Passengers è un film di fantascienza d’essai che in qualche modo è stato realizzato da un importante studio a cinque stelle. Il film deve più al genere di storie tipo Castaway che ai racconti tradizionali del genere viaggio-nello-spazio e almeno nella prima metà, è molto completo rappresentando in maniera egregia l’angoscia esistenziale del protagonista. Passengers non ha paura di avventurarsi in un territorio oscuro e la scelta fatta dal personaggio principale potrebbe caritatevolmente essere considerato moralmente dubbia. Tuttavia, pur quanto discutibili le sue azioni possano essere, sono del tutto umane e sono trattate con tatto dal regista Morten Tyldum (The Imitation Game). Le mancanze del film arrivano durante il suo atto finale quando alcune circostanze e un’adesione alle convenzioni dei film a grande budget, trasformano Passengers in un’esperienza meno convincente di quello che ci aveva ispirato la forte premessa.
Il film è ambientato in un lontano futuro a bordo di una navicella spaziale di nome Starship Avalon, che alloggia 5.000 passeggeri paganti e più di 200 membri dell’equipaggio. Tutti sono inizialmente in un profondo sonno criogenico per affrontare il viaggio di 120 anni che li porterà da una Terra sovrappopolata al più ospitale pianeta Homestead II.
Questa recensione contiene spoiler. È impossibile scrivere in modo intelligente sul film senza rivelare un paio di cose. La nave spaziale è come un Titanic nello spazio (inaffondabile), incontra però difficoltà quando si scontra con un asteroide. Jim Preston (Chris Pratt) si ritrova sveglio dal suo sonno criogenico, da solo, ben 90 anni prima che la nave raggiunga la sua destinazione. Spende un anno cercando di trovare un modo per migliorare la sua situazione, ma scopre che non c’è modo di tornare a dormire. La condanna è chiara e netta: morirà di vecchiaia prima che la nave raggiunga il pianeta e se vuole salvarsi dalla solitudine dovrà svegliare qualcun’altro.
Inizialmente, Jim resiste a questo impulso. Ma è attratto da una donna, la scrittrice Aurora Lane (Jennifer Lawrence), e inizia una forma di stalking. Guarda i video che ha realizzato prima di partire e legge tutto quello che ha scritto. Con il passare dei mesi, Jim diventa sempre più instabile, considerando anche l’ipotesi del suicidio. Infine, prende la decisione di risvegliare Aurora, condannando anche lei allo stesso limbo che lui stesso sta sopportando. Jim finge che sia stato un incidente e per un po’ lei gli crede.
PASSENGERS È UNA STORIA D’AMORE NELLO SPAZIO
Jim compie azioni profondamente sbagliate, ma lo script fa di tutto per presentare le sue azioni con simpatia. Passengers non chiede agli spettatori di essere d’accordo con le azioni compiute da Jim, ma ci permette di capire lo stato di disperazione che lo porta ad agire in quel modo. Nella sua situazione, chi di noi può dire con certezza che avrebbe ignorato la costante tentazione di vivere in compagnia i restanti 50 o 60 anni di isolamento, con solo un barista androide di nome Arthur (Michael Sheen) come compagno?
Una volta che Aurora è cosciente, il film prende la piega di una storia d’amore. Queste due anime alla lunga sono comprensibilmente attratte l’una dall’altra. Una volta che si capisce che le speranze e i sogni sono andati in frantumi, lei si lascia andare verso Jim. Da parte sua Jim, si crogiola nel bagliore della sua presenza, ma il senso di colpa lo rode dentro. Il segreto alla fine viene fuori (anche se il modo della sua rivelazione è una delle numerose scorciatoie facili della sceneggiatura che diminuiscono il valore di Passengers) ed i risultati sono prevedibilmente devastanti.
Chris Pratt e Jennifer Lawrence formano una coppia forte. Hanno una buona chimica e la Lawrence è in grado di scandagliare le emozioni contrastanti che guidano Aurora in maniera ineccepibile. Pratt, da parte sua, è molto meglio quando interagisce con un altro attore. Le sue “scene in solitario” non hanno la profondità delle emozioni e introspezione che abbiamo visto da artisti come Sam Rockwell (Moon), Tom Hanks (Cast Away), o Matt Damon (Il marziano).
Passengers è meno fantascienza e più storia d’amore, ma la storia d’amore è a volte scomoda. Nella fase iniziale, il ritmo del film è lento (un bene, a mio parere, ma alcuni lo troveranno noioso), ma gli aspetti dell’atto finale sembrare precipitosi e alquanto improbabili. Passengers è un film strano, ma le sue questioni centrali e dilemmi sono convincenti. Problemi a parte, è un viaggio che vale la pena intraprendere.