WAYWARD PINES ST 1: Recensione

UN VILLAGGIO FELICE CHE NASCONDE QUALCOSA!

26 Ago 2016

La scorsa stagione è passato un po’ in sordina un serial che meriterebbe una maggior considerazione, ideata da Chad Hodge, Wayward Pines.

L’idea non è tutta frutto del genio di Hodge, visto che lo sceneggiatore a preso spunto dalla trilogia di romanzi Wayward Pines di Blake Crouch; non avendo avuto modo di leggere i libri non potrò dare una valutazione sulla fedeltà alla versione cartacea, ma posso già anticiparvi che il serial ha una potenzialità interessante!

Al termine della prima stagione (andata in onda in contemporanea USA-ITA dal 14 maggio 2015) c’erano stati molti dubbi sulla possibilità di vedere una seconda stagione del serial, ma la buona notizia è che alla fine è arrivata luce verde per tornare nel misterioso villaggio.


COSA SUCCEDE NEL VILLAGGIO DI WAYWARD PINES?


Il fascino di questa serie è di avere un anima che ricorda molto i serial degli anni ’80, con una forte assonanza con alcuni episodi di X-Files o con il mitico Twin Peaks. L’ambientazione claustrofobica del paesello ricorda molto il teatro in cui si svolgeva il dramma di Laura Palmer, ed anche l’arrivo di un agente speciale nel centro abitato per svolgere un’indagine, una ricerca su una collega scomparsa in circostanze misteriose.

Come accaduto in altri serial recenti (come nel fallimentare The Whispers), a rendere interessante la storia non c’è solo la trama, di cui parleremo tra poco, ma sono le dinamiche personali che serpeggiano per la cittadina. Nelle prime puntate questa interazione fra gli abitanti e l’agente Burke sembra essere il vero cuore della serie, una sorta di immenso esperimento psicologico che viene pilotato da alcune personalità del paesino. Questo vivere così sotto stretto controllo, il continuo ripetersi sociale e una sorta di cultura del segreto e dell’accettazione passiva sono il motore dei primi episodi, lo scoglio contro cui si infrange la volontà di Burke di risolvere il mistero per completare il suo incarico.

In parallelo seguiamo anche le vicende della moglie e del figlio di Burke, Theresa e Ben, che in seguito alla scomparsa di Ethan iniziano ad indagare, inquietati dal fatto che la missione di Ethan consista nel cercare l’agente Kate Hewson, ex amante di Burke. Quando l’intera famiglia si riunisce a Wayward Pines inizia a cercare una via di fuga da questa prigione dorata, recintata da alte mura elettrificate e dominata da uno sceriffo simile a un despota.

[SPOILER ALERT]

Quello che inizialmente sembra un esperimento sociale, in realtà si trasforma in una trama sci-fi in piena regola, che emerge lentamente ma con una tempistica che accompagna lo spettatore senza forzare la mano. Burke nella sua indagine inizia a scoprire discrepanze di tempistiche nei discorsi, iniziando a dubitare della verità “di regime” imposta dai signori di Wayward Pines; con la sua perseveranza, Burke scopre che in realtà il paese è una delle ultime enclavi umane rimaste sulla Terra, e che l’anno è il 4028. Il villaggio è in realtà una sorta di arca creata dai fratelli David e Pamela Pilcher, che avevano teorizzato come l’umanità avrebbe affrontato una serie di sconvolgimenti climatici e relative mutazioni, causandone l’estinzione come specie senziente; la presa di coscienza di Burke è l’elemento più intrigante, il vedere come da strenuo combattente di un segreto ne diventi inizialmente custode, quasi complice del regime dei Pilcher che cerca di sottomettere tutti i cittadini. Ma il voler difendere i propri famigliari, il voler fare “la cosa giusta” lo spinge su una strada fatta di sotterfugi e doppi sensi, convinto che la verità meriti sempre di essere detta.

La creazione di una società non è una cosa facile, ma Hodge ha svolto un ottimo lavoro. L’idea di creare questa sorta di capsula del tempo, il voler creare una nuova generazione che riconquisti la Terra puntando sui giovani sono interessanti; ma non manca una sorta di controllo spietato, un Grande Fratello che è pronto a vedere i cittadini come numeri, esperimenti che possono essere sacrificati in nome del progetto, del fine ultimo, al punto che si può lasciare morire una tornata di cittadini e risvegliare dal crio-sonno una nuova squadra di cittadini. Vedere il controllo spietato esercitato da David Pilcher sulla cittadinanza, il suo cieco interesse nel progetto a scapito della popolazione presente non lo rende un “cattivo” a pieno titolo, ma mostra solo la caparbietà di un uomo che sente su di se il peso della salvezza della propria razza, al punto da non capire che il suo obiettivo e il suo raggiungimento lo stia spingendo a perdere la propria umanità.

Una considerazione a cui giunge Burke, che vorrebbe invece mettere a rischio la sicurezza di Wayward Pines, conscio che non sarà il segreto noto solo a pochi a salvare la razza umana ma una totale sincerità, un lavorare assieme per un fine comune. I segreti custoditi in Wayward Pines rischiavano di far crollare il progetto stesso, con una sorta di resistenza che si opponeva all’elite che, in modo subdolo, si prefiggeva di controllare lo sviluppo sociale della cittadina.

Il finale di stagione è un cliffhanger spettacolare, quasi da regola, ma comunque ben ideato.

A sostenere la trama ci sono degli attori in grado di dare spessore ai propri personaggi, con una capacità di creare un ponte emotivo con lo spettatore che è alla base di un serial del genere.

Ethan Burke ha il volto di Matt Dillon, granitico, con espressioni ridotte al minimo ma comunque sufficienti per dare un senso di realismo all’agente. Stesso discorso vale per i due fratelli Pilcher, interpretati da Tobey Jones e Melissa Leo, che sono riusciti a dare ai propri ruoli una profondità ed una progressione psicologica perfetta!

Il merito è anche dell’ottimo lavoro degli sceneggiatori, che sono riusciti a far prendere lentamente slancio alla serie, con un ritmo che se nei primi episodi era piuttosto lento e abbastanza angosciante, con il progredire della stagione e le rivelazioni dei segreti prende una piega diversa, più movimentata e intrigante.

La speranza è che la seconda stagione di Wayard Pines, che inizierà il 29 agosto su Sky Fox, mantenga il buon livello presentato fin’ora, portandoci nuovamente nella Terra futura, e vedere che ne sarà dei sopravvissuti!

CONCLUSIONI: Wayward Pines ha il dono di farci andare con il pensiero in una direzione per poi mostrarci tutta un'altra realtà. Una bella trama, gestita con cautela e un buon ritmo, rendono giustizia all'idea di base, con un cast che pur non eccellendo riesce comunque a dare una buona prova. DA SEGUIRE

VOTO FINALE: 7

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