Negli ultimi anni abbiamo iniziato ad assistere ad uno strano fenomeno nel genere horror: la rivisitazione in chiave spaventosa e disturbante di quei cartoni che hanno accompagnato l’infanzia di ognuno di noi.
Tutto è iniziato nel 2022, quando il primo libro di Winnie the Pooh (pubblicato nel 1926) è entrato nel dominio pubblico. Potendo sfruttare l’immagine dell’orsetto goloso di miele e di alcuni dei suoi amichetti liberamente, senza dover pagare alcun diritto, un certo Rhys Frake-Waterfield, un “regista” inglese la cui filmografia antecedente comprende un’infinità di film di serie B (ad essere generosi), ha deciso di approfittarne per lavorare all’ennesimo horror da inserire nel suo curriculum. Questa volta però le prime immagini dal film hanno fatto il giro di internet, diventando virali in tutto il mondo. Quello che era nato come un film di serie B con un budget inesistente ha catturato l’attenzione di case di produzione che hanno deciso di acquistarlo rendendolo così un film sempre di serie B, ma con un budget più alto. Winnie the Pooh Sangue e Miele è uscito nel 2023 ed è stato un enorme disastro per la critica e per il pubblico, ma un grande successo al botteghino. La curiosità (morbosa) del pubblico che è andato a vederlo al cinema, ha fatto in modo che venisse annunciato non solo un secondo capitolo, ma anche un intero universo di film fatti apposta per rovinare la nostra infanzia. Il terzo film horror uscito da questo universo, dopo i primi due Winnie the Pooh, è Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è (Peter Pan’s Neverland Nightmare), arrivato in Italia direttamente per l’home video a maggio 2025.
Questo nuovo capitolo sarà in grado di rovinare per sempre Peter Pan?
Peter Pan lavora come mimo in un circo. Una sera, dopo uno spettacolo, si introduce nella casa di James, uno dei bambini presenti allo spettacolo, per rapirlo. Dopo una colluttazione con la madre del bambino, Peter la uccide e scappa portando con sé James. Quindici anni dopo una ragazza di nome Wendy accompagna il fratellino Michael a scuola nel giorno del suo compleanno, promettendogli di tornare a prenderlo all’uscita. Distratta però dal suo fidanzato, Wendy non si accorge che Michael si allontana da solo in bici. Mentre si trova da solo nel bosco sul tragitto di casa, Michael viene rapito da Peter Pan. La storia di Peter Pan, così come molte fiabe per bambini, ha già le basi perfette per essere riletta in chiave horror e, in questo caso la trasformazione è stata fatta in maniera brillante: Peter Pan non è più un ragazzino che porta i bambini nell’Isola che non c’è promettendogli di farli restare per sempre bambini, ma un adulto con traumi irrisolti che rapisce bambini. Trilly non è una fatina ma una delle vittime di Peter Pan che ha sviluppato la sindrome di Stoccolma e una grave dipendenza dalla “polvere di fata” (droga).
Anche se alcune cose avrebbero potuto essere fatte in modo diverso dal punto di vista dell’adattamento della storia, questo è l’aspetto del film che più funziona. Peter Pan – incubo nell’isola che non c’è è senza ombra di dubbio un grandissimo passo avanti rispetto al primo Winnie the Pooh Sangue e Miele (questo sembra addirittura un film vero!). Sicuramente questo gran miglioramento è da attribuire al cambio di regista e sceneggiatore; se Rhys Frake-Waterfield si era occupato della regia dei primi due Winnie the Pooh e della sceneggiatura del primo, questa volta a ricoprire questi ruoli c’è Scott Chambers – nome che magari non vi dirà molto, ma che, se avete visto Winnie the Pooh Sangue e Miele 2, riconoscerete come Christopher Robin. Per quanto sia apprezzabile il lavoro fatto da Chambers nel portare in questo nuovo franchise qualcosa che sembra effettivamente un vero film, Peter Pan – incubo nell’isola che non c’è è ancora lontano da essere oggettivamente bello. Il motivo principale è che sembra l’ennesimo film senza cuore, nato non dalla passione ma dal desiderio di lucrare su una storia accattivante. D’altronde, non ha senso impegnarsi per fare un bel film quando si sa che i guadagni di un lavoro mediocre saranno comunque molto alti. Già dal trailer possiamo notare che ha ben poco di originale, e altro non è che un riciclo infinito di elementi da altri film horror molto popolari – in fondo, se hanno funzionato bene una volta, perché non dovrebbero funzionare bene di nuovo?
Un altro fattore che fa storcere il naso è il tono del film in generale. A questo punto è evidente che la loro intenzione sia quella di fare dei film “seri”: in Winnie the Pooh 2 (ignoriamo il primo) c’erano alcuni elementi più divertenti, ma in generale la storia raccontata era fin troppo seria e drammatica, soprattutto se consideriamo che doveva essere la versione horror di una storia con protagonista un orsetto senza pantaloni che rimane incastrato nei barattoli di miele. Con Peter Pan si sono spinti ancora oltre eliminando totalmente gli elementi divertenti e puntando tutto su una trama seria e drammatica. Questi temi drammatici (tossicodipendenza, abuso fisico ed emotivo, …) uniti alle scene molto cruente, rendono Peter Pan – incubo nell’isola che non c’è, un film tremendamente pesante, e non quella pellicola cruenta ma allo stesso tempo leggera e anche divertente che il pubblico si aspetta (vedi Terrifier 2 e 3). L’uso di temi drammatici sembra quasi messo lì apposta per ingannare lo spettatore e illuderlo che stia guardando un film serio, e non un horror commerciale con poche idee, poca passione ma una grande voglia di arricchirsi. Detto questo, ci tengo comunque a ribadire che la trama di base è concettualmente molto interessante e ad aggiungere che l’attore che interpreta Peter Pan (Martin Portlock) ha fatto un ottimo lavoro, soprattutto nella caratterizzazione del personaggio tramite l’uso della voce. Altro buon elemento, che sicuramente verrà apprezzato dagli amanti dell’horror, sono gli effetti pratici utilizzati per le scene delle uccisioni: molto cruenti, impressionanti e perlopiù ben fatti.