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LUKE CAGE: IL DIFENSORE DI HARLEM
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Marvel e Netflix continuano la loro collaborazione, e nel futuro avremo sempre più serial frutto di questa prolifica unione d’intenti. Dopo averci stupito e catturato con le prime due stagioni di Daredevil (che non tornerà prima del 2018, ahimè) e la prima serie di Jessica Jones, dal 30 settembre sulla piattaforma di streaming più famosa del pianeta è arrivata la terza serie Marvel, Luke Cage.
Da notare come nelle intenzioni di Marvel e Netflix i personaggi presentati siano delle figure “minori” nel panorama della Casa delle Idee, ma che queste produzioni stanno riuscendo a mostrare come delle risorse importanti all’interno del Marvel Cinematic Universe; anche i tre serial di Netflix si collocano infatti all’interno di questo massiccio impianto narrativo, e i riferimenti non mancano nemmeno nella nuova serie dedicata a Cage. Se siete completamente digiuni riguardo alla storia di Cage, questa serie è decisamente uno dei modi migliori per conoscere un personaggio estremamente interessante anche nella sua versione cartacea (dopo aver visto la serie potete leggere lo speciale che gli abbiamo dedicato qualche giorno fa).
Anche Luke Cage, come Jessica Jones, Daredevil e Iron Fist è parte dei Defenders come possiamo ammirare in questo trailer.
LASCIAMO HELL’S KITCHEN PER ACCOMPAGNARE LUKE CAGE NELLA SUA HARLEM
La peculiarità dei serial Netflix/Marvel è il profondo legame che i protagonisti hanno con il proprio ambiente, le zone di New York in cui vivono. Se Daredevil è il Diavolo Custode di Hell’s Kitchen, Cage prende piano piano il ruolo di difensore di Harlem. Parliamo del quartiere black per eccellenza, il fulcro dell’anima nera di New York, per anni indicata come una delle zone più malfamate della Grande Mela; in realtà, Harlem rappresenta anche una delle più floride realtà culturali americane, basti pensare al Cotton Club degli anni ’30 o all’Apollo Theatre, due riferimenti che vengono citati spesso in Luke Cage. Il vero protagonista di questa serie non è Cage come personaggio dei fumetti, ma il suo essere figlio di Harlem, una realtà difficile e contraddittoria, che impara a riscoprire grazie all’amico Pop, figura fondamentale per Cage in questa prima stagione.
Quando conosciamo Cage (Mike Colter) lo vediamo lavorare da Pop come garzone nella sua bottega di barbiere, un negozio che ha tutto il sapore di una concezione tradizionale e quasi estinta del barber shop all’americana; Pop è l’unico a conoscere la vera storia di Cage, i suoi poteri e il passato tormentato che lo hanno caratterizzato. Come sua abitudine, il barbiere offre anche a Luke la possibilità di ricominciare, gli instilla il senso di comunità, di appartenenza ad un tessuto sociale in cui tutti devono proteggersi ed aiutarsi, opponendosi a criminali e difendendo i giovani che rischiano di prendere strade pericolose. Ed è una crociata pericolosa, come scopre Pop. La tragica fine del mentore di Cage coincide con la presa di coscienza definitiva dell’uomo sul proprio ruolo, quel famoso Da grandi poteri derivano grandi responsabilità che è il tratto distintivo dei personaggi Marvel.
La battaglia di Cage nel voler ripulire Harlem è il filo guida di questa prima stagione, la sua voglia di fermare chi, apertamente o meno, cerca di manipolare la massa per prendere il sopravvento nel controllo del quartiere.
Non esistono solo le armi e le minacce di Cornell Cottonmouth Stokes (un ottimo Mahershala Ali), ma anche le lusinghe e il populismo di sua cugina Maria Dillard (Alfre Woodard), la facciata più “pulita” della famiglia. La prima metà della serie sembra quasi una critica al sistema, con la sfiducia di Cage a causa delle ingiustizie subite e il modo in cui i criminali sembrano riuscire ad agire impunemente; è un aspetto che richiama anche quanto visto in Daredevil, una sorta di similitudine per questi metaumani urbani impegnati a fronteggiare delle minacce più immediate, quotidiane, quali corruzione e malaffare, lasciando che siano supereroi più quotati ad occuparsi del quadro generale. Cage, proprio come Matt Murdock, è profondamente legato al proprio quartiere, lo sente come una sua responsabilità, ma se da un lato può contare sui suoi poteri dall’altro la machiavellica macchina del potere sembra saper sempre come vanificare ogni suo tentativo.
La struttura narrativa di Luke Cage non rinnega il suo intento di omaggiare la blaxploitation, forse in certi punti ne rimane fin troppo legata (come l’abuso del linguaggio da strada comunemente associato agli afroamericani e il loro continuo negro), ma riesce a mantenere dei ritmi godibili, senza però avvicinarsi ad un’intensità emotiva che possa rivaleggiare con Daredevil e Jessica Jones. Che sia per la figura dell’eroe (le cui origini mi hanno sempre fatto pensare ad una scomoda similitudine a quelle di Captain America ) che per le tematiche più “sociali” trattate, Luke Cage è forse la serie Marvel meno coinvolgente, pur essendo comunque un serial più che godibile.
Come sempre, non dobbiamo cercare per forza una trasposizione fedele al personaggio dei fumetti. La fondamentale figura di Reva Connors viene adattata alla nuova trama, slegandola dal ruolo essenziale che ha nella vita fumettistica di Cage, dandole una figura tutto sommato secondaria e giusto per dovere di copione; per un lettore delle storie di Cage, questa sua nuova versione sembra meno importante rispetto alla controparte cartacea, e non permette di legare Luke a Willys “Diamondback” Stryker. Se nei fumetti Cage e Stryker erano rivali per l’amore di Reva, nel serial si decide di dare una versione totalmente diversa, cambiando anche le origini famigliari di Luke. Secondo la visione di Archie Goodwin, Carl Lucas (vero nome di Luke Cage) era figlio di un poliziotto, mentre nel serial il padre di Cage diventa un predicatore, che in un attimo di debolezza tradisce la moglie con la propria segretaria, concependo Styker; questa figura paterna complessa diventa la fonte del senso distorto di punizione divina che anima Diamondback e che rende difficile per Cage combattere il proprio fratellastro. È una modifica non proprio minima dell’origine di Cage, ma che viene effettuata senza cambiare il carattere del personaggio; il merito della produzione è proprio questo, adattare il personaggio alla nuova realtà del MCU mantenendo però le sue caratteristiche essenziali. Questo sforzo si vede anche nel modo in cui Cage combatte, si è evitato di dargli uno stile di lotta raffinato o agile come quello di Daredevil, lasciando che Cage mostri la sua forza immensa con un approccio da lotta di strada, più vicino al suo personaggio.
Curiosamente, Luke Cage è dei tre serial Netflix quello che ha il maggior numero di riferimenti al MCU. Oltre alla presenza di Claire Temple (Rosario Dawson) che compare in tutti e tre i serial, ci sono altri legami al mondo Marvel visto fin’ora e anche qualche anticipazione di cosa possa attenderci. Noi abbiamo trovato i seguenti:
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la detective Mercedes “Misty” Knight è un personaggio che compare nel mondo Marvel, diventando la supereroina Misty Knight, nota per aver un braccio bionico omaggio delle Stark Industries dove aver perso il proprio durante il servizio; quando in Luke Cage la Knight viene ferita al braccio e rischia di perderlo, la sensazione è che il personaggio possa avviarsi verso la sua promozione a supereroe
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Luke in diversi punti della serie risponde scocciato che lui non è in vendita, ironico pensando che con l’amico Danny Rand crea la coppia degli Eroi in Vendita
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Appena evaso da Seagate, ruba dei vestiti che curiosamente assomigliano alla sua divisa storica degli anni ’70
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Il carcere di Seagate è dove viene rinchiuso anche Trevor Slattery, l’attore che si finge il Mandarino impersonato da Ben Kingsley in Iron Man 3
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Le armi speciali con cui viene ferito Cage sono prodotte dalla Hammer, l’azienda di Justin Hammer, interpretato da Sam Rockwell in Iron Man 2
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Le armi della Hammer sono prodotte con il minerale alieno ricavato dai chiaturi abbattuti durante la Battaglia di New York vista nel primo Avengers
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I riferimenti al primo Avengers sono presenti spesso nella serie
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In un episodio sentiamo Trish Talks, il talk show radiofonico di Patrica “Trish” Walker, migliore amica di Jessica Jones e conosciuta proprio nell’omonimo serial
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In più di un’occasione si fa riferimento alla caduta di Wilson Fisk vista nella prima serie di Daredevil
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Claire Temple si offre di chiamare un suo amico avvocato per aiutare Cage con i suoi guai legali; ovviamente si parla di Matt Murdock
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Claire nell’ultima puntata decide di prendere lezioni di arti marziali nella scuola di Colleen Wing; si tratta di una scuola in cui insegna anche Danny Rand (Iron Fist), mentre Colleen è amica di Misty Knight, con cui formerà la KnightWing Restorantions, agenzia meglio nota come “Le figlie del Drago“, per la loro bravura nelle arti marziali
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Pop si riferisce spesso a Luke chiamandolo Power Man, il sorannome di Cage nei comics
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Compare nuovamente Turk, il malvivente già visto in Daredevil e Jessica Jones
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Luke non resiste alla tentazione di dire la sua tipica esclamazione Cristoforo Colombo (in originale Sweet Christmas) durante la fuga da Seagate
Volendo mantenere un forte legame con la comunità afro-americana e le sue problematiche, tornate recentemente in auge in maniera tragica, Mike Colter ha deciso che il suo Cage indossasse felpe con il cappuccio, per onorare la memoria di Trayvon Martin, giovane di colore ucciso da dei poliziotti proprio a causa di una felpa hoodie.
Luke Cage alla fine dei suoi tredici episodi ci lascia con un finale che apre ad un atteso seguito, ma soprattutto getta ulteriori legami al futuro Defenders e alla serie dedicata ad Danny “Iron Fist” Rand; l’MCU di Marvel sta prendendo sempre più piede anche grazie alla sapiente gestione dei serial su Netflix, con la speranza che anche gli altri impianti dell’universo Marvel (i film e la serie Agents of SHIELD) vengano collegati in modo più organico a quanto vediamo su Netflix.
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- GENERE: Action/Comic
- CREATORE: Jonathan Nolan, Lisa Joi, Archie Goodwin
- NETWORK: Netflix
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