava la storia di un certo Aabron, uno sventurato che venne rapito da bambino dal malvagio stregone Maletoth, trasformato in un mostruoso uomo capra (ahh, le trame anni ’80!) e costretto a una vita da servitore. Ovviamente Aabron si libera, cerca un modo di tornare normale etc etc… La trama, ammesso che all’epoca ne avessi capito un minimo (non ero di certo molto esperto di inglese e i giochi erano ancora molto lontani dall’essere tradotti), passava in secondo piano. Chi teneva il banco era la grafica, con i suoi dodici fondali in parallasse (per l’epoca una sorta di miracolo su sistema casalingo) e il sonoro magistrale, come in ogni produzione Psygnosis del resto. Detto così, al giorno d’oggi, potrebbe sembrare davvero poco ma fidatevi, e chi c’era lo ricorderà bene, per l’epoca era veramente un punto di svolta. Per la prima volta, a casa propria, si poteva giocare un titolo che non avrebbe (quasi) sfigurato nella sala giochi più vicina! E tutto questo, le riviste di settore lo sbandieravano ai quattro venti. Tutte recensioni entusiastiche, tutte che però tralasciavano un dettaglio. Perché c’è sempre un “MA”.

Shadow of the Beast era difficilissimo. Ma non quel difficile da soul like che tanto va di moda ora, era proprio allucinante. E, purtroppo, non per una precisa e sadica scelta degli sviluppatori, ma perché aveva un sistema di controllo (all’epoca andavano tantissimo i joystick) da crisi nervosa. Il personaggio si muoveva molto fluidamente (sempre tenendo conto del periodo), ma non rispondeva bene ai comandi. Questo, sommato a una difficoltà di base elevata e alla precisione richiesta in alcuni passaggi, rendeva il gioco frustrante. La cosa è andata un poco migliorando coi due sequel, ma il primo titolo è rimasto uno scoglio insormontabile per moltissimi di noi. Ancora oggi, non sono mai riuscito a finirlo!

Nel 2016 è uscita su PS4 anche una versione moderna del gioco, mediocre come gioco in se e molto lontana dal “sense of wonder” che suscitava il titolo originale, peraltro presente in versione integrale assieme al remake (e unico valido motivo per acquistarlo).

Nel bene e nel male, Shadow of the Beast riscosse un enorme successo, spianando la strada ad altri capolavori futuri della software house di Liverpool. Nonostante la sua scarsa immediatezza e la frustrazione dovuta ai comandi, questo gioco è da considerare una vera pietra miliare del gaming, che consiglio di recuperare e affrontare, anche solo per dire “l’ho fatto!”. Se poi riuscite anche a finirlo…

Per quest’anno, da Retrolove è tutto! Ci rivediamo nel 2017, sempre alla scoperta dei grandi e piccoli capolavori del passato! Tanti RetroAuguri a tutti e, anche con l’anno nuovo… #StayTuned!

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  • RILASCIATO: 1989
  • GENERE: Platform
  • SVILUPPATORE: Reflections Interactive
  • PUBLISHER: Psygnosis
  • PIATTAFORMA: Amiga, Atari ST, Megadrive

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un commento

  1. mario salvitti ha detto:

    Che ricordi!e che nervoso!.
    Ricordo che stressai per mesi i miei, per prendermi questo gioco per il megadrive (stava sulle 140000lire uno sproposito…).
    Effetto uao sicuramente…..ma era assolutamente impossibile!
    Penso di essere morto 200 volte all’inizio del gioco, morti nel giro di 10 secondi…..alla fine ho scoperto che a differenza di qualsiasi altro gioco a scorrimento, non si procedeva verso destra ma verso sinistra….
    Leggermente più avanti sono andato, ma per fare rinunciare un 14enne accanito ce ne voleva…ma sfido chiunque nel terminare questo gioco.
    Ancora mi ricordo, di quanto ci rimasi male e di quel maledetto recensore(non ricordo di quale rivista) che aveva tralasciato nella sua splendida valutazione di dare un giudizio alla giocabilità…se ci ripenso mi ci arrabbio ancora oggi!

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